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Performance AI plasir d’amour con esposizione

Cristiano Quagliozzi “Sovrappensiero” olio su tela 80×70 Roma 2021

Il 29 settembre allo Sweet Banch arriva “AI plasir d’amour” performance poetico visva dedicata all’Artificial Intelligence. Con Iolanda La Carrubba, Marco Olivieri, Antonella Fava, Giovan Bartolo Botta.
Inaugurazione dell’sposizione di Cristiano Quagliozzi che oltre le stampe in occasione della performance porterà l’opera “Sovrappensiero”

Un incontro tra due realtà incastrate tra altrettanti incastri. Si parte alle 19:00 con un brindisi via Casilina 283 ingresso libero.

Cristiano Quagliozzi si laurea con lode presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma, alla Cattedra di pittura del maestro e pittore Andrea Volo. Sia durante il periodo accademico che in seguito è stato presente in diverse pubblicazioni d’arte, mostre e residenze d’arte in Italia e all’estero. Su di lui vengo pubblicate tre raccolte monografiche: “Quando gli uomini non avevano le ali” (Polìmata Edizioni); “Orizzontale Verticale” (Edizioni Progetto Cultura); “Arca” (Ali Ribelli Edizioni), che documenta il grande disegno realizzato con l’artista Milena Scardigno esposto nel 2019 in una mostra dedicata curata da Giovanna dalla Chiesa presso il Museo di Roma in Trastevere . Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private. Vive e lavora a Roma

www.cristianoquagliozzi.it

Evento a cura di EscaMontage
per info e contatti: escamontage.escamontage@gmail.com

I poeti sognano pecore elettriche di Giuseppe Spinillo

I poeti sognano pecore elettriche di Giuseppe Spinillo

Autore: Giuseppe Spinillo
Curatore: Iolanda La Carrubba, Valerio Di Gianfelice
Opera in copertina: Enio Spinillo
Edizioni: EscaMontage
Collana: Plaquette poetica
Pagine: 34 p.
EAN: 9788831380102
€: 10,00

i poeti sognano pecore elettriche

sono ciò che di me non sai –
le risposte che non ho, alle
domande che non mi fai – 
i poeti sognano pecore
elettriche e non si svegliano
mai – o quasi – giusto il tempo
per un caffè bollente, per
un amore chi si fa distante –
ma porta il seme di un’eternità
latente – siamo ciò che di noi
nessuno sa – risposte incomplete
a domande incompiute – ma
se chiudiamo gli occhi
sono tutte in fila, fino
a scoperchiare il buco nero
dell’infelicità – e i poeti
sognano pecore elettriche,
lo fanno da un’eternità – 
fino a svegliarsi innamorati
in questo mondo di androidi, 
geneticamente modificati –

Commento dell’autore

Leggo con piacere i viaggi di Claudio e Giulia nell’universo poetico in cui i poeti sognano, e sognano pecore elettriche. Un viaggio a portata di balcone ma anche di mare; di fiore, nell’infinito dei cicli di fioritura; di piazza o parco; di giorno e notte; di stagione. Ma le risposte che ci da la poesia sono tutte in ciò che siamo in grado di dire a chi ci domanda – che fa l’inconscio davanti ai pomodori? Che il viaggio sia lieto a chi lo voglia viaggiare.

CHE PECORE ELETTRICHE SOGNA GIUSEPPE SPINILLO?
Claudio Comandini

Le pecore elettriche, e quindi copie realistiche degli animali, su una Terra già nel 1992 devastata da una guerra mondiale, rappresentavano per Philip K. Dick il sogno della superstite umanità, questa a sua volta replicata in androidi che spesso per infiltrarsi in essa fuggivano dalle colonie planetarie sulle quali erano stati banditi. Per esigenze di narrazione, pur ispirandosi al libro Do the android dream electric sheep? (1968), la cruciale immagine delle pecore elettriche viene espunta dal film di Ridley Scott Blade Runner (1982), lasciando comunque in sospeso la questione della somiglianza tra la vita sintetica e quella umana, la quale spesso sembra addirittura ispirarsi alla prima. Il film è ambientato nel 2019 in una Los Angeles più allucinata del solito, ed è curioso notare come il 25 aprile e il 5 novembre 2019 del mondo cosiddetto reale, nel fertile crocevia culturale di Centocelle, quartiere di una Roma allucinata già da un pezzo, la libreria La Pecora Elettrica viene incendiata per ben due volte, in attentati di matrice mafiosa operati da una gang di nordafricani dedita allo spaccio e responsabile di diversi incendi dolosi della zona – disattendo certe stereotipate proiezioni, è questo quanto riportano le indagini.

Nel 2021, al tempo delle condizioni distopiche della pandemia, tale libreria non c’è più, ma è previsto dentro quelle che ne furono le mura la realizzazione del polo culturale Cento Incroci, gestito dalla Regione Lazio, dove Giuseppe Spinillo collabora con la Libera Assemblea di Centocelle per la creazione di uno spazio dedicato alla poesia che si spera possa servire a qualcosa. Poeta e militante, Spinillo, classe 1961, ha già raccolto l’eredità della libreria nel suo ultimo libro I poeti sognano pecore elettriche (EscaMontage 2021). L’immagine della pecora elettrica è riportata al sintagma originario, ma resta ancorata alla libreria attribuendone quindi il sogno ai poeti, conferendogli così un’inedita connotazione tanto di lotta quanto di incontro. In una mondo complesso, dove  bene e male non stanno mai da una parte sola, e dove non possiamo nasconderci né le difficoltà di un’integrazione spesso al ribasso, né l’esigenza di una cultura e di una politica non più schiacciate sugli stereotipi, il poeta si incarica, come segnala Giulia Bertotto nella sua recensione al libro, di agire negli eventi che ci disorientano, tentando di fornire delle istruzioni per l’uso.

Le librerie diventano così sogni e serbatoi di sogni, un po’ pecore elettriche nel grand tour di un mondo che cambia – e non per forza in peggio, laddove davvero le idee sappiano trasformare la realtà. Nuovi mondi sono instaurati proprio dalla poesia nel suo articolare la percezione nel linguaggio, e questi mondi hanno forme e suoni, strutture e ritmi, da comprendere dal loro interno e quindi nel costituirsi della poesia stessa. Infatti, nella poesia contemporanea il verso libero stabilisce rapporti qualitativi irriducibili all’applicazione dei rapporti quantitativi tradizionali, ponendo quindi strutture musicali implicite nelle relazioni tra i suoi elementi fonici, dove il significato viene a formularsi in solidarietà con il significante. In tal modo, ritmo e sintassi scaturiscono simultaneamente attraverso peculiari impronte ritmico-semantiche, irriducibili tanto al linguaggio ordinario quanto a puri orpelli sonori. L’acquisizione del verso libero si determina così da una parte nella risoluzione della disarmonia nella quale risuonano parole e cose, dall’altra nel contrasto tra solitudine poetica e comprensione sociale. Per leggere Spinillo secondo tali termini, entriamo nella poesia che apre questi «appunti di un viaggio in tempi di pandemia» e gli fornisce il titolo, quindi facciamo la conta delle vocali e proseguiamo il viaggio lì dove ci può portare.

1Sono ciò che di me non sai – o4/ e2/ i3/ a1
2 le risposte che non ho, alle e4/ i1/ o3/ a1
3 domande che non mi fai – o2/ a2/ e2/ i2
4 i poeti sognano pecore i2/ o4/ e3/ a1
5 elettriche e non si svegliano e5/ i3/ o2/ a1
6 mai – o quasi – giusto il tempo a2/ i4/ o3/ e1
7 per un caffè bollente, per e5/ u1/ a1/ o1
8 un amore che si fa distante – u1/ a3/ o1/ e4/ i2
9 ma porta il seme di un’eternità a3/ o1/ e4 /i3
10 latente – siamo ciò che di noi a2/ e3/ i4/ o2
11 nessuno sa – risposte incomplete e4/ a1/ u1/ o3/ i2
12 a domande incompiute – ma a3/ o2/ e2/ i2/ u1
13 se chiudiamo gli occhi e1/ i4/ u1/ a1/ o2
14 sono tutte in fila, fino o3/ u1/ e1/ i3/ a1
15 a scoperchiare il buco nero a2/ o3/ e2/ i2/ u1
16 dell’infelicità – e i poeti e4/ i5/ a1/ o1
17 sognano pecore elettriche, o3/ a1/ e4/ i1
18 lo fanno da un’eternità – o2/ a3/ i1/ u1/ e2
19 fino a svegliarsi innamorati i5/ o2/ a4/ e1
20in questo mondo di androidi, i4/ e1/ o4/ a1
21geneticamente modificati – e4/ i4/ a2/ o1

L’impronta di ritmo e sintassi tipica di un autore, e quindi l’articolazione del suo mondo poetico, può individuarsi proprio in base alla valutazione della ricorrenza delle vocali, seguendo quanto studiato dal critico musicale Edward Neil in Strutture musicali della poesia di Montale (1970). L’argomento apre a riflessioni che meritano di essere approfondite: del resto, stiamo parlando anche di librerie, luoghi dove sono libri che chiedono di essere letti e messi in relazione tra loro. Neil, inglese nato a Firenze da madre ligure, ha scritto con competenza di compositori noti e meno noti, da Paganini a Busoni, da Satie a Holst, e tra le sue altre incursioni musicali nella letteratura si segnala quella relativa al valore simbolico del flauto in un romanzo di D. H. Lawrence (1970) e un saggio sulla rime popolari genovesi (2001). Nell’originale contributo su Montale, Neil prende le mosse dal colore fonetico delle vocali concepito quale elemento portante della musicalità della parola, mutuandolo dalla distinzione alchemica posta in essere dalla poesia di Rimbaud Voyelles (1871, pubblicata nel 1883): «A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali!». Se in tale poesia egli si propone che un giorno avrebbe detto di tali vocali le «nascite latenti», più in là ammette che «inventare un linguaggio poetico accessibile, un giorno o l’altro, a tutti i sensi» possa costituire un’illusione (Une Saison en Enfer, 1873). Tale «alchimia del verbo» è comunque sviluppata con coerenza da Neil nello stabilire che la matrice del ritmo si ponga nel colore delle vocali, il cui aspetto qualitativo si assesta quantitativamente in frequenze misurabili attraverso un oscilloscopio. Insomma: oltre a contare le sillabe, le vediamo cantare.

Dove il movimento ritmico del verso libero risulta indipendente dallo schema metrico, la ridistribuzione degli accenti si articola in base alla vocale iniziale, che assume il valore nell’armonia tipico della tonica. Tale tonica è scandita spontaneamente nel pronunciare e rendere intellegibile la parola poetica, considerando che essa, in un modo affine al fenomeno musicale del rubato, assume valore più lungo delle antecedenti e delle conseguenti. L’orchestrazione del testo poetico si articola quindi in moduli espressivi qualirime interne, allitterazioni, assonanze, nonché in quanto Neil definisce vocalismo ciclico e isovocalismo statico; il movimento ritmico che si stabilisce è generico laddove in esclusivo rapporto col significato di cui è veicolo, ed è propriamente musicale se il valore fonico della parola ne incrementa la carica espressiva. Neil tenta di indagare la potenza evocativa della parola analizzandone le frequenze costitutive.

L’esperimento “alchemico” di Rimbaud non è affatto isolato, e addirittura trova un antecedente nella relazione stabilita da Newton tra colori, note e pianeti, tutti riportati al numero sette (Opticks, 1707). Tali conclusioni vengono sconfessate da Goethe (Farbenlehere, 1810), che ne contesta il riduzionismo insistendo sull’interazione qualitativa di luce e oscurità, e la sua prospettiva viene sviluppata da Schopenhauer, che contro l’oggettivismo evidenzia le condizioni con cui agisce l’attività percettiva, e quindi da Hegel, che criticando la natura corpuscolare della luce e la sua base meccanicista ribadisce la non originarietà dei sette colori. Mentre tutti si dimenticano che Newton era anche alchimista, con l’alchimia si diletta a modo suo il veggente Rimbaud. Con l’interesse di assegnare alla poesia un decisivo compito di trasformazione e di segnare l’inesprimibile, mette nel suo pantone i colori fondamentali rosso, verde e blu, e le loro sintesi additive e sottrattive, il bianco e il nero. Va notato che, rispetto alle fasi del tradizionale processo alchemico, in quello elaborato da Rimbaud non sussiste il giallo, caratterizzante la fase detta cinitritas; c’è invece il verde che, se nello spettro della luce ha posizione intermedia tra gli altri colori, è associato alla U, in modo incongruo rispetto alla sua frequenza che generalmente viene fatta risuonare più bassa rispetto alle altre vocali; inoltre, viene introdotto anche il blu, con coerenza interna associato alla O. Riguardo a questa «alchima del verbo», che definisce come una delle sue follie, Rimbaud prima si vanta «di possedere tutti i paesaggi possibili» (Une Saison en Enfer, cit.), e poche righe dopo ne denuncia il carattere allucinatorio e disordinato e il sostanziale fallimento. Dal canto suo, il sistema di lettura elaborato su tale scorta da Neil, aderente alla grana di un testo e aperto nelle soluzioni critiche ma in seguito né ripreso né considerato, è provvisto di un’ingegnosità che, pur se un po’ artefatta e in ampia misura anche improbabile, può funzionare laddove aiuti a comprendere i paesaggi a cui pongono capo la scrittura e i suoi processi consci e inconsci.

Cerchiamo di capire qualcosa della poesia di Spinillo attraverso le suggestioni che tale sistema può operare. Domande e risposte inespresse e incomplete si rincorrono dividendo il componimento in due parti non simmetriche (ai versi 2-3 e 11-12), con un senso di sospensione che rimanda indirettamente al sogno a cui si allude. La poesia si muove tra rime alternate (sai chiude il verso 1, fai chiude il verso 3, mai apre il verso 4; rima interna imperfetta tra bollente a metà del verso 7, e distante a chiusura del verso 8; rima interna tra eternità al verso 16 e infelicità al verso 18; rima baciata tra innamorati al verso 19 e modificati al verso 21), assonanze (distante al verso 8 e latente al verso 10), allitterazioni (incomplete al verso 10 e incompiute al verso 11). Osserviamo quindi il rincorrersi i suoni e colori. Prevale il vocalismo ciclico di O blu, vocale iniziale e finale e quindi tonica, che segna 49 ricorrenze; come notato, tale colore nell’alchimia tradizionale nemmeno esiste, mentre nel processo alchemico rimbaudiano è nominato quale finale. La E bianca, da parte sua la vocale più caratteristica dell’italiano, nonché seconda fase del processo del Magnus opus alchemico in qualità di albedo, è preminente con 57 ricorrenze, per quanto risulti perlopiù quale sorta di nota di passaggio. A tale andamento, si accompagna un isovocalismo statico che incede sulla I rossa, esito di un processo alchemico compiuto quale rubedo, le cui ricorrenze incrementano nella seconda metà del componimento, totalizzandone 53. A nera, il cui colore rappresenta la nigredo, fase iniziale di una trasformazione alchemica, segna 37 ricorrenze. La U verde, colore anch’esse come già segnalato privo di spazio nell’alchimia tradizionale, ha scarsa incidenza e ricorre 8 volte. Questi sono i colori che arrivano a comporsi sullo spartito di questa poesia.

Concentriamoci sugli elementi esterni al testo eppure in quale modo rilevanti nell’economia poetica dell’autore che possono venir suggeriti dai due colori che, al netto di ricorrenze e ruolo, risultano i più caratterizzanti in senso musicale e quindi di incremento di carica espressiva, e cioè il blu e il rosso. Il blu può essere visto quale sfumatura di quell’azur che predomina nella poesia francese da Baudelaire a Mallarmé, cioè durante una fase letteraria che nella sua ricerca di una dimensione tra foreste di simboli e parola evocatrice risulta cruciale per chiunque intenda fornire decenza al proprio rapporto con la poesia – che non consiste affatto nell’andare a capo a casaccio per parlare comunque sempre e soltanto del proprio solipsismo. Da parte sua, il rosso, tra i suoi molti impieghi, è il colore della bandiera del comunismo. Cosa resta del comunismo dopo le sue bandiere, è ancora ciò di cui parlava Marx: analisi delle forme di produzione capitaliste e proposta di una loro rottura, superamento della divisione del lavoro, una visione del lavoro intellettuale che si incarica di trasformare il mondo, comportando così una diversa antropologia – l’aspetto più decisivo, disatteso tanto dagli esponenti di partito quanto dalle cosiddette zecche, aspetto in altri passi coltivato dall’autore con la cura di un giardiniere, i cui gesti semplici ed essenziali riportano in altri modi al colore blu laddove si impegna a «dare acqua alla terra […] sotto l’ombra di un fiore – testimone/ il dio mare» (Spicchi di Mela VIII).

Cercando cosa può significare comunismo prima e dopo Marx, tornano utili gli studi compiuti nella metà del 1800 sulle società primitive da Lewis Henry Morgan (Ancient society, 1877). Vissuto a lungo presso i nativi americani Irochesi presso lo stato di New York, addirittura adottato dalla loro tribù dei Seneca quale mediatore (Taiadawahgh, “colui che si tiene in mezzo”), Morgan  osserva come le popolazioni del nord-est americano siano caratterizzate da elementi quali obblighi di vicendevole aiuto, consiglio di tribù per le pratiche comuni, struttura federale della forma pubblica di governo. Tra i fondatori dell’antropologia culturale, esponente e senatore repubblicano, commissario governativo presso i nativi durante la guerra civile, Morgan, in modi molto meno binari più di quanto oggi nonostante i proclami imperversi, individua come nelle forme sociali indigene sussista un ordine comunista primitivo, un matriarcato implicito nello stesso patriarcato, stabilendo che lo sviluppo dell’uguaglianza tra i sessi venga a maturarsi nella famiglia di coppia  perfezionando la famiglia monogamica, a sua volta successiva a quella propriamente detta patriarcale. Sulla sua scorta, Engels (Der Ursprung der Famile, 1884) e Rosa Luxemburg (Einfürung in die Nationalökonomie, 1912) rimarcano che, se proprietà privata e logica dello sfruttamento nascono dalla dissoluzione delle forme primitive legate alla gens, è il loro porsi quali culla dell’evoluzione sociale a permettere il costituirsi dell’orizzonte dell’economia comunista mondiale. In questa, la dissoluzione del matrimonio quale strumento di conservazione dello stato fondato sulla proprietà privata si sarebbe quindi accompagnata alla scomparsa di quanto, come due facce della stessa medaglia, ad esso si accompagnava, e cioè della prostituzione, determinata da un sostanziale asservimento della donna pronto a terminare con il suo pieno inserimento nella pubblica industria. Molti sogni durano a lungo, alcuni mentre  dormi cambiano di segno, la realtà eccede ogni costrutto.

Indugiamo in quello che Engels stesso considera il lungo cammino del socialismo, questo sogno dell’umanità, mirando un’utopia che ha senso proprio in quanto possibile. Con l’eliminazione della produzione capitalista l’amore sessuale individuale tra uomo e donna capaci di scegliersi reciprocamente e liberamente assumerebbe ruolo emancipatorio portando così ad una generale liberazione della donna nonché alla scomparsa degli aspetti di indissolubilità e di predominio maschile del matrimonio monogamico. La raggiunta uguaglianza di diritto avrebbe portato a compimento il carattere morale comportato dall’esclusività, ma esternamente agli ordinari rapporti di compravendita tra gruppi parentali, e nella dissoluzione della forma matrimoniale l’ultima parola sarebbe stata quella dell’amore. Quanto i comunisti di ieri non avevano previsto e i progressisti di oggi non vogliono vedere è però che la sovrapproduzione neoliberista ha condotto prima ad un culto della performance e ad una proliferazione di identità e relazioni, quindi a patologie narcisiste e all’indifferentismo sessuale. E mentre il modello matrimoniale di conservazione del capitale si diffonde ad ogni tipo di coppia e la prostituzione viene addirittura solennizzata, esperienze quali il mancato possesso e la separazione portano a livelli inauditi di chiusura e violenza per motivi legati all’eccessiva enfasi sull’amore sessuale e non per qualche patriarcato immaginario. Così, come in un romanzo di Dick, restiamo a chiederci cosa davvero significhi essere umani, e se tale evenienza abbia davvero un senso; oppure, come in queste poesie di Spinillo, possiamo incedere in un «controcanto silente -/ alle assenze d’un mondo,/ solo in apparenza presente -» (Spicchi di mela XIII) e sbucciare mele da distribuire spicchi che, «uno a me, uno a te», valgono di più «di un ti amo latente» (Spicchi di mela I), continuando a sognare pecore elettriche fino a svegliarci innamorati.

Se nelle sue alchimie verbali Rimbaud sognava «viaggi di scoperte di cui non esistono relazioni» (Une Saison en Enfer, cit.), un viaggio in tempi di pandemia può portare a cogliere che, ieri come oggi, sussiste convivenza tra ordini sociali complementari e piani di civiltà diversi, dove si accostano realtà ordinariamente concepite come tra loro separate. A livello stilistico ciò si traduce in Spinillo in un particolare impiego del trattino, che nella poesia già analizzata ricorre qua e là 11 volte, del quale in esergo al libro è ricordato come esso possa costituirsi quale fessura per «vedere il silenzio che ci assedia da tutte le parti» (Intervista a Silvia Bre – parlando di Emily Dickinson). Il trattino, come ricorda ancora tale citazione, non soltanto disarma la frase e permette di guardarne attraverso: il suo intervenire spezza un ritmo già franto da allitterazioni, assonanze, rime interne, segni di interpunzione e enjambement in ulteriori pause, lo rende ancora più sincopato e particolarmente appropriato al territorio frazionato che l’autore testimonia: quello delle periferie della metropoli romana, delle quali gli amministratori ignorano quello che tanto gli urbanisti quanto gli abitanti ormai conoscono, e cioè il loro costituirsi quali laboratori in cui confluiscono incontri di esperienze diverse, e quindi la loro aspirazione a «farsi centro» e a dettare la forma della metropoli (Indagine sulle periferie, Limes 4/2016).

Il formularsi un’immagine delle periferie quali foreste fertili di vita e colori, circondate dalle paludi del pregiudizio che ad un tempo le isolano e le proteggono, riporta al nord-est degli Stati Uniti ottocenteschi nonché agli scenari tipici di un personaggio coetaneo di Spinillo, per quanto esistente su un altro piano: Zagor, creato nel 1961 dallo sceneggiatore Sergio Bonelli e dal disegnatore Gallieno Ferri, che abita in una capanna difesa da sabbie mobili e paludi nell’immaginaria foresta di Darkwood. Patrick Wilding, bianco di origini irlandesi il cui padre muore per mano di nativi americani dopo essere rimasto suo malgrado implicato in un massacro ai loro danni, diventa Zagor, convinto difensore dei diritti dei nativi pur se da una posizione di piena autonomia e circondato da un aura sovrannaturale grazie alle sue astuzie da uomo civilizzato. Tali complesse vicende sono scaturite in ordine sparso durante la lunga storia del personaggio per venir sistematizzate dallo sceneggiatore Moreno Burattini nella miniserie Zagor – Le origini (2019). Consapevole che il bene e il male non stanno mai da una parte sola, mediatore spontaneo tra mondi ordinariamente separati, il personaggio vive avventure che esondano dai generi prestabiliti e dove toni drammatici si affiancano a quelli umoristici, e nelle quali è possibile incontrare robot, vampiri e alieni e altre soluzioni improbabili, come del resto lo sono le stesse liane usate come mezzo di trasporto. Il riferimento a Zagor è particolarmente calzante anche perché Spinillo è solito indossarne la maglietta – per meglio dire, il costume.

Tentando di ricombinare la frammentazione della nostra distopia quotidiana, la poesia di Spinillo, comunista non per parzialità ideologica ma per spinta verso l’eccezionalità di «un mondo migliore,/ se ci vuole» (Spicchi di mela IX), dal cuore della futuribile foresta urbana di Centocelle attraversa con le liane dei suoi versi le paludi del nostro presente. Dove «il diritto a fiorire/ è un continuo -/ infinito rinascere e morire» (Spicchi di mela XI), ne preserva i «semi di eternità latente» (I poeti sognano pecore elettriche) e le forme di vita esistenti – anche le più insolite, senza escludere quelle sintetiche e quelle geneticamente modificate e, prime tra tutte, le librerie che possono abitare i nostri sogni.

Recensione a cura di Giulia Bertotto

Giuseppe Spinillo nasce al mare e al mare torna quasi in ogni pagina della sua raccolta I poeti sognano pecore elettriche (Escamontage 2021). Eppure, non sa se il suo mare esista davvero.

Il poeta, si sa, è paradossale. Il poeta è più che mai disorientato dagli eventi: nelle sue visioni oniriche belano pecore elettriche in un mondo a frammenti di pixel e prati Geneticamente Modificati. Le sue liriche allora sono anche istruzioni per l’uso in un mondo sempre più complesso, contro-verso, sintetico-apocalittico. Il poeta però, non è esonerato dall’azione, contemplare sì, ma anche agire: così l’autore si è fatto carico di quella ex Pecora Elettrica per farne “Cento Incroci”, in sinergia con la “Libera Assemblea di Centocelle”, spazio di condivisione letteraria nel sito fisico della libreria messa a fuoco dagli attentati di matrice criminale.

L’autore viene al mondo il 6 gennaio e da lì è tutta un’epifania di scoperte, entusiasmi ma anche rimpianti: continua a rilegare se stesso tra copie sbiadite e scorte di cielo mentre aspetta il presente. Spinillo in amore si fa pragmatico, meglio tagliare e condividere gli spicchi di una mela, prova quotidiana del sentimento tenero della mamma e dell’amante che nutre la sposa. Sbucciare un frutto, gesto che vale più di un ti amo latente. È l’esposizione alla vita che appassiona e irrita, così la poesia si fa unguento, d’inchiostro virtuale.

Il motivo tratteggiante della sua sintassi stilistica (tema approfondito dal filosofo, poeta e saggista Claudio Comandini) segue il percorso atmosferico dell’acqua, negli scrosci suadenti dei suoi versi: pioggia che occupa gli spazi della luce, gocce che innaffiano la vita come giardiniere di sé stesso, onde che ostacolano l’attrazione che lo calamita oltre gli oceani. I trattini sono fessure attraverso cui sbirciare, o affacci da cui sublimare il sole.

Dall’umido al secco, gli estremi ispirano.
L’afa estiva ci strema, mentre le cicale si perdono in un canto estatico. Se fossimo noi quegli insetti dalla pancia a cassa armonica, saremmo liberi dal dolore in quel cocente e ipnotico ritmo.

La pace dalla calura si trova anche in quei maestosi paesi di tufo, isole di memoria, rigagnoli lenti su roccia piroclastica che fu rovente e scatenata.
Luoghi accidentali ed elementi contingenti della quotidianità romana, come le querce del Parco Somaini o la brina mattutina a Villa Gordiani, sono carne e linfa di silenzi genuini da difendere, si fanno immagini universali, da cui si dilatano ere: perché un solo fiore regge il peso dell’intero universo. Nella giurisdizione del suo libro, Spinillo invoca il diritto a fiorire, ma tale diritto è anche una conquista infinita che passa proprio attraverso il perire stagionale: ci si fa immortale in un fiore sul balcone.

Recensione a cura di Francesca Farina

Un io proponderante ma dolcissimo si accampa sulla pagina poetica fin dall’incipit la cui poesia dà il titolo all’intera raccolta, come pure si evidenzia il NO deciso della negazione quasi montaliana, del famoso verso “…ciò che non siamo, ciò che non vogliamo…”, mentre Giuseppe Spinillo ci dice “le risposte che non ho / alle domande che non mi fai” quando una contemporaneità al tempo stesso quotidiana e banale, ovvero dilatata fino alla distopia, sottolinea il vissuto dell’autore, tra il caffè bollente e le pecore elettriche, citazione da “Il cacciatore di androidi” di Philip K. Dick, romanzo dal quale fu tratto il mitico film “Blade runner” di Ridley Scott. Qui non sono tuttavia gli androidi che sognano pecore elettriche, ma i poeti, persone reali e concrete, benché spesso viste come sospese in un iperuranio dorato, che vivono in un mondo “geneticamente modificato”. È dunque l’invasione non degli ultracorpi, come in un’altra celebre pellicola, ma della natura a generare la vitalità sincopata ma luminosissima dei versi, una dolcezza travolgente che permea ogni singola parola, mentre si ridiventa bambini recuperando un “noi” che consola nella solitudine devastante di questi nostri tristi tempi pestilenziali, perché “la lunga notte…/ finisce sempre con l’alba…”.

Così occorre annaffiare la vita, dedicarsi ad essa come ad una pianticella che cresce, a un insetto che ha bisogno di ascolto, entrando in una fiaba, novello Pollicino, il quale però non cerca la strada di casa ma l’amore o la bellezza, simboleggiati dalla luna. L’unica certezza resta dunque la scrittura, perduta, ma mai del tutto, nei quaderni, sopravvissuta a salvamento di chi scrive, grazie anche alla favola consolatrice, che poi è anche l’illusione o il conforto dell’innamoramento, rifugiandosi nelle piccole cose che rincuorano, lo spicchio di mela, il filo d’erba (non dimentichiamo che “Fili d’erba” è il titolo della nota raccolta di versi di Walt Whitman), il vento, il fiore, insomma tutto ciò a cui ci si può aggrappare come ad uno scoglio nei marosi dell’esistenza, mentre franano i convincimenti e perfino il poeta crolla o si confonde, sbiadendo come un colore sottoposto ad eccessiva luce o a una terrificante oscurità. All’epoca del Covid19 restano soltanto gesti semplici da compiere, azioni umili come dare l’acqua alle piante, rievocando il mare, o la pioggia, o la madre/mare, unica resistenza davanti allo sprofondamento di ogni aspettativa, alla sparizione di ogni speranza, nell’attesa malinconica di un mutamento, nella prospettiva lontana di un eterno ritorno. Intanto la Natura celebrata da Spinillo, così diversa dalla Madre Matrigna di leopardiana memoria, paziente, accogliente, amorevole, si fa piccola nel vaso sul balcone, o immensa, se il poeta coglie con l’occhio del cuore “l’intero universo” e la sua musica celeste, se in ogni essere del creato lo sguardo dell’autore trova bellezza, poesia, passione, vita e morte, mentre la parola “fiore” si ripercuote come un mantra pressoché ad ogni pagina, quasi un filo rosso che lega i versi, segno/segnale di vitalità che non si spegne mai, come il cielo e il sole, nonostante la pandemia che rimane sempre sullo sfondo.

In realtà, la tremenda parola non entra mai in questi testi, eppure il tormento del non detto penetra egualmente tra le righe, nelle allusioni di senso, nelle parole appena accennate, nei gesti ripetuti dentro uno spazio claustrofobico, che genera asfissia, costantemente invocando uno spiraglio di salvezza che cancelli il rimpianto di ciò che non si è vissuto, nella con-fusione degli elementi naturali, con ancora e sempre il mare, il cielo, la luna sfolgoranti sulla pagina, parametri infiniti di fronte al finito essere umano, al presente che elide passato e futuro, a un volto che rasserena, nell’angoscia degli attimi sospesi, nell’insicurezza frastornante di ogni istante, al susseguirsi delle stagioni, autunno con i mesi di ottobre e novembre, o primavera nel “respiro gordiano” dell’alba, in un giardino dove Storia e Natura si compenetrano nel recupero di una passeggiata nel verde, proibita come un peccato mortale in tempi di segregazione pandemica.

Il poeta intona un canto incessante alla Natura e a tutte le sue manifestazioni, alla vita che non cessa mai di far sentire la sua voce, al mare, elemento prediletto, ineludibile passione, fino all’ultima, ironica terzina, quasi un haiku, che chiude con l’infinita delicatezza di un sorriso questa raccolta, infinita delicatezza che ha permeato ogni verso. Notevoli ci paiono dunque questi testi di Giuseppe Spinillo, come anche la struttura metrica dalle rime inusuali, ben ritmate, dai versi intrisi di una musica interna che scandisce le frasi poetiche, generando un continuo spostamento di senso che acuisce l’attenzione, l’emozione, l’immedesimazione di chi legge, struttura che non ci sorprende perché l’autore è maestro di suoni, tanto che queste sue poesie, come tante altre che abbiamo ascoltato diverse volte in molti anni, potrebbero essere dei veri e propri “rap” scanditi da un palco e suscitare egualmente, se non maggiormente, tensione e meraviglia.

Nota di lettura di Irene Sabetta

Nonostante il riferimento nel titolo ad uno dei romanzi distopici più noti, soprattutto per la trasposizione cinematografica nel film Blade Runner, la breve raccolta di Giuseppe Spinillo è attraversata da una vibrante e invincibile utopia: che le periferie possano trasformarsi in luoghi di incontro e di crescita culturale condivisa. Come ha affermato l’autore in una intervista, le “pecore elettriche” che i poeti sognano (che lui sogna) sono le librerie che, a dispetto dei tempi, dovrebbero sbocciare come fiori nelle zone più deprivate e difficili della città. La città a cui il poeta si riferisce è Roma e la periferia che vorrebbe veder rinascere e resistere ai mali del momento è Centocelle. Un libro di poesie radicato, dunque, in una realtà ben precisa, con la quale l’autore intrattiene una relazione di affetto e complicità quasi viscerali. C’è molta passione, infatti, nei versi di Spinillo che, seppur muovendo da un’istanza sociale, quella di denunciare il barbaro incendio nel 2019 della libreria La Pecora Elettrica, appunto, e di sognarne la rifondazione, è animata da mille risvolti emotivi e richiami alle forze della natura. La spinta civile a monte del percorso poetico che conduce alla produzione di questi testi ne sostiene la carica polemica e, insieme, profondamente emotiva e si trasforma, nel fluire dei versi, in una sorta di inno alla bellezza della natura e della poesia. La prima idea di quest’opera nasce sul balcone, da dove Spinillo, durante il  lockdown della scorsa primavera, ogni sera, alle 21.00 circa, declamava con il megafono versi di poeti defunti e viventi a beneficio di chi volesse ascoltare. La lettura ad alta voce, anzi a voce altissima, è l’altra passione personale del poeta che vibra in questa raccolta. Nella pagina iniziale, c’è un richiamo alla poesia di Emily Dickinson e al suo uso dei trattini come segno grafico distintivo. L’analisi dei testi della poetessa americana, che visse tutta la vita in isolamento volontario, quasi costretta da una sorta di “pandemia esistenziale”, ha indotto Spinillo ad una domanda: perché i poeti vanno a capo? Perché la Dickinson ha voluto marcare con un trattino, anzi, con una serie diversa di trattini, addirittura a volte rafforzati, queste pause, queste fratture nei suoi versi? Forse per costringere il lettore a fermarsi, a rispettare degli stop che non coincidono per forza con le pause della sintassi o della logica comune. Leggere ad alta voce le sue  poesie rispettando le cesure marcate dai trattini, significa imparare a rispettare l’impianto originario del testo poetico, senza alterarne le strutture interne e assumendo il ritmo e la scansione del ragionamento voluti dall’autore.

Motivazione sociale, curiosità per i trattini della Dickinson e lettura ad alta voce, le tre linee lungo le quali Giuseppe Spinillo ha sviluppato questo suo viaggio poetico. L’intento costruttivo e proattivo è evidente nell’ariosità dei versi, nei giochi di chiaroscuri in cui, alla fine, prevale sempre la luce del sole, nella presenza ricorrente dei fiori (i fiori del bene!) e nei molti rimandi alla pratica del giardinaggio. Concepita in tempi di chiusure e isolamento, questa poesia è tutt’altro che claustrofobica; ci conduce fuori, nei parchi, ci porta oltre l’orizzonte della finestra a scrutare orizzonti possibili. Come un pioniere che spinge in avanti la frontiera, Spinillo si lancia con l’immaginazione verso i luoghi dell’utopia. E l’uso dei trattini, degli asterischi, suggeriti da Emily Dickinson, non sono tagli nel testo, ferite nel discorso, come a volte accade nei componimenti dell’autrice americana, ma piuttosto pause di respiro, un invito a fare dei sospiri di sollievo, ad evitare l’affanno, ad assumere un ritmo lento…

Nella poesia che chiude la plaquette, il mio mare, troviamo espressi, nelle tre sezioni che la compongono, i tre elementi fondanti della raccolta, correlati a tre luoghi cari a Spinillo: l’utopia rappresentata dal mare, il conforto gioioso della natura da cercare nei parchi urbani e la realtà prossima in cui piantare i semi per un futuro migliore, il quartiere di Centocelle.

da Formafluesn

Presentazione della plaquette I poeti sognano pecore elettriche, andata in diretta il 21 marzo 2021 giornata mondiale della poesia

Mi vestivi di nero velluto

di Angela Donatelli

Mi vestivi di nero velluto di Angela Donatelli

Mi vestivi di nero velluto

Autore: Angela Donatelli
in copertina disegno di: Angela Donatelli
Curatore: Iolanda La Carrubba, Valerio Di Gianfelice
Edizioni EscaMontage
Anno edizione: 2018
Pagine: 40
EAN: 9788894355604
€ 12,00

“Angela Donatelli possiede un’originalità del linguaggio metrico che si estende fino gli aspetti ritmici della prosa, all’interno dei topoi ritratti tra le riflessioni a volte amare di questo (r)esistere, andare, comprendere la peculiarità misterica di un’intera vita. Scaturisce immediatamente un effetto sorprendente che emerge da un ‘immaginario percepire’, frutto di rimemorazioni autobiografiche. Qui i sentimenti sono messi alla prova, smossi per sortire una reazione emotiva nei luoghi ostili della solitudine, nei profondi abissi dell’Io. Il legame intuitivo, intellettivo, colto e audace con la scrittura della poetessa è in grado di animare l’essenza più atavica del nostro essere, riuscendo a scandagliare la bellezza e l’alchimia nascosta nei tormenti celati nel quotidiano.”

EscaMontage a corto

EscaMontage a corto è il festival di cortometraggi giunto alla sua VII edizione. Ospite in diverse location di prestigio tra le quali L’isola del Cinema di Roma, è presente anche nel circuito delle Biblioteche. Molti i partecipanti nazionali e internazionali tra nomi affermati del cinematografo e nuovi autori. Madrina di EscaMontage a corto, l’attrice Francesca Stajano Sasson. Tra i giurati ufficila; Daniele De Angelis, Catello Masullo,  Raffaello Sasson, Leopoldo Santovincenzo. Ogni anno il premio per il primo classificato consiste nella consegna di un’opera d’arte gentilmente offerta dal pittore Mario La Carrubba e la distribuzione, nel corso dell’anno all’interno degli eventi collegati con il Festival Itinerante.

 

Edizione 2018


1° Virginia Bellizzi, Silent
Intelligente cortometraggio imbevuto di cinefilia in modo per nulla sterile. L’attore protagonista è credibile e capace affrontare situazioni tipicamente “slapstick” in un susseguirsi di gag ben realizzate.  Un ottimo omaggio e una divertente riflessione per i nostri “tempi moderni”.

2° Cecilia Fasciani, Broken Halos
Una famiglia de L’Aquila racconta la sua storia in un efficace corto “no fiction”. Buon lavoro documentaristico, onesto nella sua essenzialità e senza retorica.

Gianluca Zonta, È solo un nastro che gira 
Imprevedibili giochi del Destino in un corto godibile e ben realizzato. Un plauso per la recitazione e le interessanti trovate registiche.

4° Alberto Sacco, L’ultimo Ballo
Intenso e denso di atmosfera e cinefilia con una regia convincente e visionaria.

5° Emanuele Marrano, Il Vuoto
Parabola inquietante che riesce a tenere l’attenzione sul tema, quasi mai ovvio, del senso di colpa.

6° Alberto Vianello, Sam
Cortometraggio che incrocia abilmente un intreccio narrativo tra due realtà distanti, risultando attuale.

7° Elena Palazzi, Gamers
Risulta un’operazione divertente e divertita tra bravi attori.

8° Paula Mangano, Help Me Love
Dark, spiazzante, intrigato dal finale forse troppo aperto. Ottimo sviluppo nella complessità del lavoro.

9° Giuseppe Sciarra, Santità
Sperimenta la ricerca visiva e visionaria di un linguaggio artistico interessante. Il montaggio nonostante possa risultare intricato, ha una struttura solida affatto banale.

10° Federica Salvatori, Rosso amaranto
Interessante e attuale lavoro sulla crisi della famiglia e la condizione femminile dai risvolti agrodolci. Buona realizzazione complessiva.

11° Simone Bacchetta, A Dachau, tra gli orrori nazisti. Gli studenti cremonesi e il Viaggio della memoria
Documentario breve di esemplare essenzialità, per non dimenticare mai l’orrore nazista. Trema la terra. In divisa tra la gente. Morte, devastazione, abbandono. La rinascita con l’aiuto di Cremona 22’. Un documentario di buon impegno civile e un ottimo lavoro giornalistico.

12° Mattia Riccio, L’ultimo ninja
Interessanti i risvolti narrativi e il rapporto fra i protagonisti, pur trattando tematiche non sempre originali. Recitazione “verace” ed efficace.

13° Stefano Raspa, Rye On The Island
Buone scelte di regia per una storia dai tratti surreali.

14° Maria Rosaria Cozza e Mauro Nigro, La sacra famiglia
Efficace nella sua satirica rappresentazione della famiglia, un’opera originale.

15° Sergio Ruffino, Odale
Monologo interiore al femminile di chiaro impianto teatrale, dove la parola si fa notevole.

16° Linda Fratini, RadioKaos
Una variazione sul tema “Sliding Doors”, con qualche deja-vous. Buono  il montaggio.

17° Joe Inchincoli, Mamma mia
Un buon video per la festa della mamma, con un sensibile riferimento a una linea poetica affatto scontata. Tecnicamente ben realizzato.

18° Claudio Russo, Severino
Divertente affresco di un confronto generazionale. Buona fattura tecnica e recitazione dei protagonisti.

19° Bruno Raciti, Reiven \ Nightline
Buona l’interpretazione della trama musicale legata a idee visive interessante.

20° Raffaele Nacchiero, Il contegno degli spaesati
Tenta di intercettare, con risultati alterni, il malessere della contemporaneità usufruendo di un linguaggio poetico ben strutturato.

Comunicato Stampa Corriere di Roma

Edizione 2017

 

      Nour Gharbi, Mokusatsu
Cast Jun Ichikawa, Yoon C. Joyce, Hal Yamanouchi, Kanami Nagamoto, Valentina Nesi
Raffinata costruzione narrativa, di icastica immediatezza emozionale

     Tania Innamorati, Eve al desnudo    
Cast Eva Basteiro Bertolì, Eva Allenbach
Ritmato gioco tra suspence erotica e grottesca ironia della realtà

     Paolo Budassi, Senza occhi, mani e bocca     
Cast Alessia Pellegrino, Monia Rosa, Silvana Spina, Andrea Cappadona, Davide Daluiso, Camilla Lenzi
Nella fiction sociale si incastona la poesia di un linguaggio composito

4°   Alessandro Haber, Monica    
Cast Antonella Bavaro
All’interno del progetto “Cinema Inventato” da un’idea del regista Aureliano Amadei, un racconto sensibile e onirico tra tragedia classica e fruizione del presente, veicolato da una colta messa in scena cinematografica

  Mauro Nigro, A woman with brain    
Cast Saverina De Fazio, Andrea Giuda
Contaminazione divertente tra grammatica rock del mocumentary e horror movie

6°  Marco Marcigliano, Moto di rivoluzione   
Cast Nicola D’Ambrosio, Nicoleta Sosa
Ispirato bianco e nero tra fantascienza distopica e romanticismo cinefilo

  Fabio Garreffa, Col bene che ti voglio  
Cast Valerio Leoni, Alice Terranova, Eleonora Mancini
Briosa divagazione sull’amore e i suoi demoni, di fine cura compositiva

Carlo Francanzani, Bollicine   
Cast Paolo Bernardini, Francesca Della Ragione, Eleonora Albrecht
Esuberante prova registico-attoriale che misura il confine tra aspirazioni e illusioni

Andrea Laudisio, L’abbracciatore     
Cast Claudio Migliavacca, Ilaria Sacco, Davide Grigoli, Fabrizio Muti, Veronica Brunetti
Racconto catartico tra surrealtà della visione ed empatia dei corpi, strumenti autoriali e attoriali

10° Alessandro Concas, Paper worlds 
Cast Martin Remesha Elvis King, Christian Mandas, Stefano Casula, Francesca Calliera
Filosofica fascinazione di frammenti concettuali strumentalmente composti in un linguaggio onirico

11° Leonardo Monetti Lenner, Natantia Lumina    
Cast Alessandra Pacifico Griffini, Théo Siffrein-Blanc
Lirico riassemblaggio di archetipi classici, che trasformano i simbolismi mitologici in cinematografici

12° Fabrizio Cavallaro, Placenta   
Cast Domenico Pizzulo, Martina Morabito, Orfeo Orlando
Eclettico racconto quotidiano sostenuto dall’originale grafica dei titoli che sviluppano un discorso filmico intenso

13° Sebastiano Caceffo, 19 Maggio 2012, Mirandola (MO). Ultima Proiezione   
Imponente contrappunto tra delicatezza visiva e attualità dei temi

14° Giuliano Cremasco, Contando le formiche  
Cast Niccolò Tredese, Angelica Leo, Gioca Lunardon
Sperimentale apologo sulla speranza di forte compenetrazione emotiva

15° Enzo Recchia e Fabio Romanelli, In fila    
Cast Alessandra Lumicisi, Enzo Recchia, Alvaro Radici, Aniello Guadagno, Anna Furnari, Carlo Macro, Chiara Meloni
Dialogo serrato e onirico tra iconografia della molteplicità dei singificati tr stasi della routine e la sua perpetua attesa

16° Giuseppe Barbato, (E)Migranti 
Interviste a Maria Antonia Letizia, Pasquale Fonzino, Lucia Meli, Luigi CoppolaDocumento documentato che indaga con sensibilità la cultura della migrazione

17° Alessandra Angeli, Asphyxia    
Cast Alessandra Angeli, Alessandro Baccini, Moreno Petroni, Michael Segal
Un racconto di umanità a confronto, rivisitato in un non luogo post apocalittico e fantascientifico

18° Mario Mangiapia, Nameless  
Cast Jacopo Rossi, voce Mario Mangiapia
Viaggio nel metodo attoriale inseguito da una regia lucida e filosofica

19° Vittoria Citerni Di Siena, Plasma   
Cast Federico Caldarelli, Elisabetta Girodo Angelin, Massimo Morlando, Marilina Marino
Horror vampiresco movimentato nel vampirismo amoroso da un’imprevedibile concatenazione narrativa

20° Serena Di Marco, Goccia    
Cast Jennifer Distaso, Marco Bellumori
Parabola gentile e visivamente coinvolgente sulle necessarie ecologie del vivere

21° Rocco Alvaro, 16,30  
Cast Stefano Vogogna, Virginia Barrett
Toni della commedia venati da un giocoso conflitto amaro ma vivace, del r-esistere nell’essere

22° Linda Fratini, Spider boy   
Cast Marino Masala, Liyon Bachini, Valerio Morigi, Federica Flavoni
Pittorico racconto corale che si veste di un’incisiva riflessione empatica della condivisione degli spazi

23° Rita Giordano, Ajala M
Cast Giulia Gualano, Oreste Capoccia, Bruno De Stephanis, Ivana Brigliadori
Il flusso dialogico e l’asprezza visiva si incontrano in un inaspettato risvolto noir

24° Alberto Vianello e Rosanna Reccia, End game  
Cast Rosanna Reccia
Narrazione vivida ed enfatica dell’terna lotta tra destino e volontà, incastrati in un flusso di coscienza liberamente arbitrato dal gioco

25° Valentina Tereskova, Superhero discount 
Viaggio allucinatorio trasportato da visioni e sonorità futuribilmente archeologiche

26° Fabio Garreffa, 3 squarci nell’iride 
Cast Giuseppe Li Vecchi, Martina Palmitesta, Silvia Leonardi
Rocambolesca fusion tra elementi pop televisivi e thriller d’autore

27° Mimmo Argentino e Paola Pisanelli, Vivere il mio tempo   
Cast ragazzi dell’istituto Comprensivo Madonna della Camera di Monteparano – Taranto e della scuola Shkandebeg di Faggiano
Immagini e voci tessuti con brio in un messaggio di sensibilizzazione utopica

28° Nicole Zampini, Buon compleanno 
Cast Christian Mastrillo, Giada Foletto, Bruna Antonetti, Daniele Macale
Montaggio di realtà parallele, nell’ingannevole memoria dll’amore

29° Joe Inchincoli, Ciao amore   
Cast Luca Inchincoli, Filippo Locantore, Tita Giunta
Suggestioni esistenziali nella tragica realtà di un dramma familiare

30° Alessio Marzilli, Let
Cast Irene Sabetta, Alessandro Catracchia, Luca Cicuzza Villa
Nella commistione dei linguaggi, tra cronaca e poesia, si schiude la denuncia

 

 Oggi è il giorno di festa di Giovanni Prisco

 

Mirror di Daniele Barbiero

 

Natura morta? di Fabio D’Alessio

 

4° Città del Vaticano di Angelo Onorato

5° Un arbitro in fuori gioco di Andrea Gentile e Massimiliano Licchelli

6° La guardia di Ludovica De Santis

7° La slitta di Emanuela Ponzano

8° Love story di Diego Zichetti

9° Gianni di Fry J. Apocaloso

10° Pollicino di Alberto Vianello

11° La patata azzurra di Nicola Piovesan

12° Un’altra sigaretta di Caterina Salvadori

13° Take care di Andrea Natale

14° Trasparenze di Alberto Vianello

15° Blues del Bar50 di Giuseppe De Marco

16° Centro Barca Okkupato. La Mediazione di Adam Selo

17° Piccola storia di donna di Adriano Cerroni

18° Il telescopio di Giovanni Grandoni

19° Un quarto alle otto di Gianluca Zonta

20° Una volta sì di Raffaele Massano 

 

 

1° Never eleven di Livio Biondi

Carrozzella negra di Emanuele Lucci e Mario Savina

 

3° Pre carità di Flavio Costa

 

4° La paura più grande di Nicola Di Vico

5° Io donna di Pino Quartullo

6° Meglio se stai zitta di Elena Bourika

7° L’handicap più grande di Enzo Bossio

8° Pollicino di Cristiano Anania

9° Chi cerca non trova di Francesca Rizzato e Liberto Savoca

10° Il verso giusto di Claudio Russo

11° Shapes recording  di Giuliana Fantoni

12° Sogno gravitazionale di Gianni Godi

13° Terra muta  di Vincenzo Di Francesco

14° Le mirabolanti avventure del Ragionier Pagliai  di Edoardo Lomazzi

15° Thanks Zuckerberg di Silverio Desantis

 

Edizione 2014

 

1° L’impresa di Davide Labanti


Father Mario di Luna Gualano

 

3° Change di Michele Ciardulli

IV° Arianna’s Life di Vincenzo Di Francesco

5° La visita di Marco Bolla

6° Modern TV di Fabio D’Alessio

7° 330ml di Liberto Savoca e Francesca Rizzato

8° Il quaderno di Valentina Capone

9° Ignorance di Andrea Lorenzini

10° Full petrol jacket di Hermes Mangialardo

11° Eclisse di Vincenzo Di Francesco

12° Almost Chet di Stefano Cominale

13° Sexy shopping di Antonio Benedetto e Adam Selo

14° Moneta di Eugenio Forconi

15° Oltre la cenere di Daniele Catini

16° Der Traum von Medea (agonia di un sogno) di Maria Carla Trapani

17° Unisono di Paolo Budassi

18° Monte Gourougou di Bruno Rocchi

19° Chi fa Otello? di David Fratini

20° Cerchi d’acqua di Giada Barbieri

21° Le voci del lago di Andrea Gentile

22° Forever – Divorzio d’Amore di Elisabetta Macina

23° Thriller di Giuseppe Marco Albano

24° The dreamer di Luca Tedesco

Vanoni & Planetarium

di Valerio d’Angelo

La raccolta “Canzoni da films” del 1976, realizzata dalla Ariston quando Ornella Vanoni aveva già lasciato l’etichetta discografica per fondarne una propria, la “Vanilla”, nel 1973, ha il pregio di riunire una serie di brani inseriti all’interno di colonne sonore di film italiani ed esteri oppure realizzati aggiungendo un testo a temi originariamente strumentali.
Ornella Vanoni non era nuova a quest’operazione, basti pensare alla celeberrima “Senza fine” inserita all’interno del film “Il volo della fenice” per il quale venne anche realizzata una versione cantata in lingua inglese appositamente pensata per il mercato internazionale della pellicola e uscita su un raro singolo negli Stati Uniti come “The Phoenix love theme”.
L’lp, realizzato per la linea economica “Oxford” riunisce titoli come “Quei giorni insieme a te”, bellissimo brano appositamente composto per “Non si sevizia un paperino” di Lucio Fulci, del 1972, per la musica di Ritz Ortolani, altri titoli già editi come “Domani è un altro giorno” del 1971, inserita l’anno dopo ne “La prima notte di quiete” di Zurlini o la celeberrima “L’appuntamento” del 1970 recuperata nel 1973 per il film “Tony Arzenta” un “polizziottesco” di Duccio Tessari con Alain Delon.
Completano l’lp una serie di brani composti su musiche già pubblicate all’interno di colonne sonore.
Si va dall’ennesima versione di “Parla più piano” da “Il padrino”, musica di Nino Rota, un tema composto originariamente nel 1958 per il film “Fortunella” sceneggiato da Federico Fellini e diretto da Eduardo De Filippo e “riciclato” nel 1972 per la pellicola di F.F.Coppola, a “Un uomo, una donna” per il film omonimo di Lelouch del 1966, musica di Francis Lai, passando per “Anonimo veneziano” musiche di Stelvio Cipriani per il film del 1970 esordio alla regia di Enrico Maria Salerno a “Non so più come amarlo” versione italiana di “I Don’t Know How To Love Him” da “Jesus Christ Superstar” fino ad una curiosa versione cantata del tema strumentale, di Christopher Komeda, utilizzato per i titoli di testa di “Rosemary’s baby” capolavoro di Roman Polansky del 1968, intitolato “Ninna nanna di Rosemary”, già pubblicato su singolo a 45 giri sempre nel 1968.
La raccolta si conclude con “La canzone di Leonardo”.
Nonostante l’lp del 1976 fornisca chiaramente i dati a riguardo del brano, si legge sul retro “dal film Vita di Leonardo da Vinci” per molti anni si è creduto si trattasse di un inedito, non pubblicato su supporto discografico, tirato fuori da un cassetto per essere proposto per la prima volta all’interno di questo LP
“La vita di Leonardo da Vinci” è un celeberrimo sceneggiato del 1971, scritto e diretto da Renato Castellani ed interpretato, nel ruolo principale, da Philippe Leroy, tratto dalla “Vita” leonardesca di Giorgio Vasari.
Girato a colori e trasmesso in cinque puntate dal 24 ottobre al 21 novembre del 1971, venne riedito nel 1977 quando i televisiori a colori iniziarono a diffondersi in Italia, di pari passo alle prime trasmissioni televisive col nuovo sistema Pal-Color, potendo così apprezzare in pieno la versione originale del film.
Il brano che chiudeva ogni puntata e sul quale scorrevano i titoli di coda era questa “Canzone di Leonardo”.
Ha la prarticolarità di aver messo in musica uno dei più celebri aforismi di Leonardo da Vinci “Movesi l’amante per la cosa amata come il suggietto con la forma, come il senso col sensibile, e con seco s’uniscie e fassi una cosa medesima… Quando l’amante è giunto all’amato, lì si riposa. Quando il peso è posato, lì si riposa. La cosa cognosciuta col nostro intelletto. ”
Per la parte musicale l’autore è Roman Vlad.
Vlad, di origini rumene ma naturalizzato italiano, allievo di Alfredo Casella fu compositore e musicologo. Collaborò con la Rai nella stagione televisiva 1965/’66 per una serie di trasmissioni di musicologia, programma che non aveva un titolo specifico ma di volta in volta era l’argomento trattato a fornire il titolo di ogni puntata, fu direttore della rivista “Nuova rivista musicale italiana”, autore di un celebre saggio su Stravinsky, per Einaudi nel 1958, direttore del Teatro Comunale di Firenze e dell’Orchestra sinfonica della Rai di Torino, direttore artistico del Teatro alla Scala e sovraintendente all’Opera di Roma.
Gli impegni istituzionali e didattici andarono di pari passo con la carriera concertistica e di compositore, anche per il cinema collaborando con Luciano Emmer e René Clair.
Per lo sceneggiato di Castellani realizzò l’intera sonorizzazione.
Contemporaneamente alla messa in onda la Ariston pubblicò la relativa colonna sonora in formato lp (Ariston Records AR.LP. 12069) e il pezzo per la voce di Ornella Vanoni è la traccia di apertura.
A causa della rarità dell’lp di Roman Vlad, col passare degli anni si perse la memoria di questa prima pubblicazione, facendo credere che “La Canzone di Leonardo” uscisse su supporto discografico per la prima volta all’interno della raccolta della Vanoni.
Ma non è tutto.
Recentemente è emerso un curioso disco a 45giri (Ariston Records Isr.0025) che ha inserito nella facciata A proprio questo brano.
In copertina non una foto dell’interprete ma il celeberrimo autoritratto a sanguigna di Leonardo conservato presso la Biblioteca Reale di Torino.
Il disco, solitamente non compreso nelle discografie pubblicate di Ornella Vanoni, potrebbe essere stato realizzato per il mercato estero.
Il numero di catalogo, unico ed esclusivo per questo supporto, ha il suffisso ISR, mai più utilizzato, che potrebbe far pensare ad una realizzazione per il mercato israeliano, dove già alcuni dischi della cantante vennero pubblicati nel corso degli anni.
Però il timbro SIAE, la scritta a chiare lettere “Made in Italy” e altri riferimenti portano a credere ad una realizzazione italiana del supporto.
Non è noto se il disco venne realizzato in Italia per essere esportato, magari in occasione della trasmissione in Israele dello sceneggiato tv.
Anche la data di pubblicazione, maggio 1973, non riesce a chiarire le incongruenze di una pubblicazione discografica che non ebbe la minima promozione e il minimo riscontro di vendite.
Per rendere ancora più raro e ricercato questo singolo bisogna però andare a vedere cos’è che venne inserito nella facciata B.
Non un pezzo della Vanoni, ma un inedito assoluto dei “Planetarium” intitolato “Quazar”.
Anch’essi sotto contratto con la Ariston, i “Planetarium” pubblicarono un rarissimo lp totalmente strumentale, “Infinity” per la sotto-etichetta “Victory” (una linea della casa madre dedicata ai progetti “d’avanguardia”) nel 1971.
Provenienti dalla zona di Alessandria, per molti anni i componenti del gruppo rimasero ignoti fino al 2010.
Era in uso all’epoca tentare di lanciare gruppi italiani come esteri mantenendo il riserbo sui nomi dei musicisti coinvolti nel progetto.
Mancando alcuna promozione del disco fu, purtroppo, un ovvio insuccesso commerciale, nonostante l’ottima proposta di un soft-prog da colonna sonora, in una chiave visionaria e “cinematografica”. Non risulta però l’utilizzazione di queste musiche a commento di immagini.
I “Planetarium” erano Alfredo Ferrari (l’unico di cui compare il nome sull’etichetta del disco come autore di tutti i brani), Franco Sorrenti, Mirko Mazza, Pietro Repetto e Giampaolo Pesce.
Da segnalare anche la bella copertina “surreal-metafisica” con un manichino (da de Chirico) col volto coperto da un drappo (da “Les Amantes” di Magritte).

Probabilmente chi decise di realizzare il 45 giri con il pezzo, già di suo “raro”, di Ornella Vanoni, non sapendo cosa inserire sul retro, si trovò per le mani questo pezzo dei “Planetarium” rimasto fuori dall’lp e che vide la luce per la prima volta su questo supporto, per poi essere nuovamente dimenticato in quanto non compreso nella ristampa in digitale dell’lp “Infinity” uscita nel 1990.
Collezionisticamente si tratta di un disco rarissimo dove, oltre alla presenza di uno dei brani meno noti della cantante milanese si affianca un inedito assoluto, ascoltabile unicamente su questo vinile, di un gruppo di culto della musica progressive italiana.
Ignote le motivazioni della sua realizzazione. Non venne minimamente promosso dalla casa discografica e passò totalmente sotto silenzio sulle riviste specializzate del settore pubblicate all’epoca.
Riscoperto da chi scrive anni fa con la sorpresa di trovare l’inedito assoluto del gruppo sul retro del disco, venne pubblicato una prima volta sul sito http://www.italianprog.it nella scheda relativa ai “Planetarium”. La scansione della copia recuperata è stata poi copiata e ripubblicata su altri siti internet ed è l’unica immagine che gira in rete di questo disco.

 

 

News

dal 9 maggio al 10 maggio 2018

Neri Marcorè

Come una specie di sorriso

Omaggio a Fabrizio De André

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GNUQUARTET
Stefano Cabrera violoncello
Roberto Izzo violino
Raffaele Rebaudengo viola
Francesca Rapetti flauto
Simone Talone percussioni
Domenico Mariorenzi chitarra
Flavia Barbacetto, Angelica Dettori voci
Stefano Cabrera arrangiamenti e orchestrazione

Produzione di Mauro Diazzi srl

Un poliedrico artista, apprezzato come attore di cinema, teatro e televisione, e un quartetto dal singolare organico strumentale (violoncello, violino, flauto, viola) omaggiano uno dei più grandi poeti del cantautorato italiano partendo dal verso di una delle sue canzoni più famose, “Il pescatore”.

In Come una specie di sorriso c’è il Fabrizio De Andrè, anche quello meno conosciuto, che Neri Marcorè, qui nelle vesti di cantante e chitarrista, più ama. Il De Andrè che tutti amano. Un repertorio, impreziosito dagli arrangiamenti sofisticati di Stefano Cabrera (GnuQuartet), che trascinerà il pubblico in un emozionante viaggio musicale attraverso i versi immortali del grande Faber.

Neri Marcorè è dotato dell’istrionismo che solo i grandi mattatori dello spettacolo possono avere. Radio, cinema, teatro, televisione, doppiaggio: la sua carriera inizia nei primi anni ’90 ed è un mosaico di grandissimi successi, tra cui è impossibile non ricordare “Il cuore altrove” di Pupi Avati (Nastro d’argento per Miglior Attore) e le grandi trasmissioni televisive accanto a Serena Dandini e ai fratelli Guzzanti. Amatissimo da pubblico e critica e antidivo per eccellenza, Marcorè negli ultimi anni si è dedicato con particolare attenzione al teatro musicale, esplorando pietre miliari della musica quali Giorgio Gaber e i Beatles.

GnuQuartet sono Stefano Cabrera (arrangiamenti e violoncello), Roberto Izzo (violino), Francesca Rapetti (flauto traverso) e Raffaele Rebaudengo (viola). Un quartetto dallo stile sicuro e inconfondibile – che ha caratterizzato i progetti di grandi artisti quali Subsonica, Afterhours, PFM, Gino Paoli, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Motel Connection e molti altri che hanno richiesto la loro collaborazione – guadagnandosi l’attenzione e l’apprezzamento del pubblico e della critica fin dagli inizi della loro carriera.

Via Merulana, 244 – 00185 Roma
botteghino@teatrobrancaccio.it
Tel. 06 80687231

Prezzi da 40 a 28 euro

Ufficio stampa Teatro Brancaccio Silvia Signorelli

signorellisilvia@libero.it  Mob. +39 338 9918303

Facebook: SiSicommunication – Twitter: @silviasignore

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COMUNICATO STAMPA

Uscita a testa alta per Deborah Xhako : puo’ ritenersi soddisfatta perchè  la sua partecipazione a The Voice of Italy 2018  è stata  un grande successo.

J-Ax, Al Bano, Francesco Renga e Cristina Scabbia stasera hanno scelto i propri finalisti nel talent show condotto da Costantino della Gherardesca. Sono state molto tese le corde attorno al ring che ha visto scontrarsi nella Battle i semifinalisti di The Voice of Italy, e per la nettunese Deborah Xhako il programma The Voice è purtroppo finito qui.

Erano 16 i talenti rimasti in gara dopo la spietata selezione dei Knock Out, 4 per team. Nella puntata di stasera, andata al solito in onda su RAI2, divisi in coppie, i concorrenti si sono affrontati nella Battle, duettando su uno stesso brano. Solo 2 i vincitori di ogni team, e solo 4 voci hanno potuto accedere al match finale del Live show.

La scelta decisiva è avvenuta attraverso il nuovo Sing Off: uno spareggio in cui ogni talent riproponeva il brano presentato alle Blind Audition. La decisione ha pesato ancora una volta sulle spalle dei rispettivi coach. Nel Live Show di giovedì 10 maggio la parola passerà invece al pubblico a casa che, attraverso il televoto, deciderà quale “Voce d’Italia” si aggiudicherà un contratto discografico esclusivo con Universal Music Italia.

Nel team Renga il coach ha deciso di far sfidare la nostra Deborah Xhako e Mirco Pio Coniglio con il brano ‘La Risposta’ di Samuel. Asia Sagripanti si è sfidata con Marica Fortugno con il brano ‘Ciao’ di Vasco Rossi. La prima sedia è stata occupata da Asia che ha vinto contro Marica, la seconda da Mirco che ha vinto contro Deborah. Asia e Mirco si sono infine sfidati ai Sing Off con il loro cavallo di battaglia delle blind e il coach Renga ha deciso di portare in finale Asia Sagripanti.
I 4 finalisti al termine della serata: per il Team Albano, Maryam Tancredi; per il Team Cristina, Andrea Butturini; per il Team J-Ax, Beatrice Pezzini; per il Team Renga, Asia Sagripanti.

Dagli studi di Rai Radio2, radio ufficiale di The Voice of Italy, hanno commentato il programma Gino Castaldo ed Ema Stokholma, insieme al gruppo d’ascolto “Back2Back”.

ufficio stampa Lisa Bernardini

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Presentazione letteraria di successo a Roma per Giuseppe Lago. 
Lo scorso 12 Aprile, presso la Libreria Testaccio, si è tenuta la seconda presentazione del suo romanzo La Fuoriuscita (Alpesitalia).
Sono intervenuti: Chiara Scarpulla, psicologa e psicoterapeuta, nonché attrice teatrale, la quale ha letto alcuni brani del libro, dando voce al personaggio di Martha Weber, la fuoriuscita protagonista del romanzo; Piero Sistopaoli, psicologo e psicoterapeuta, docente IRPPI (Istituto Romano di Psicoterapia Psicodinamica Integrata, che ha commentato i contenuti e i riferimenti socio culturali del libro; Stefano Cocci, giornalista e scrittore, esperto di cinema e sport, che ha citato vari riferimenti del libro al cinema, soffermandosi sulla trama e i punti in comune col film The Truman show. Inoltre, essendo anch’egli autore di un libro di cinema (La febbre del sabato sera (Ultra, 2017), ha rivolto alcune domande personalmente all’autore.
Giuseppe Lago, psichiatra e psicoterapeuta, direttore IRPPI (Istituto Romano di Psicoterapia Psicodinamica Integrata), autore del romanzo oggetto dell’incontro, ha commentato e preso spunto dagli interventi e dalla “messa in scena” di Chiara Scarpulla, per fornire ulteriori chiarimenti e riflessioni sul tema e sui personaggi del libro.
Tra il pubblico, che ha seguito attentamente e posto curiosità, anche la giornalista Flaminia Naro (Radio Città Futura, Il Foglio), che  ha voluto approfondire e mettere in rilievo la funzione di denuncia che il romanzo può avere nei confronti di alcune sette sedicenti psicoterapeutiche, ancora in grado di illudere e lucrare sul disagio degli utenti.
Nel complesso, due intense ore di discussione e approfondimento di una trama interessante e di un libro ben scritto, come evidenziato in numerose recensioni online.
“La Fuoriuscita è un romanzo che tiene incollati alle pagine, ed ha l’enorme pregio di delineare dei personaggi a tutto tondo in cui potersi identificare;  voci autorevoli hanno sottolineato che la sua lettura porta in un mondo che in molti non conoscono, lasciando la sensazione di volerlo/doverlo approfondire.
Assolutamente da leggere.
Lisa Bernardini
Presidente Occhio dell’Arte
Foto 912 :
Una veduta parziale della libreria durante la presentazione 
Foto 620:
Giuseppe Lago prende la parola durante la presentazione del suo romanzo
Ultima immagine in allegato: uno sguardo al parterre dei relatori presenti

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PRATO FILM FESTIVAL
20/23 maggio 2018
VI edizione

PRATO FILM FESTIVAL locandina rossa

Si tiene a Prato dal 20 al 23 maggio 2018 la sesta edizione del PFF – Prato Film Festival, fondato e diretto da Romeo Conte e realizzato in collaborazione con il Comune di Prato – Assessorato alla Cultura e Assessorato alle Attività Produttive del Comune di Prato, Confcommercio Pistoia e Prato, Lions Club Prato Datini, Convitto Nazionale Statale Cicognini e con il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia di Prato. Due le location del festival, le proiezioni di apertura del 20 maggio nello storico Teatro Gabriele D’Annunzio all’interno del Convitto Nazionale Statale Cicognini e il resto del festival presso il Cinema Eden.

Evento di apertura del festival, il 20 maggio, l’omaggio allo scrittore e giornalista pratese Curzio Malaparte, con la proiezione, in versione restaurata, del film La Pelle di Liliana Cavani. Per tale occasione l’attore Maurizio Donadoni interpreterà alcuni passaggi del libro di Malaparte “Maledetti toscani”. Cuore centrale del festival, il concorso di cortometraggi con le sue sezioni tematiche Mondo Corto, Diritti Umani e Corto Italia. Un festival che si apre alle scuole con i matinée e le proiezioni di lungometraggi fuori concorso quali Il più grande sogno, di Michele Vannucci con Mirko Frezza, Alessandro Borghi, Ivana Lotito e Milena Mancini e Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni con Giuliano Montaldo, Andrea Carpenzano e Donatella Finocchiaro. Proiezione serale per il lungometraggio Veleno di Diego Olivares con Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo, Salvatore Esposito e Nando Paone. Presentato alla Settimana Internazionale della Critica della Mostra del Cinema di Venezia 2017, il film racconta la storia vera del dramma dei rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi nel casertano.

In occasione della giornata finale del festival, mercoledì 23 maggio, presso la Saletta Campolmi inaugurazione della mostra dedicata al film “Il postino” diretto da Michael Radford e Massimo Troisi e interpretato dallo stesso Troisi con Maria Grazia Cucinotta, Philippe Noiret, Renato Scarpa e Anna Bonaiuto. Saranno esposti – fino al 4 giugno – i bozzetti e gli schizzi con cui venivano immaginate le scene ed i costumi dei due curatori della mostra, lo scenografo Lorenzo Baraldi e la costumista Gianna Gissi. Esposte anche le foto da set del film realizzate da Angelo Frontoni e tratte dalla collezione digitale “Angelo Frontoni, il fotografo delle dive” del portale internetculturale.it del Mibact. L’intero Archivio di Angelo Frontoni è conservato presso la Fototeca del Museo Nazionale del Cinema di Torino e presso il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale di Roma.

Tra gli eventi speciali, la proiezione dello spot “Fratelli Conforti – Una storia Pratese”, dal 1948, in occasione dei 70 anni di attività di una nota azienda del territorio. Quattro i conduttori che si alterneranno sul palco durante il festival: Giovanni Bogani, Nicola Pecci, Miriam Candurro e Paolo Calcagno. I premi sono stati creati da Camilla Bacherini e saranno realizzati dalla Fonderia Artistica “Il Cesello”.

Partner del Prato Film Festival 2018: BiAuto Lexus Firenze, Eleonora Lastrucci, Bimitex, Fratelli Conforti, Alma Carpets, Avanglion by designer Bruno Palmegiani, Carlo Bay, Pointex, VKA vodka, Zeta Casa, Ristorante la Limonaia di Villa Rospigliosi, Il Decanter, Gioielleria Cerbai. Media partner: Italia7, TVR Teleitalia 7Gold, Radio Canale7, White Radio, Pratosfera, CineClandestino, Red Carpet Magazine, Easyweb. Le foto del filmfestival saranno realizzate dallo Studio Fotografico Bolognini.

Tutto quello che vuoi. Trailer del film ‘Veleno’, di Diego Olivares:

Tutto quello che vuoi 2

https://www.youtube.com/watch?v=_y-inq0XQMw

 

Per maggiori informazioni

http://www.pratofilmfestival.it

info@pratofilmfestival.it
tel. 0574 1940224

 

Ufficio stampa

Carlo Dutto

carlodutto@hotmail.it

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FRANCESCA STAJANO E RAFFAELLO SASSON NUOVA COPPIA DEL CINEMA INTERNAZIONALE

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Nelle foto la coppia cinematografica internazionale formata dal regista sceneggiatore e
produttore Raffaello Sasson e l'attrice sceneggiatrice e produttrice Francesca Stajano in giro per il mondo con Frammenti.
Fondatori della Compagnia del Brivido con la quale hanno prodotto e lavorato
rispettivamente come regista autore e attrice autrice gli spettacoli Parenti e serpenti, La
mia vita per la musica, Allora come va?
Fondatori della 39step production, producono Hard Boiled Appuntamento alle 11 in punto, Il Demonio, ottengono riconoscimenti e Premi Internazionali con Frammenti/Fragments del quale é in preparazione il lungometraggio.
Coppia anche nella vita, dopo otto anni di fidanzamento e di lavoro artistico insieme, si
sono sposati il 21 Agosto del 2017.

Ufficio stampa Giò Di Giorgio
ufficiostampagiodi@gmail.com – info 3922578267

News:

Nasce l’App gratuita e senza sponsor

“GUIDA AI MIGLIORI COCKTAIL BAR D’ITALIA”

Un’app gratuita per iOS e Android per scoprire i migliori cocktail bar d’Italia, grazie alla Guida di BlueBlazer, scaricabile dal sito www.blueblazer.it/app

 

logo Guida Cocktail BlueBlazer

L’app non ha scopo di lucro, è gratuita e priva di sponsor, a garanzia della massima autonomia di azione e della fiducia dei suoi utenti, è un contenitore virtuale, scaricabile sulle piattaforme iOS e Android, contenente gli indirizzi, le informazioni e tutte le news sui migliori cocktail bar d’Italia. Gli oltre 160 bar della Guida sono frutto di una attenta selezione diGiampiero Francesca e Massimo Gaetano Macrì, supportati da un panel di cento esperti che hanno pre-selezionato una lunga lista di locali. Per il secondo anno consecutivo sono infatti presenti nella Guida tutte le regioni italiane, con un’attenzione sempre maggiore alle realtà di provincia, tanto interessanti quanto, spesso, difficili da scoprire. Trovano così spazio, accanto alle grandi città come Roma, Milano e Firenze, realtà con poche centinaia di abitanti, come Acquapendente, in provincia di Viterbo, o Mirano, non lontana da Venezia.

I criteri seguiti per selezionare i bar si basano sull’ospitalità, oltre che sulla qualità del servizio e del cocktail. “Non scegliamo mai un locale perché fa bene da bere – sottolinea Giampiero Francesca, direttore di BlueBlazer e ideatore della Guida – non è quello che ci interessa in primis. Consideriamo soprattutto l’alto grado di accoglienza, ormai sempre più rara, che si traduce nella capacità di far star bene il cliente, consentendogli di vivere un’esperienza completa. Poi, ovviamente, viene anche il cocktail”.

Una volta installata l’app dal link www.blueblazer.it/app, è sufficiente aprirla dal proprio smartphone per consultarla. La navigazione del menù è semplice e intuitiva: si può decidere di geolocalizzarsi e selezionare i locali che appariranno sulla cartina, oppure filtrare per lequattro categorie (cocktail bar, bistrot – restaurant, hotel bar e speakeasy). In ogni caso, ‘cliccando’ su un locale, si aprirà la scheda con una breve storia di presentazione del bar, alcune informazioni sui cocktail consigliati e sul tipo di miscelazione praticata, gli orari, icontatti e l’accesso diretto alle mappe per rintracciare la strada col proprio navigatore.

Le categorie sono uno strumento utile per consentire a chiunque, in base ai propri gusti e aspettative, di scegliere velocemente. Al di là del ‘cocktail bar’ propriamente detto, ‘bistrot-restaurant’ indica quei locali in cui oltre che bere si offre un’esperienza food frutto di una cucina, in molti casi anche degna di nota per non dire ‘stellata’”, sottolinea Massimo Gaetano Macrì, capo-redattore di BlueBlazer e co-ideatore della Guida. “Non potevano poi mancare gli hotel bar, di cui siamo grandi estimatori. Anzi, con il nostro lavoro, vorremmo far capire che le atmosfere eleganti ed ovattate di questi locali potrebbero essere frequentate da tutti. In Italia c’è ancora molta diffidenza e sono ancora tanti a chiedersi se si possa entrare in un hotel solo per bere un drink, senza essere clienti”. E, infine, la categoria forse più alla moda, i cosiddetti speakeasy “in cui abbiamo inserito sia i locali il cui accesso è garantito tramite la parola d’ordine, come i ‘veri’ speakeasy americani del Proibizionismo degli anni Venti-Trenta del secolo scorso, sia quei locali che in qualche modo ricordano quelle atmosfere fumose, con un accesso un po’ da secret bar, in cui entri solo se ne conosci fisicamente l’ingresso”.

La Guida vuole essere uno strumento di consultazione smart, continuamente aggiornata e utile, tanto agli operatori del settore quanto al cliente, più o meno appassionato. “Sono tanti i vari brand ambassador, per esempio, che ci hanno confessato di utilizzare per il loro lavoro le nostre mappe per rintracciare i locali. Si tratta di una utilità secondaria di cui prendiamo atto. Ma lo scopo principale della Guida è quello di offrire agli appassionati del buon bere e anche ai semplici curiosi, una finestra ‘mobile’ da cui osservare il mondo del bar. Se una persona entra in un locale, ‘spinta’ dalla descrizione della Guida, si innamora del posto e apprezza il cocktail, noi abbiamo centrato la missione”. Per l’occasione del lancio della Guida sono stati creati due signature cocktail: il ‘The Journalist Martini’ di Massimo D’Addezio e il “The Journalist Negroni” di Tommaso Cecca. Entrambi i cocktail sono degli omaggi che i barmanager dei due locali hanno voluto dedicare ai giornalisti adattando i pregi, e perché no, i difetti della categoria a due storici cocktail. Il The Journalist Martini è un Martini cocktail come piace berlo a molti giornalisti, freddissimo e molto secco, preparato con gin Bombay Sapphire, Apricot Brandy e gocce di Laphroaig, un whisky torbato i cui sentori affumicati rimandano, per Massimo D’Addezio, al mondo della stampa e delle redazioni. Completamente diverso il The Journalist Negroni, una variante calda e avvolgente del grande classico italiano, con brandy Cardenal Mendoza, Campari infuso all’ibisco e vermouth Cinzano 1757, che restituisce una visione diametralmente opposta del ruolo e della figura del giornalista.

Ufficio stampa
Carlo Dutto
cell. 348 0646089
carlodutto@hotmail.it

PoesiCanzone

Il Progetto e il Cd-Antologia

 

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Il progetto PoesiCanzone nasce dall’unione delle idee di Iolanda La Carrubba e Amedeo Morrone, è stato presentato all’interno della rassegna culturale San Lorenzo 2011 patrocinato da Roma Capitale ed Estate Romana.
Il lavoro è stato quello di realizzare un’opera di trasposizione letteraria, in cui le poesie di poeti nazionali e internazionali sono state tradotte in vere e proprie canzoni in un’operazione corale nella quale i poeti hanno espresso con il loro prestigioso lavoro la sensibilità su diverse tematiche che insieme all’original sound pop-rock melodico del cantautore Amedeo Morrone, viaggiano attraverso un linguaggio sinestetico.

La prima edizione del Cd-Antologia “PoesiCanzoni” è stata introdotta dall’illustre prefazione del musicologo, compositore ed antropologo Alexian Santino Spinelli (musicista virtuoso della fisarmonica, docente universitario di Lingua e cultura romaní, presidente nazionale della federazione FederArteRom) che dice “…la musica e l’original sound pop-rock di Amedeo Morrone e le sue canzoni fanno parte di noi, sono espressioni artistiche reali, esprimono emozioni vivide che irrorano le nostre vene e coinvolgono i nostri sensi… La sua arte è pregna di vita reale che diventa poesia, che diventa canzone… semplicemente invita l’ascoltatore a porgere il suo cuore prima che l’orecchio verso la PoesiCanzoni”.

Presentazioni ufficiali del progetto e del Cd-Antologia PoesiCanzoni si sono tenute presso prestigiose location tra le quali: l’Isola del Cinema di Roma diretta da Giorgio Ginori, presso la sede FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori) di Roma, presso lo Studiolo diretto da Eugenia Serafini a Roma, presso la Biblioteca Aldo Fabrizi di Roma.

Prezzo ci copertina € 25,00

Per info e ordinare copie: escamontage.escamontage@gmail.com

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11a IRISH FILM FESTA

Roma 21 e 25 marzo

 

 

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Giunge all’11a edizione IRISH FILM FESTA, il festival interamente dedicato al cinema irlandese che quest’anno si terrà dal 21 al 25 marzo 2018, come di consueto alla Casa del Cinema di Roma.

 “Mentre il cinema irlandese continua a crescere e sorprendere, il nostro festival accoglie con soddisfazione un numero sempre maggiore di film e filmmakers che arrivano anche dal Nord Irlanda. Del resto, IRISH FILM FESTA ha sempre guardato all’Irlanda come a un’isola artisticamente unita, siamo stati una manifestazione ‘All Ireland’ fin dalla prima edizione”, commenta il direttore artistico Susanna Pellis.

IRISH FILM FESTA dedica, come sempre, ampio spazio ai cortometraggi: alla sezione concorso nata nel 2010 e che quest’anno comprende sedici opere, si affianca Making Shorts, un panel di approfondimento sul settore del cortometraggio nell’industria cinematografica irlandese e nordirlandese al quale parteciperanno registi, distributori e professionisti del settore. Fuori concorso sarà inoltre presentato An Béal Bocht (The Poor Mouth) del noto regista Tom Collins, primo adattamento in animazione dell’unico romanzo in lingua gaelica dello scrittore e giornalista irlandese Flann O’Brien, premiato al Galway Film Fleadh 2017.

Tra i lungometraggi in programma all’11a edizione di IRISH FILM FESTA, vedremo invece Song of Granite di Pat Collins: un’originalissima rivisitazione del genere biopic applicata alla vita e all’arte del cantante irlandese Joe Heaney (1919 – 1984). Definito da Variety “solenne, commovente e sorprendentemente radicale”, Song of Granite ha vinto il premio per la migliore fotografia (di Richard Kendrick) al Galway Film Fleadh 2017, e ha ricevuto tre candidature agli IFTA – Irish Film & Television Awards, tra cui quella come miglior film.

Ispirato a vicende reali è anche Maze di Stephen Burke, sull’evasione di 38 detenuti repubblicani dal carcere di Long Kesh nel 1983. Saranno al festival il regista, la produttrice Jane Doolan e il protagonista Barry Ward (lo ricordiamo in Jimmy’s Hall di Ken Loach, Pursuit di Paul Mercier visto all’IFF due anni fa, L’accabadora di Enrico Pau). Maze ha ottenuto un grande successo di pubblico in Irlanda (è al momento il film irlandese ad aver incassato di più nel primo fine settimana in sala, record precedentemente detenuto da Room di Lenny Abrahamson) ed è stato candidato a quattro premi IFTA.

No Party for Billy Burns, scritto e diretto dall’esordiente Padraig Conaty, è un western contemporaneo ambientato nella cittadina di Cavan, al confine con l’Irlanda del Nord. Conaty sarà presente al festival anche con You’re not a Man at All, uno dei cortometraggi in concorso.

In anteprima italiana vedremo Kissing Candice, film d’esordio della regista di videoclip musicali Aoife McArdle appena passato al Toronto Film Festival e alla Berlinale. Kissing Candice fonde con efficacia realtà, sogno e immaginazione nel mettere in scena le fantasie di un’adolescente. Nel ruolo del padre della protagonista, l’attore nordirlandese John Lynch.

Il documentario Rocky Ros Muc di Michael Fanning racconta la vita e la carriera sportiva di Sean Mannion, pugile irlandese emigrato dal Connemara a Boston negli anni 70. Rocky Ros Muc è stato presentato all’Irish Film Festival di Boston e ha vinto il premio per il miglior documentario al Galway Film Fleadh 2017.

Handsome Devil è il nuovo film scritto e diretto da John Butler, di cui IRISH FILM FESTA aveva già presentato The Stag (The Stag – Se sopravvivo mi sposo, 2014); Handsome Devil è un delicato racconto di formazione ambientato in collegio, fra studio, rugby e importanti prese di coscienza. A fianco dei due giovani protagonisti Fionn O’Shea  e Nicholas Galitzine, spiccano Andrew Scott e Moe Dunford nel ruolo degli insegnanti.

Non si interrompe il legame tra IRISH FILM FESTA e Cartoon Saloon, lo studio d’animazione con sede a Kilkenny sempre più apprezzato a livello internazionale: dopo The Secret of Kells (2009) e Song of the Sea (La canzone del mare, 2014), al festival sarà proiettato The Breadwinner di Nora Twomey. Accolto con entusiasmo nel circuito dei festival e candidato agli Oscar 2018, The Breadwinner è tratto dal romanzo omonimo della canadese Deborah Ellis (pubblicato in Italia da BUR col titolo Sotto il burqa) e vede protagonista Parvana, una ragazzina afghana che vive sotto il regime talebano. Il film di Nora Twomey, che ha coinvolto nella produzione anche Angelina Jolie, è un’ode al potere delle storie e dell’immaginazione, portata sullo schermo attraverso un approfondito lavoro di ricerca sulla cultura visiva e favolistica dell’Afghanistan.

Nell’ambito della nuova sezione #IFFbooks, dedicata alla letteratura irlandese, IRISH FILM FESTA presenterà infine My Astonishing Self: Gabriel Byrne on George Bernard Shaw, un documentario realizzato da Gerry Hoban per RTÉ (la televisione pubblica irlandese) e BBC in cui il celebre attore Gabriel Byrne guida gli spettatori alla scoperta della vita e delle opere di Shaw. A Gabriel Byrne, che proprio quest’anno ha ricevuto il premio IFTA alla carriera, si lega anche la scelta dell’Irish Classic, Into the West (Tir-na-nOg – È vietato portare cavalli in città, 1992): scritto da Jim Sheridan e diretto da Mike Newell, il film è una fiaba moderna ambientata nel mondo dei Traveller, l’etnia nomade irlandese. Nel cast, oltre a Byrne, anche Ellen Barkin, Colm Meaney e Brendan Gleeson.

#IFFbooks prevede poi un incontro con il pluripremiato scrittore irlandese Paul Lynch, autore di tre romanzi: Red Sky in Morning (Cielo rosso al mattino, 2013), già pubblicato in Italia dalla casa editrice 66thand2nd, The Black Snow (2014) e Grace (2017). Lo stile di Lynch, paragonato a quello di Seamus Heaney e Cormac McCarthy, ha ricevuto apprezzamenti da affermati scrittori irlandesi come Sebastian Barry e Colm Tóibín.

IRISH FILM FESTA è prodotto dall’associazione culturale Archimedia e realizzato in collaborazione con Irish Film Institute; con il sostegno di Culture Ireland, Irish Film Board, Turismo Irlandese; e il patrocinio dell’Ambasciata irlandese in Italia e delle Biblioteche di Roma.

www.irishfilmfesta.org | #IRISHFILMFESTA

CineRecensione

Fabrizio De André. Principe libero

di Sarah Panatta

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Tra musicarello e soap opera “barilla” sostenuto da un enorme Marinelli-De André

Questa di Marinelli è una storia vera… ruoli arditi ma devitalizzati, anemici e romanzati, dai Taviani alla Rai, ennesimo personaggio zoppicante affidato ad un attore che nonostante tutto sa giganteggiare, e trovare ogni volta a sua “primavera”.
Non può farla franca. Fabrizio, quello che non è, quello che non ha. Insicurezza e indisciplina, paura di cambiare, presagi da capire. Un fanciullo di Mary Poppins con lo sguardo del pescatore di sirene e mendicanti. Un figlio di papà borghese ma aperto, di anni bollenti ma assoggettabili, di rivoluzione desiderata e nel tempo a propria immagine misurata. Principe libero.

Evento speciale al cinema solo il 23 e il 24 gennaio e in onda sulla rete pubblica in due puntate il 13 e 14 febbraio, Faber si fa miniserie, Fabrizio De André. Principe Libero, autorizzata da Dori Ghezzi, angelo custode dell’operazione (fornendo persino alcuni costumi dei scena), strutturata su un saggio universitario, diretta dal quasi esordiente Luca Facchini. Un racconto che voleva ilr realismo magico sulla falsa riga di un revival american style, diventa la “normale” fiction Rai di un cantautore simbolo nazionale. Un prodotto di medio consumo che cerca l’emotività profonda del personaggio tracciando a marcate linee il contesto socioculturale che diventa a sua volta sfondo impressionista annacquato nei gorgoglii delle acque genovesi e nelle chiacchiere con i tanti amici e comprimari della fiction. Uno spot del “biscottone” tricolore (con tanto di fattoria a sostituire il “mulino”) che dall’anarchia disfunzionale del nostro Faber discende una storia d’amore come tante, musicata tra la voce del mito reale e quella graffiata e imperturbabile del pur sempre gigantesco Luca Marinelli, che tra macchiette, fumetti e ritratti storici si conferma il più versatile e coerente interprete della sua generazione. E che cerca lui stesso, forse disperatamente, quel Faber appannato dell’appiattimento della miniserialità per “tutti” (i tutti delle inserzioni pubblicitarie in fascia di “garanzia” e così via).
Quella “specie di sorriso” che inganna gli anni e che “sa” ridere. Mentre si indigna nel mondo senza sdegnarsi di esso. Che accetta la realtà, la compiange, la disturba, trasformandola nei suoi “personaggi”, (poveri) cristi laici di questa terra ubriaca. Che trova le sue “verità” tra i vicoli, anzi, i carruggi, le puttane, le bettole, i salotti padronali, i prati della vacche, ma soprattutto tra le corde dell’amore. Multiplo e contrastato, come l’animo di Fabrizio. I suoi “due occhi enormi di paura”, specchio di “un’avventura” lunga una vita intera, fatta di famiglie allargate e di insanabili interdizioni interiori, di esplorazioni necessariamente proibite e di piccole grandi battaglie irrinunciabili, la musica, la campagna, i mari della solitudine e del vagabondaggio nel tutto dell’esistere.

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Dischiude gli occhi guardandosi intorno Luca/Faber e vede una famiglia di imprenditori sì illuminata ma troppo spigolosa e clientelare per la sua eversione ardente nel sangue, sin da ragazzino, tra un disco di Elvis rubato nel vicolo e una notte con la Marinella bionda del quartiere povero. Giurisprudenza è uno scoglio scomodo per Fabrizio, che presto abbraccia la musica e tra i canti per gli amici e un matrimonio con “la più bella” della città, una rossa in cerca di dote e di sogni non infrangibili, incide il primo disco. Fabrizio è tormento puro, pacata febbre di dolore e di incertezza verso quel mondo assopito che lo circonda e soprattutto verso, dentro, contro, quel mondo di ombre passate e future che lo avvolge personalmente. Ombre poco decifrabili in una dolce vita friabile, ossessionata dal bisogno di “libertà”. Un uomo che la cerca e ad essa si concede, tra canzoni di popolo, donne e qualche bicchiere di troppo, grandi amici, il Villaggio da cabaret che lo sostiene e debutta persino con lui, e il Tenco che scrive rime sui tovaglioli del bar e commenta la vacuità del successo sotto l’immancabile luce di stelle lunari ribaltate nel nero del mare arrotolato sulle rive dei pescatori, testimoni di tante confessioni. E poi la passione complice ed eterna con Dori Ghezzi, la fuga nella fattoria in Sardegna, mentre le fortune musicali vanno vengono e tornano come pure il terrore del palco e il confronto con il “pubblico”. Fino al rapimento in quella villa-nido vicino Tempio Pausania la sera del 27 agosto 1979 e la liberazione quattro mesi dopo, dietro riscatto.

Faber, l’anti borghese a cui non piacevano le caselle della società ma neppure i cliché dell’artista, faber fabbro di tanti Sé e se. Figura complessa e leggendaria trasformata dalla grande Mamma Rai in feuilleton del weekend, tra imprecisioni, vizi di forma, tentativi pittorici e istantanee corali, il “ballo mascherato”. Ma di Fabrizio dov’è, dov’è il “cuore”?

Regia: Luca Facchini
Soggetto: Luca Facchini, Giordano Meacci, Francesca Serafini
Sceneggiatura: Giordano Meacci, Francesca Serafini
con la collaborazione di Luca Facchini
Fotografia: Gogò Bianchi
Montaggio: Clelio Benevento, Valentina Giorno
Scenografia: Enrico Serafini
Costumi: Maria Rita Barbera, Gaia Calderone
Una coproduzione Rai Fiction – Bibi Film TV
Prodotto da Angelo Barbagallo
ITA 2017 – Drammatico, Sentimentale, Musicale – 193’
Cast: Luca Marinelli, Valentina Bella, Elena Radonicich,
Davide Iacopini, Gianluca Gobbi, Lorenzo Gioielli, Anna Ferruzzo,
Laura Mazzi, Orietta Notari, Orsetta De Rossi, Elena Arrigo,
Daniel Terranegra, Francesca Ziggiotti, Ciro Esposito
con Roberto De Francesco
e con la partecipazione di Matteo Martari e Tommaso Ragno
e con la partecipazione straordinaria di Ennio Fantastichini
In onda (in due puntate) su Rai1 il 13 e 14 febbraio 2018
Distribuito in sala da Nexo Digital 23 e 24 gennaio 2018 (evento speciale)

CineRecensioni

 

Ella & John

Virzì e il suo “this must be the place”, sulla strada tra Hemingway e altre pazze gioie “senili”

di Sarah Panatta

 

 


Helen Ella, Donald John. Sul camper per evitare in un sol colpo ospedali, figli ansiosi e morte antidolorifica. Lei impasticcata e razionalmente tenace. Lui smemorato a fasi alterne, provetto guidatore e soprattutto ex professore da “attimo fuggente” veneratore di Hemingway e della sua leggenda (da raccontare a chiunque gli capiti sotto fiato, specialmente se donna). Scappano sul modello anni ’70 della propria vita acculturata e ancora innamorata di se stessa e dei suoi fantasmi lontani.

Dal Massachussets terra di pionieri e padri della patria oggi quanto mai razzista e trincerata, ispirati da antico desiderio di esplorazione e forse espiazione e redenzione, si regalano una maratona di soste con diapositive e bevande zuccherine, dalla stazione di servizio che vendeva barrette alla noci e ora vende i sorrisi dei suoi pudici gestori siriani, fino alla patinata abbacinante iper turistica Florida.
Cercano “piacere”, cercano tempo (libero), quello che per entrambe e in modi diversi, tra cancri e fughe di memoria, si sta srotolando via, come l’asfalto della Old (rigorosamente vintage anche la strada, come tutto il film e le sue confezioni) Route 1, verso il sud del Sud, la casa del Maestro Hemingway, le isole paradisiache degli USA post trumpiani.
Un on the road senza contesto e quasi senza colori, a parte quelli dei ricordi ripetuti senza sosta nelle soste, che della strada vera conserva i titoli iniziali – asfaltati direttamente sulle vie ben curate del quartiere residenziale da cui se la svignano Ella e John, i nostri attempati maestosi Mirren e Sutherland (tra le più affiatate sensuali coppie “vintage” degli ultimi anni) – e la nostalgia del cinema raccontato con la semplicità dell’empatia dei comprimari nel non-luogo ammaliante, catartico, travolgente e abbondantemente simbolico, del viaggio.
Ella e John hanno avuto un matrimonio inscindibile, quasi 50 anni, e decidono di coronare la loro complessa unione e i sogni giovanili prima dell’oblio definitivo. Quindi abbandonano i figli ormai di mezza età, il maschio ancora in cerca di realizzazione e la femmina rampante emula delle carriere paterne, in preda al terrore e insieme all’ilarità, quando alla vigilia del ricovero di Ella, si mettono in moto sullo scassone delle gite estive d’infanzia, su una rotta senza ritorno. Tra voglie di hamburger, sparizioni, ospizi, vomito su tappeti, seduzioni da hotel, vicini di camper e poliziotti bislacchi. Dell’avventura primigenia e inattesa di quel viaggio da svalvolati condannati a morte che vogliono consumare in gloria e comfort tutti i piaceri che restano, esplode solo qualche gag, sotto il sole di una commedia che ricalca tanti, troppi schemi ma si lascia per sua fortuna trascinare da due giganteschi attori.
Persi tra Melville, Joyce, il vecchio pescatore amante delle corride, la commedia americana anni 2000 ed echi alla Fotter style, le mitologie e gli spauracchi wasp di provincia e il dramma borghese classico (complessi paterni e materni, fedeltà, tradimenti, famiglie moderne e scalate sociali), gli autori creano un melting pot citazionistico che cerca di calcare la commedia con levità calviniana e umorismo british, ma tranne alcuni testa a testa tra i due straordinari protagonisti, vera ossatura del film, il contesto sociale, storico e culturale degli infiniti paesaggi umani e geografici offerti dal tragitto di Ella e John, si perde negli umori da cartolina amaranto della fotografia del sempre ineccepibile Bigazzi, reduce da altre grandi “bellezze”.

Regia: Paolo Virzì

Soggetto: liberamente tratto dal libro di Michael Zadoorian “The Leisure Seeker”
Sceneggiatura: Stephen Amidon, Francesca Archibugi, Francesco Piccolo, Paolo Virzì

Direttore della fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Jacopo Quadri
Scenografia: Richard A. Wright
Musiche: Carlo Virzì
Commedia/Drammatico – ITA 112’

Prodotto da Indiana Production e Rai Cinema con Motorino Amaranto
in associazione con 3 Marys Entertainment S.R.L.

Con: Helen Mirren, Donald Sutherland, Christian McKay, Janel Moloney, Dana Ivey, Dick Gregory

Distribuito da BAC Films
In sala dal 18 gennaio 2018

CINERECENSIONE

LA FORMA DELL’ACQUA

Le forme dell’amore e i mostri della realtà nel capolavoro “multilingue” di Guillermo Del Toro

di Sarah Panatta

 

Risultati immagini per la forma dell acquaLa cosa e la principessa, fluttuano tra le onde di un’amore senza etichette e prisma di infiniti colori. Tra loro dita mozze e vasche di tortura, docce sensuali e campagne pubblicitarie fallite, carriere estenuate e autoritarismi inarrestabili.
Dalla Bella e la Bestia formato caccia alle streghe, al dramma musical contro ogni “guerra fredda”, passando per il remake mancato de Il mostro della laguna. Il messicano esploratore dei “labirinti” orrorifici dell’immaginario collettivo occidentale e non solo, difende con la sua poesia inconfondibile la molteplicità inestinguibile dell’esistenza, cantando i colori diversi dell’amore ne La forma dell’acqua, Leone d’oro al miglior film alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Elisa (una dolcissima e disinvolta Sally Hawkins) non ha voce ma canta, non sente il ritmo ma lo balla, abituata a fare igiene in luoghi estranei per eminenze grigie, sentendosi incompleta e rassegnata ma apparentemente serena. Generosa e straordinaria compagna di solitudini dell’artista (Richard Jenkins), altrettanto represso, che vive dietro la porta difronte, attaccato ai suoi bozzetti di un futuro che non arriverà mai. Elisa compie gesti rituali per riempire una routine che la società vibrante ma viziata e robotica degli anni ’60, tra boom e guerra fredda, minacce atomiche e contraddizioni suicide, le ha imposto e che lei ha introiettato, diventa testimone innocente ma non innocua della verità che a lei si palesa improvvisamente tra le pareti pastella e oscure dell’appartamento vuoto, le luci notturne della città nel turno del suo lavoro, i lunghi corridoi e le imponenti stanze della laboratorio bunker in cui fa le pulizie. E in cui scopre nel vascone degli esperimenti, un essere non umano né animale, una sorta di cangiante anfibio dagli occhi liquidi e fiammante di passioni, che attraverso Elisa scopre il mondo degli umani, i loro cibi e le loro emozioni, trovando un’affinità elettiva alchimia con la (non più) giovane donna. Mentre una amore interrazziale letteralmente indicibile deflagra, ed Elisa cerca un piano per liberare la creatura, con lei si confronta e lotta la collega “negra” disperate housewife, concentrato pettegolo istrionico ed energico di recriminazioni rivendicazioni e speranze.

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Intorno a loro un nugolo di agenti e scienziati dell’America in guerra con tutti in primis con se stessa e i suoi principi fittizi, un mondo sottilmente violento in cui spiccano e si sfidano mortalmente l’agente implacabile che vuole chiudere con un fiocco sgargiante il pacco regalo della propria famiglia Wasp in stile Truman show, rappresentante della borghesia vestita di stereotipi e in essa assopita bruciata immortalata, che vuole sopprimere la creatura venuta dalla laguna che Elisa ha imparato segretamente ad accudire educare e adorare come essere speciale e prezioso. E il dottore-spia che tradisce ogni velleità politica ed economica per rispettare la vita, nelle sue meravigliose e insopprimibili dimensioni e forme. L’acqua è veicolo di unione e trasformazione, transizione e viaggio, incontro. E’ dimensione multipla dello stesso esistere e dello stesso essere, fatto di impronte molecolari e spirituali sul volto plasmabile del mondo a se stesso ostile eppure scrigno di meraviglia irrefrenabile.
Del Toro firma forse uno dei suoi più rischiosi eppure riusciti capolavori, sposando la muta e la cosa venuta dal Sudamerica, anzi dal cortile dell’America, quello meticcio schiavo e depauperato, con un cantico affettuoso tragico ironico e splatter, rocambolesco e militante sulle tante splittate realtà della vita.

News

PREMIO APOXIMENO 2017

a cura di Lisa Berardini

1200px-Colin_Firth_by_Gage_Skidmore_2Appuntamento a Firenze 18 novembre 2017 per il Premio Apoxiomeno 2017 con i premiati della XXI^ Edizione, tra star nazionali e internazionali che hanno celebrato il lavoro delle Forze dell’Ordine in tutto il mondo.

Tra i premiati di questa edizione 2017 del Premio, suddiviso in otto sezioni, spiccano nomi di prestigio internazionale quali Gina Lollobrigida e Colin Firth, che saranno insigniti del riconoscimento per il cinema internazionale: il premio è dedicato ad Alberto Sordi, che era molto sensibile al tema della legalità e vicino con simpatia alle Forze dell’Ordine. Sergio De Santis sarà premiato per la letteratura e Igor Righetti per la letteratura e il giornalismo, Frank Matano e Daniele Liotti per la televisione, Franco Micalizzi riceverà il premio per la sezione musica e Marco Tullio Barboni per il cinema italiano. Nella categoria arte viene premiato l’appuntato Mariella con la sua storia a fumetti e, infine, per la cultura internazionale un riconoscimento verrà assegnato alla Polizia Metropolitana di Madrid per l’alto contributo dato nel garantire sicurezza nella capitale spagnola. Ma la preziosa statuetta d’argento, una miniatura realizzata dallo scultore Carlo Badì che riproduce una statua dello scultore Lisippo, non si fermerà qui. Oltre all’appuntamento fiorentino, infatti, il riconoscimento è già volato e volerà ancora verso destinazioni internazionali: Los Angeles, Acapulco, Madrid e Wroclaw, per premiare altri artisti e produzioni che hanno reso famoso e apprezzato il lavoro di chi, ogni giorno in tutto il mondo, si occupa della nostra sicurezza.

Il  Premio Apoxiomeno è  il prestigioso riconoscimento che viene assegnato a personaggi dello spettacolo, della cultura e dello sport che hanno contribuito a diffondere, con la propria professionalità, la cultura della legalità e hanno celebrato il lavoro svolto in tutto il mondo dalle Forze dell’Ordine. L’appuntamento è a Firenze, il 18 novembre, alla presenza delle più alte istituzioni dello Stato e dei media italiani e internazionali.

Sarà Firenze, con il suo splendido Teatro Niccolini del 1658 e l’Auditorium della Regione Toscana, ad ospitare quest’anno la XXI Edizione del Premio Apoxiomeno; questo riconoscimento internazionale  viene assegnato ad artisti e produzioni nazionali ed estere che si sono contraddistinti per aver, con il proprio lavoro, contribuito a diffondere la cultura della legalità e dato risalto all’azione svolta in tutto il mondo dalle Forze dell’Ordine.

Ideato da Orazio Anania, Colonnello dell’Arma dei Carabinieri e Presidente di “L’Arte di Apoxiomeno”, l’associazione che promuove l’evento, il Premio Apoxiomeno si svolgerà il 18 novembre prossimo nella bellissima città d’arte, sotto il patrocinio di importanti istituzioni quali il Ministero dell’Interno, il Mibact, la Regione Toscana, il Comune di Firenze e il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri. All’interno della manifestazione, che premierà attori, giornalisti, scrittori, musicisti e sportivi che hanno dato vita a personaggi di detective e a film o serie poliziesche di successo in tutto il mondo, sarà inaugurata anche la mostra di fumetti di Antonio Mariella, vignettista e carabiniere che con la sua opera grafica ha contribuito a far conoscere il lavoro svolto dai Carabinieri e ad avvicinare il pubblico all’Arma.

Info  segreteria@premioapoxiomeno.itwww.premioapoxiomeno.it

NEWS

A spasso con il mago. Merlino ed io

Il nuovo libro di Marco Tullio Barboni

a cura di Lisa Bernardini

 

 

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Giovedì 9 novembre, presso la Casa del Cinema, si è svolta una splendida serata letteraria ad invito con tanti nomi prevalentemente legati al periodo degli storici “Fagioli Western” alla presenza dello scrittore Marco Tullio Barboni: figlio di Enzo Barboni, regista del famoso genere con lo pseudonimo di E.B.Clucher.
Davvero molti gli amici intervenuti all’happening. Oltre alla famiglia dell’Autore, in ordine casuale, si sono riconosciuti l’attore Alfonso Di Vito, il presentatore Anthony Peth, l’attrice Stefania Barca, il compositore Franco Micalizzi, il regista teatrale e cinematografico Alessandro Capone, l’attrice Letizia Gorga, il produttore Raffaello Sarago’, l’attore Simone Ciampi, la sceneggiatrice Miranda Pisione, il regista Gaetano Russo, il musicista Lino Patruno II, l’attrice Adriana Russo, il direttore di doppiaggio e regista Giovanni Brusatori, l’attrice Mirca Viola, l’attore Nicholas Gallo, l’attore Lando Buzzanca, l’attrice Antonella Salvucci, l’attore e produttore Roberto Andreucci, il produttore nonche’ figlio di Bud Spencer Giuseppe Pedersoli, la psicologa e consulente RAI Paola Vinciguerra, l’attore Vincenzo Bocciarelli, la giornalista Lucilla Quaglia, la Responsabile culturale dell’Ambasciata dell’Uruguay in Italia Sylvia Irrazábal con suo marito Gianni Bernabei, consigliere del Comitato Economico e Sociale Europeo, lo stilista Carlo Alberto Terranova, la regista Iolanda La Carrubba, la critica cinematografica Sarah Panatta, il cantautore Amedeo Morrone e moltissimi altri.
Nonostante il maltempo e la pioggia abbondante, la serata e’ stata seguita, intensa e davvero accattivante.

Ha avviato l’evento il cortometraggio diretto da Marco Tullio Barboni, “Il Grande Forse”, con Philippe Leroy e Roberto Andreucci, con la fotografia di Maurizio Calvesi e le musiche di Franco Micalizzi. Il compianto cane Merlino, protagonista animale del corto, e’ infatti anche il protagonista letterario di “A spasso con il Mago. Merlino ed io” che ha festeggiato alla Casa del Cinema il suo debutto.


Marco Tullio Barboni e Roberto Andreucci hanno letto di fronte al pubblico alcuni passi del libro, scritto totalmente in forma dialogica, dando appieno l’atmosfera di sogno che aleggia nel volume, e regalando alcuni momenti di autentica magia. Continua pertanto lo stile del Barboni, dopo il suo “…e lo chiamerai destino” (Kappa Edizioni) uscito poco piu’ di un anno fa: tutti dialoghi, a dimostrare la sua sapienza di consumato soggettista e sceneggiatore, oltre che di uomo di profonda cultura.

Un ricco buffet, accompagnato da un beverage raffinato, ha concluso la presentazione al pubblico della Viola Editrice, con Simona Sabene che ha organizzato l’evento in collaborazione con l’Associazione Culturale Occhio dell’Arte.

Ha presentato “A spasso con il mago. Merlino ed io” il critico letterario e poeta Plinio Perilli: uomo di cinema anch’egli, ha sposato con entusiasmo e convinzione la seconda opera di Marco Tullio Barboni, scrivendone addirittura la prefazione.

Soddisfatto l’Autore, circondato da tanti amici e meritatamente al centro della scena: “La splendida atmosfera di questa serata è davvero la migliore premessa all’uscita del mio nuovo libro”. “.
“A spasso con il mago. Merlino e io” nei giorni scorsi è misteriosamente stato “accennato” in molte strade di Roma con una curiosa cartellonistica che ritraeva solo la gigantografia del cane Merlino: la vera anima del testo, immortalata da Ginevra Barboni, figlia di Marco Tullio ed anche sapiente fotografa. Il mistero è stato quindi svelato nel corso della presentazione. Lisa Bernardini, presidente dell’Occhio dell’Arte, ha dichiarato a fine incontro: “Un cinema tra passato e presente si è riunito per celebrare l’evoluzione di un noto soggettista e sceneggiatore che, dopo una vita professionale iniziata in un momento indimenticabile e di grande successo per il Cinema Italiano, quello dei fagioli western, ha celebrato nella sua Roma, quella dove e’ sempre vissuto, un passaggio ad una veste di scrittore, che si preannuncia di stile e di altrettanto talento; esattamente come i suoi trascorsi nei fasti del cinema di genere”.
“A spasso con il mago. Merlino ed io”, in sintesi, racconta il magico ritrovarsi tra l’autore e l’anima di Merlino, l’ amatissimo cane trasferitosi nel sempre e nell’ovunque. Come si legge nell’elegante sito destinato a raccogliere tutte le future notizie sugli eventi legati alla diffusione e alla vendita di quest’opera, i due protagonisti si ritrovano nella sola dimensione che può ospitare questo genere di incontri: quella del sogno. E nel sogno, campo per definizione delle infinite possibilità, ripercorrono ancora una volta il “cammino” della passeggiata serale che per tanti anni si sono concessi. Un libro di sentimenti, di profonde emozioni, ma anche di misteriose percezioni, che permettono di guardare oltre le maschere e di interpretare significati nascosti della vita. E di cio’ che sta al di là, e non conosciamo, ma possiamo solo immaginare, e sperare che esista.
Fotografi della serata: Giovanna Onofri e Marco Bonanni.

Cinerecensioni

Misteri e noir in Te absolvo

di Iolanda La Carrubba

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Ecco apparire a tutto campo,la cornice di un paesaggio incantevole, qui il Dove assume un significato sereno in un paesino del Monferrato, fin quando sopraggiunge lo scandalo. Gli abitanti del luogo coperti d’anonimato rifuggono dall’idea di poter perdonare l’imperdonabile. Il parroco Andrea Caracci (un magistrale Toni Garrani) in crisi con la sua fede da uomo ma al contempo profondamente immerso in essa, agli occhi della Chiesa pecca. Iniziano così i primi interrogativi che per volontà autoriale (dello stesso regista Carlo Benso e di Toni Garrani) forse, lasciano dei spazi vuoti colmabili solo dalla soggettività del fruitore. Un film quindi Opera che assorbe l’attenzione dello spettatore in un vortice di sensi in perpetuo mutamento.

Dunque nel procedere della narrazione sopraggiunge il personaggio chiave, il parroco musicista, sensibile ed affascinante Paolo Biancorè (l’incisivo e formidabile Igor Mattei) che ha il compito di convincere Andrea ad assumersi la responsabilità dettata dal suo stesso peccare.

La giovane donna (la bravissima Karolina Cernic) è madre single, è donna avvilita, è la speranza di un futuro migliore, la quale si trova a dover combattere contro i pregiudizi degli abitanti a scapito del suo amore (impossibile, che vuole celare in un’ovattata metafora anche un altro elemento di provocazione e riflessione, in un equilibrio precario di “in”giuste scelte, oppure l’enorme differenza di età tra i due amanti, rappresenta la rivisitazione di tutta la grande letteratura che decanta il tema dell’amore proibito?), ora costretta in sposa ad un uomo Fausto  (l’intenso Fabio Fazi) il sacrestano avvolto da una coltre misteriosa dai risvolti noir, per salvaguardare la reputazione di lei d’innanzi alle congetture dei compaesani.

La regia ben delineata, saldamente strutturata su una sensibile intelligenza artistica, è la forza del film proprio grazie alla diversa interpretazione della narrazione visiva che attraversa i molteplici punti di vista; il clergyman e i suoi dettami, la vecchia morale teologica, il sentenziare giudizi  (in completa antitesi con le parole del Cristo dal Vangelo secondo Giovanni 8,1-11 “Qui sine peccato est vestrum, primus lapidem mittat”), il discernimento, il conformismo (a)sociale, l’equivocabile spiritualità, la vita e la sua inevitabile immagine speculare, la morte (?).

Un film “Te absolvo” di non facile ed immediata comprensione, è un dramma fondato su stereotipi dei gesti strappati al quotidiano, ma carichi delle ossessioni psichiche con l’obbiettivo cardine di stimolare l’attenzione verso un inganno narrativo, una fabulazione controvertibile poiché l’insieme è da vedere/interpretare, ponendo l’attenzione su diversi piani, o meglio su di un piano multifocale, come se la linea dell’orizzonte (tra scrittura e movimenti di macchina) venisse decontestualizzata e reinterpretata in un’opera surrealista, dove non può mancare di certo il senso di stordimento fondato sul dèjà vu.

regia di: Carlo Benso cast: Toni GarraniIgor MatteiKarolina CernicFabio Fazi, Calogero Marchesi, Claudia Giaroli, Lara Miceli, Emanuela Solerio, Alessandra Tartaglia, Alberto Pelliteri, Mattia Rosellini, Fabrizio Milano, Marco De Martin Modolado, Loredana Marcarini sceneggiatura: Carlo BensoToni Garrani fotografia: Manolo Cinti montaggio: Cristiana Cerrini scenografia: Emi Ganora costumi: Giulia Accornero musica: Enzo Pietropaoli produttore: Francesco Paolo Montini produzione: Movie Factory, in associazione con Gruppo Stat, Studio Lanteri, in collaborazione con Film Commission Torino Piemonte

 

NEWS

FUECU E CIRASI, di Romeo Conte

Il cortometraggio con Giorgio Colangeli in proiezione a Prato il 23 ottobre

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Doppia proiezione in anteprima nazionale del cortometraggio Fuecu e Cirasi, diretto da Romeo Conte e interpretato da Nicola Nocella, Giorgio Colangeli e Valentina Corti alla presenza del regista e di tutti i protagonisti.

 

Si tiene, lunedì 23 ottobre – a entrata gratuita fino a esaurimento posti – presso il Cinema Eden di Prato (via Cairoli, 22/24) a partire dalle ore 19:00, la presentazione, con doppia proiezione (ore 19:00 e ore 21:00), in anteprima italiana del cortometraggio “Fuecu e Cirasi”, scritto e diretto dal regista pugliese Romeo Conte e interpretato da Nicola Nocella – fresco vincitore del Premio Boccalino d’Oro come Miglior Attore al Festival di Locarno – oltre che da Giorgio Colangeli e Valentina Corti. Il regista e i tre protagonisti saranno presenti all’evento – che avrà un drink di benvenuto per il pubblico – accompagnati dai giovani attori Vittorio Salonna, Samuele Leo e Monica Negro, oltre al co-sceneggiatore e montatore Valentino Conte. Tra gli altri protagonisti del film, Paolo De Vita, Teodosio Barresi, Chiara Torelli, Rosario Altavilla, Maria Conte, Pino Capone, Altea Chionna, Vito Bianchi, Francesco Minisgallo e, al suo debutto, Francesco Iaccarino. Il corto, tratto da una storia vera, è prodotto da Coar Cooperativa Artisti S.C.R.L. e da Events Production, si avvale delle musiche originali di Mimmo Epifani ed è stato girato nell’Alto Salento pugliese. Fuecu e Cirasi racconta del ritorno al proprio paese di origine di Giacinto, intenzionato a incontrare la famiglia della fidanzata Lena. I luoghi e l’incontro con il padre di lei riporteranno alla mente suo fratello Mino e un tragico evento accaduto tanti anni prima. Giacinto troverà le risposte a tanti anni di dolore e pareggerà i conti.


Questo cortodichiara il regista Romeo Conte – adatta al cinema una storia vera di quarant’anni fa e percorre i luoghi e la terra della mia infanzia. “Fuecu” (fuoco) è lo stato d’animo tipico adolescenziale, la cui fiamma rimane sempre accesa anche quando diventiamo adulti. La metafora delle “Cirasi” (ciliegie) ricorda il frutto che matura in un preciso periodo dell’anno e che, gustandolo, ci fa assaporare quel successo che spesso tarda ad arrivare. Ho girato pensando a un western: una storia all’italiana, ma universale allo stesso tempo, dove tutti gli elementi si completano tra di loro”.

Si ringraziano Podere 29, Forno Steno e Il Decanter ristorante per la collaborazione.

IL REGISTA – ROMEO CONTE
Nel 1997 debutta con la regia cinematografica con il cortometraggio “La crepa”, con cui partecipa alla 54° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, al Festival di Amsterdam e al Festival di Cannes nel 1998. Prosegue nella regia con “Via col Vento” (Premio Qualità del Ministero per i Beni e le Attività Culturali), “Il Calabrone” e “Tarantrance”. Nel 2010 realizza “I castelli dell’alto salento-Terra di Brindisi” e “Alla corte di Federico II di Svevia, castelli di Puglia”. Nel 2016 scrive e dirige il suo quinto cortometraggio, “Fuecu e Cirasi”. Numerosi sono inoltre i documentari realizzati e diretti, tra cui: A dream in Wakayama, La strada dellʼOro, Lu rusciu de lu mare, Zibello, Tartufo dʼAlba, Parmigiano Reggiano, Il fiume della speranza, Latiano Terra di Pietra, Il Viandante del Nord, Merletti di Pellestrina. Realizza spot pubblicitari per marche quali Euphidra, Prolife, Omega3, Fope Gioielli, La Perla, Stefano Ricci, Deha e Veneto Banca. Già coordinatore del Master Regia e organizzazione eventi del Polimoda di Firenze, ha insegnato presso l’Istituto Europeo di Design di Milano e l’Università di Bologna L.U.N.A.

CineRecensioni

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017

CineDiario I


di Sarah Panatta

 

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Apre con carrellate che raggelano il fiato e sussurrano i fasti del cinema grande Hostiles, nuovo western che tra perdite e rinascite porta ancora una volta alla Festa Scott Cooper, giovane attore e soprattutto regista, che cavalca la sua aspra America e i suoi colori desertici, nitidi, scostanti, i simbolismi contraddittori della “frontiera” e dei suoi figli disadattati. Un luogo e insieme NonLuogo, fatto di montagne e di non detti, di delitti di sangue e di brutalità illimitata, ma contemporaneamente di strani altrettanto delittuosi sentieri di redenzione, attraversato già in due insospettati gioielli quali Crazy heart (2009) a Il fuoco della vendetta (Out of the furnace – 2012, presentato e premiato dalla TaoDue all’allora denominato Festival del Cinema di Roma nel 2013). Stringe tra carrelli e primi piani il volto segnato del suo attore ormai feticcio, Christian Bale, ancora “uomo senza sonno” anch’egli imprigionato, nella routine del soldato di frontiera, spinto soltanto da rantoli di vendetta e dall’amore sepolto con i suoi compagni di battaglia e di dolore in una lotta-inseguimento con gli indiani, dove l’umanità e i suoi compromessi errori e orrori si confonde e mescola e dove l’odio razziale non ha diritto di esistere dove tutti siamo (in parte) e possiamo restare (ancora) umani.

Risultati immagini per tomorrow and thereafterCon Demain et tous les autres jours dilaga invece l’amour fou tra madri e figlie, dentro e fuori sogni preraffaeliti e voli di civetta, un romanzo di formazione firmato da Noémie Lvovsky. Una malinconica cronaca familiare quella firmata da Noémie Lvovsky con il suo Demain et tous les autres jours, presentato per la sezione Alice nella città alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Lvovsky scrive e dirige una fiaba quotidiana che parla il lessico delle paure e dei desideri d’infanzia, quella travolta dal caso quotidiano, il caos in cui la piccola Mathilde mentre canta e impara a far di conto, deve tenere a bada oltre che badare, alla mamma folle, depressa e smemorata, che sente le voci e fugge spesso, forse troppo, nella “foresta” delle voci che la chiamano e la strappano a Mathilde, che brucia faraone nel forno e tende alle finestre, fa e disfa valigie e teme di dire la verità al padre lontano, mentre la mamma si perde tra fughe metropolitane e treni fermi, nel suo tentativo di decifrare quelle voci. Intanto Mathilde parla e gioca con la sua civetta parlante, sua compagna, consigliera, insieme affrontano il significato della normalità/malattia, l’assurdo gioco dei ruoli della vita, tra scheletri rubati e cene di Natale letteralmente andate in fumo. Tra dramma classico e commedia fantastica, Lvovsky psicanalizza con luci temperate e due straordinarie protagoniste un amour fou, trascinando in una tempesta tutt’altro che quieta, la vita, che dura domani e ogni altro giorno.

Risultati immagini per metti una notteFa sorridere con garbo il notturno psichedelico e romantico firmato dal trentaduenne figlio d’arte talentuoso Cosimo Messeri, che presenta Metti una notte per la sezione Panorama Italiano del foltissimo programma di Alice nella Città, una commedia che tra i toni dell’Albero Azzurro e i “colori” della “strada” felliniani, trova il suo compromesso di realismo magico tra illusionismi e sentimenti entomologici, con una esuberante Amanda Lear nei panni della nonna viveur.

NEWS

Te absolvo, un film di Carlo Benso

Al cinema dal 19 ottobre

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TE ABSOLVO
torna al cinema MADISON
Via Chiabrera 121, Roma
19 ottobre
h.21

Due sale sold out, un pubblico entusiasta.
Te absolvo diventa un “piccolo-grande” gioiello del box office romano e non solo.
Dopo il grandissimo successo dell’anteprima romana del 17 ottobre, Movie Factory invita tutti il 19 ottobre alla seconda proiezione proiezione romana di TE ABSOLVO, il nuovo film di Carlo Benso, con due straordinari interpreti, Toni Garrani e Igor Mattei, applauditi lungamente dai tantissimi spettatori.

Una storia di vita e passione, di confronto quotidiano e di grandi dilemmi ontologici, tra esistenza individuale ed esistenza sociale, tra colpa, perdono, delitti e castighi, un intenso sorprendente dramma fatto di uomini e loro tabù.

Dopo la grande partecipazione alle proiezioni nel Monferrato, dove il film è stato girato, “Te absolvo” approda a Roma confermando una profonda empatia con il pubblico, con una forte prova di cinema d’autore, indipendente, realizzato con talento e coraggio.

Appuntamento il 19 ottobre con il grande cinema fatto da grandi passioni!

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Due uomini intrappolati nei loro ruoli. Un giovane prete arriva in un piccolo paese, sulle colline del Monferrato, per prendere il posto del vecchio parroco che, nonostante sia stato sospeso a divinis e abbandonato dalla sua comunità parrocchiale, non se ne vuole andare, vuole continuare ad essere prete e a svolgere la sua attività sacerdotale.

Il film è un confronto lacerante e doloroso che porta i due protagonisti al centro dell’eterno conflitto tra la legge e la propria coscienza. Due preti, uno giovane e uno anziano, due figure incastonate come icone nell’immaginario tradizionale e popolare alla ricerca di un’assoluzione capace di sedare i sensi di colpa.


Note di Produzione

“Dietro la produzione di ogni film si nasconde un mondo. Fatto di paure, debolezze, incertezze ma anche di slanci ed entusiasmi. E’ questo che più mi ha colpito nella voglia di raccontare di Carlo Benso quando per la prima volta ci siamo incontrati per parlare di “Te absolvo”. Quando lessi il copione mi immaginai subito il colore, l’intensità e la verità che si voleva trasmettere. La forza della terra del Monferrato legava tutta la storia narrata. E quando conobbi Carlo a tutto ciò aggiunsi la sua determinazione, il suo entusiasmo di dare forza a questo slancio. Fu quello il momento in cui decisi che “Te absolvo” meritava ogni sforzo, ogni rischio e ogni fatica che sempre accompagna la produzione di un film indipendente…” 
(Francesco Paolo Montini)

News

XXXVII FANTAFESTIVAL

MY CITYPLEX SAVOY ROMA – 22/26 NOVEMBRE

 

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La XXXVII edizione del FANTAFESTIVAL alza il sipario con le attese anteprime di Panoramica Italia, due appuntamenti con il Fantastico Televisivo, un viaggio nel mondo del Fumetto e diversi appuntamenti immancabili.

A chiudere il Festival sarà Dario Argento con un omaggio speciale a George A. Romero in cui sarà proiettata la versione restaurata in 4K del cult “Zombi”, da lui montata.

Al via dal 22 al 26 novembre la 37^ edizione del FANTAFESTIVAL (Mostra Internazionale del Film di Fantascienza e del Fantastico), diretta da Alberto Ravaglioli. Un appuntamento ricco di anteprime esclusive, eventi speciali, incontri, retrospettive, dibattiti e sezioni competitive.

Tra gli incontri attesi Luigi Cozzi, regista di Star Crash – Scontri Stellari Oltre la Terza Dimensione e protagonista del documentario a lui dedicato Fantasticozzi, diretto da Felice M. Guerra, e l’effettista e regista Sergio Stivaletti, che presenterà in anteprima una clip tratta dalla sua ultima fatica dietro la macchina da presa: Rabbia Furiosa, liberamente ispirato al terribile fatto di cronaca riguardante il cosiddetto “Canaro della Magliana”.

Il 23 novembre si terrà un appuntamento dedicato al fantastico televisivo, volto a riportare alla luce l’unico esempio di serie televisiva fantascientifica realizzata per il circuito delle emittenti locali. Alla presenza degli autori e del cast artistico e tecnico, infatti, verranno proiettati tre episodi di un piccolo tesoro perduto della storia della TV italiana: la sconosciuta Ora Zero e dintorni, realizzata nel 1979 e di stampo antologico con ambientazione post-atomica.

Sabato 25 novembre sarà dedicato, invece, ad un grande del piccolo schermo fantastico (e non solo) tricolore: Biagio Proietti. Per l’occasione verranno proiettati il rarissimo Storia senza parole, appassionante giallo senza dialoghi, e La casa della follia, uno dei migliori episodi della serie Il fascino dell’insolito, tratto da un racconto del grande Richard Matheson. Alla serata parteciperà lo stesso Proietti, pronto a rispondere alle domande del pubblico e a raccontare la sua vita e la sua carriera.

Il 24 novembre, il Fantafestival dedicherà la serata al rapporto tra Cinema e Fumetto di genere fantastico: oltre alla presentazione dei progetti editoriali di Bugs Comics il ricco programma di proiezioni prevede, tra l’altro, il documentario Splatter – La rivista proibita e il primo cortometraggio da regista di Claudio Chiaverotti, sceneggiatore Sergio Bonelli Editore di Dylan Dog, Brendon e Morgan Lost: l’horror I vampiri sognano le fate d’inverno?

Domenica 26 novembre in chiusura, invece, sarà la volta di un omaggio al recentemente scomparso maestro del cinema horror George A. Romero: la proiezione su grande schermo della versione restaurata del cult Zombi. Il film sarà proiettato nella versione europea della pellicola, con il montaggio di Dario Argento e le musiche originali dei Goblin e sarà introdotto proprio dallo stesso Argento, che con il padre degli zombi ha condiviso lavoro e amicizia. Un omaggio oltretutto preceduto da un’intervista esclusiva allo stesso Romero realizzata da Leopoldo Santovincenzo e Carlo Modesti Pauer.

Anche quest’anno la sezione Panoramica Italia si propone come vetrina privilegiata del lavoro dei giovani autori italiani di cinema fantastico e ospiterà, tra gli altri: il misterico fanta-horror The Antithesis con Crisula Stafida (Tulpa – Perdizioni mortali) e Marina Loi (Zombi 3); The Wicked Gift, opera prima di Roberto D’Antona, giovane attore/regista indipendente che ha già all’attivo diversi cortometraggi e webserie di genere e Almost Dead, thriller-horror di Giorgio Bruno, premiato a Miami al MiSciFi 2017 come “Miglior Thriller”.

Il 37° FANTAFESTIVAL dedica due proiezioni notturne agli Z-Movies e a due registi che sono riusciti ad entrare nella storia del cinema orgogliosamente dalla porta sul retro.

Andrea Marfori, regista del cult-trash horror Il Bosco 1, presenterà Zombie Soviet Invasion, episodio pilota di quella che è stata definita la risposta russa a The Walking Dead e il mediometraggio The Unfortunate Life of Georgina Spelvin Chained to a Radiator.

Protagonista della seconda serata Z-Movies sarà Marco Antonio Andolfi, regista e protagonista del film La Croce delle Sette Pietre. In occasione del trentennale di quello che è conosciuto anche come Il lupo mannaro contro la Camorra, sarà proiettato anche il mediometraggio sequel del film del 1987: Riecco Aborym!

Inoltre, all’inizio di febbraio il FANTAFESTIVAL organizzerà, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, un’interessante rassegna sulla seconda generazione dei maestri del fantastico italiano. Il programma è in fase di elaborazione e sarà comunicato direttamente attraverso le newsletter.

Preparatevi ad una nuova invasione di creature ultraterrene ed esseri soprannaturali, dunque, il Fantafestival sta tornando per tenere ancora una volta alta la bandiera della sua quasi quarantennale tradizione a base di curiosità inedite, titoli emozionanti e, ovviamente, ospiti speciali!

News

PRODUZIONE PROMOMUSC CORVINO PRODUZIONI

Uno spettacolo di e con MARIO INCUDINE

Mimì

Regia di MONI OVADIA e GIUSEPPE CUTINO

Con Mario Incudine

e

ANTONIO VASTA (pianoforte, fisarmonica e organetto)

ANTONIO PUTZU (fiati)

MANFREDI TUMMINELLO (chitarre e bouzouki)

PINO RICOSTA (contrabbasso)

EMANUELE RINELLA (batteria)

Testi SABRINA PETYX

Suono FERDINANDO DI MARCO

Disegno Luci GIUSEPPE CUTINO

Costumi DANIELA CERNIGLIARO

Arrangiamenti musicali MARIO INCUDINE e ANTONIO VASTA

                                                   

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        28 – 29 NOVEMBRE 2017

Un giovanissimo Domenico Modugno durante le riprese di un film, a cui partecipava con un piccolo ruolo come attore/cantante, viene notato dal protagonista Frank Sinatra  mentre canta una ninna nanna pugliese. Sinatra, incuriosito, chiede al giovane cosa fosse quella stupenda nenia e Mimì, cosi lo chiamavano tutti in paese, risponde che era un vecchio canto della sua terra, la Puglia.

Il divo americano sorrise e gli consigliò immediatamente di fingersi siciliano, perché, diceva “la Sicilia la conoscono tutti, tutti sanno dov’è e poi il dialetto è molto simile al tuo. Fingiti siciliano e conquisterai il mondo”.  E cosi il giovane Mimì Modugno, nato a Polignano a Mare, cominciò a inventare la nuova canzone d’autore in dialetto. Fu il primo a dare una voce agli animali, prima ancora che lo facesse Disney con i suoi cartoni animati e un po’ come Esopo nelle sue favole sottolineò vizi e virtù degli uomini prendendo ad esempio proprio gli animali. Da tutto questo nascono capolavori come “musciu niuru” (gatto nero), canzone sulla diversità dell’uomo; “lu grillu e la luna” poetica canzone sull’amore impossibile; “Cavaddu cecu di la miniera” e “Sciccareddu ‘mbriacu”, struggente canto il primo, ironico e divertentissimo il secondo, raccontato lo sfruttamento sul lavoro. E ancora la più grande storia d’amore tra due animali nel famosissimo brano “u pisci spata”. Aveva anticipato i tempi di tutto Modugno. Quando apriva i concerti di Gilbert Becaud, aveva già inventato il teatro canzone con brani come “lu frasulinu” cunto ironico e drammatico sulla morte improvvisa dello scemo del paese trovato congelato in una pozzanghera d’acqua di fronte alla totale indifferenza di tutti. Cantava contro la Guerra in “tamburo della guerra” , portò per la prima volta alla ribalta la pizzica della terra salentina con “pizzica po’” e cantò la sua preghiera laica nella dolcissima “notte chiara” fino a raccontare il mondo femminile con dissacrante poesia nella “donna riccia”.

Parte da qui lo spettacolo creato da Mario Incudine, con la regia di Moni Ovadia e Giuseppe Cutino e i testi di Sabrina Petyx, che annoda tutte le fila della narrazione per dipingere un personaggio unico che ha creato uno stile inimitabile.

Incudine porta sul palcoscenico tutta quell’energia del cantore fintosi siciliano che ha conquistato il mondo. Porta alla luce quel repertorio sommerso, quasi inedito, poco esplorato della canzone d’autore in dialetto che ha segnato l’inizio della carriera di Domenico Modugno in un’ originale rilettura con particolari arrangiamenti che restituiscono tutto l’incanto di un mondo che è resistito grazie alla voce di quello che sarebbe poi passato alla storia come “Mister Volare”.  Un progetto che racconta un pezzo importante della storia del nostro paese. Un’ occasione per conoscere il sud da un’altra angolazione, per guardarlo per una volta senza oleografia e senza retorica, lontano da facili folklorismi e ritratti da cartolina, ma visto con gli occhi di chi, da lontano,  fingendosi siciliano, è riuscito forse a disegnare l’immagine più autentica  e poetica di una terra agrodolce.

 

PRIMA NAZIONALE

prezzi da 23 a 17 euro

UFFICIO STAMPA SILVIA SIGNORELLI
signorellisilvia@libero.it – ufficiostampasignorelli@gmail.com

 

News

 la stagione 2017/2018 del Teatro Brancaccino

e “Spazio del Racconto”

https://www.teatrobrancaccio.it/

Spazio del Racconto

rassegna di drammaturgia contemporanea 2017/2018

III edizione

dal giovedì al sabato ore 20.00; domenica ore 18.45

 

26 – 29 ottobre 2017

Khora Teatro

L’ETERNITÀ DOLCISSIMA DI RENATO CANE

di Valentina Diana

regia Vinicio Marchioni

con Marco Vergani

costumi Fujiko Hishikaua

disegno luci Andrea Burgaretta

supervisione artistica Milena Mancini

http://www.khorateatro.it

“Come fai quando una cosa fa paura a tutti, non la vuole nessuno e tutti ne hanno paura? 
come fai a venderla? Semplice – dice il nano – basta renderla desiderabile”.

L’idea di scrivere sulla morte, di trovare un punto dal quale poter guardare ad essa senza soggezione mi affascinava. Mi sembrava utile poter indagare su ciò che la morte rappresenta per noi, noi di qua, occidentali intendo, come atto finale, ultimo, quasi teleologico, ma allo stesso tempo anche come oggetto esorcizzato, che non contiene futuro ma solo presente (un presente che non promette nulla di buono, per altro). Su questo ragiono: ci agitiamo in un mondo fondato su questi due pilastri che sono l’azione (fare, facciamo, ho fatto, farò) e il denaro (ho guadagnato, guadagnerò o non guadagnerò, eccetera), tutte le altre cose vengono come conseguenza. Ossia: se faccio, se guadagno, allora poi. E questi due pilastri (che poi non so perché li chiamo pilastri, ma visivamente mi viene così) entrambi si fondano sul tempo; infatti cosa facciamo in generale nella vita? Facciamo azioni ed ipotechiamo tempo. In ogni caso, trattando la morte come una circostanza che genera un bisogno (vestizione, bara, funerale), esattamente come nel caso in cui qualcuno senta sete, o fame, o si annoi o resti senza benzina, è con tale bisogno che ci si deve confrontare se si desidera guadagnarci qualcosa. E’ noto a tutti (quasi), che bisogno generi domanda, domanda generi offerta e offerta generi profitto. Tutto sta a capire come. Come trarre il maggior profitto possibile da questo della morte che normalmente è un ambito delicato e addirittura sacro, del quale non si parla volentieri? Mi pare estremamente interessante lavorare su queste due cose che fanno a pugni: il profitto e l’estremità assoluta, panica, dell’atto del morire. Come fai quando una cosa fa paura a tutti, non la vuole nessuno e tutti ne hanno paura? come fai a venderla? Semplice – dice il nano – basta renderla desiderabile. E’ andata così, che mettere insieme, uno vicino all’altro, il fatto tragico e mistico anche, della morte, con il lavorio trucido del trar profitto da tutto, non so, mi piaceva, per contrasto. I contrasti, son fatta così, mi danno l’idea che ci sia sotto qualcosa di vivo, appunto, una verità che c’è e non c’è, e che mostrarlo sia poetico. Valentina Diana

Note di regia

La morte è un argomento scomodo. Non ne parliamo mai a cena o durante i nostri aperitivi social. La nostra società sembra lavorare alacremente per allontanare il pensiero della morte dalle nostre vite. La nostra società ci spinge a consumare, a comprare, e a lavorare per poter mantenere quello che abbiamo comprato e per comprare ancora. Come si fa allora a vendere la cosa di cui non si deve e non si può parlare, a cui non bisogna pensare? Come si fa a vendere la morte? Renato Cane sta per morire. Ce lo dice subito. E ci fa ridere. Un uomo qualunque scopre di avere un tumore e la sua vita precipita. Entra in una assurda agenzia di pompe funebri dove promettono di vendere l’eternità. Le pitture schiacciate che una bimba gli vende saranno la sua unica consolazione. Poi un colpo di scena, che non allevierà la solitudine in cui precipita grottescamente. Renato Cane è un uomo qualunque che ci racconta la sua storia. Forse è un pretesto per farci delle domande, le stesse che gli vengono poste dall’assurdo responsabile delle pompe funebri “Trombe del Signore”: 
Tu credi, Cane? 
Che cos’è lo spirito, Cane? 
Ti piace la tua vita, Cane? 
Sei proprio sicuro, Cane, che vivere sia meglio che morire? 
Qual è la cosa che ti piace fare di più nella vita, Cane? 
Forse la malattia stessa del Signor Cane è solo un pretesto per parlare di quanto il consumismo, la pubblicità, i soldi, ci mangino la vita. Ed è attraverso un altro pretesto, quello della finzione scenica del monologo teatrale, che grazie a Renato Cane anche noi siamo obbligati a riflettere su queste domande. 
Mentre ridiamo del nostro protagonista, mentre proviamo compassione (patiamo assieme a lui) per un Cane qualsiasi. 
Perché bisogna essere leggeri per fare domande del genere, per riflettere su questi argomenti, perché ogni tanto fa bene farlo. Ma bisogna poterne ridere. Ridere di un Renato Cane qualunque che muore. E’ una storia assurda, grottesca, la sua. Che muore da solo, come un cane appunto. Come tutti noi, per quanto duro da accettare, prima o poi. Allora tanto vale riderne e, grazie al teatro, riscoprire che tutti siamo dei potenziali Renato Cane, e magari uscire dopo un’ora un po’ più felici e sollevati per la vita che ci è concessa. Vinicio Marchioni

Marco Vergani dopo la laurea Specialistica in Arti e Scienze dello Spettacolo presso La Sapienza di Roma, frequenta numerosi corsi di perfezionamento per attori come Drama in Scena, Ecole des Maitres con Giancarlo Cobelli, Centro teatrale Santacristina, diretto da Luca Ronconi. In teatro ha interpretato Edoardo II di Andrea Baracco, Falstaff di Andrea De Rosa, Becket in camera da letto di Giancarlo Sepe, Macbeth di Andrea De Rosa, A Bocca Piena (Napoli Teatro Festival) di Emanuela Giordano, Ubu Roi di Roberto Latini, Processo a Gesù di Maurizio Panici, Dracula di Sandro Mabellini, Al mercato di A. R. Shammah, Lulù di A. R. Shammah, Hameline di Manuela Cherubini (premio UBU 2008/09 come migliore novità straniera), Nel bosco degli spiriti di Luca Ronconi, Il ventaglio di Luca Ronconi, Lo specchio del diavolo di Luca Ronconi, Troilo e Cressida di Luca Ronconi, Woyzech di Giancarlo Cobelli e tanti altri.

Valentina Diana è nata a Torino nel 1968. Lavora in teatro come attrice e drammaturga. Per il teatro ha scritto: Fratelli, Ricordati di ricordare cosa? (Premio nazionale di drammaturgia contemporanea Il centro del discorso 2009), La bicicletta rossa (Premio Eolo Awards 2013 per la drammaturgia), Swan,La comitragedia spaziale, Senza Voce – Storia di Ciccilla, La palestra della felicità, Opera Nazionale Combattenti. Come scrittrice ha pubblicato Smamma (Einaudi 2014) e Mariti o Le imperfezioni di Gi (Einaudi 2015).

Vinicio Marchioni, diplomato come Attore nel 2000 presso la Libera Accademia dello Spettacolo di Roma, e ha debuttato nel 1995 in teatro, dove vanta un ricco curriculum. Nel 2005 ha studiato con Luca Ronconi presso il Centro Santa Cristina. Frequenta la facoltà di Lettere indirizzo Spettacolo dell’Università La Sapienza seguendo la sua passione per la scrittura, per poi dedicarsi completamente al teatro. Del 2008 è la sua partecipazione, nel ruolo de Il Freddo, nella fortunata serie televisiva Romanzo criminale (2008-2010), diretta da Stefano Sollima, ispirata alla vera storia della cosiddetta Banda della Magliana. Nel 2009 debutta sul grande schermo con Feisbum! Il film, pellicola in otto episodi ispirata al social network Facebook. Nello stesso anno gira da protagonista, il film 20 sigarette, tratto dal libro Venti sigarette a Nassiriya, scritto da Aureliano Amadei, uno dei superstiti della strage di Nassiriya del 2003 e regista del film. A settembre il film viene presentato alla 67ª Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella sezione Controcampo Italiano, di cui vince il premio e una menzione speciale è dedicata a Marchioni per la prova d’attore. Nel 2011, per la sua interpretazione in 20 sigarette, ottiene una candidatura come miglior attore protagonista ai David di Donatello 2011.

2 – 12 novembre 2017

Khora Teatro

THE ALIENS

di Annie Baker, traduzione Monica Capuani

regia Silvio Peroni

con Giovanni Arezzo, Francesco Russo, Jacopo Venturiero

 

The Aliens è più uno studio sul carattere che un plot-driven. Il testo si concentra su due trentenni (KJ e Jasper) che sembrano esercitare un piccolo sforzo per muoversi attraverso la vita. Sono degli “scansafatiche”, che trovano poco stimolo dalla società, ma non sembrano avere l’energia per agire. Entrambi hanno la barba lunga, probabilmente perché il radersi potrebbe richiedere più energia e attenzione di quanto possano spendere. Non sono pigri; solo che non hanno trovato niente che serve per motivarli. Si siedono su una panchina o su vecchie sedie di plastica del patio nel retro di un bar, scegliendo di non interagire con gli avventori all’interno, isolandosi e condividere pensieri casuali uno con l’altro. Parlano di musica, di filosofia e di Charles Bukowski, poeta confessionale padre del realismo sporco. Come Bukowski, pensano alla scrittura, all’alcol, ai rapporti con le donne e alla fatica del lavoro. KJ scarabocchia periodicamente idee per un libro. Hanno formato una band, non potendo accordarsi su un nome, pensano di avere risolto la loro diatriba chiamando la loro band The Aliens, ma alla fine è solo un’altra decisione che hanno quasi fatto, ma che non hanno portato a termine. Fino a quando non decideranno, non potranno agire. Sono alieni, ma non come esseri venuti da un altro mondo ma nell’essere alienati.

Nel loro mondo privato entra Evan, un giovane ragazzo che è stato da poco assunto come cameriere del bar. Evan è un giovane timido, sessualmente inattivo, fuori dal mondo, naif con l’angoscia adolescenziale. Lentamente, decidono di insegnargli tutto sulla vita, ma dalla loro prospettiva…

Un testo delicato dove nessuna parola è sprecata, pieno di meditazione e compassionevole. Un testo che parla di musica, di amicizia, di arte, di amore e di morte.

Annie Baker, 35enne pluripremiata autrice di “The Aliens”, vincitrice nel 2014 del premio Pulitzer è considerata da molti uno dei più freschi e talentuosi drammaturghi di questo decennio; scrive di personaggi realistici che emergono in linee sottili e riflessive. Il suo stile è quello di un ritmo lento, le sue opere sono penetranti, con pause e silenzi per l’introspezione. In “The Aliens” l’illuminazione e il fumo di una sigaretta, i personaggi seduti che guardano il nulla e strimpellano una chitarra sono i mezzi per permettere questa significativa riflessione. La Baker sviluppa le sue idee attraverso la sottigliezza, non urla o non eccede nel dramma.

Silvio Peroni, regista teatrale e direttore artistico di Festival e rassegne culturali. Esordisce come regista a 22 anni. Negli anni realizza la regia di spettacoli e letture poetiche, debuttando in numerosi festival nazionali e curando l’allestimento di spettacoli nella maggiori piazze nazionali. Ha diretto artisti come Elio Germano, Isabella Ragonese, Daniela Poggi, Alessandro Tiberi, Margot Sikabonyi, Fabrizio Falco, Massimo Dapporto, Arnoldo Foà, Paola Gassman e ha realizzato spettacoli di autori come Will Eno, Nick Payne, Mike Bartlett, Cesare Zavattini, Tahar Ben Jelloun, Neil La Bute, Harold Pinter.

16 – 19 novembre 2017

Bis Tremila srl

MUSIC-HALL

di Jean-Luc Lagarce, traduzione Gioia Costa

regia Marco Carniti

con Sandra Collodel, Sebastian Gimelli Morosini, Dario Guidi

Jean Luc Lagarce, attore e regista, è il drammaturgo francese più rappresentato dopo Shakespeare e Molière. Scompare prematuramente all’età di trentotto anni, senza purtroppo avere la fortuna di veder mai rappresentata una sua opera drammaturgica.

Lagarce è abile narratore, della solitudine umana e del vuoto esistenziale.

MUSIC – HALL è un testo non testo in cui si narra la struggente carriera di un’attrice e dei suoi due boys: di teatro in teatro, di provincia in provincia, tutto accade, frammentariamente, reiteratamente, senza soluzione.

Non c’è musica, se non qualche improbabile nota di una vecchia canzone che risuona all’infinito, stancamente… “Chi può il più può il meno”… In questa frase ricorrente Lagarce racchiude la lotta alla sopravvivenza dell’attore che anche davanti a difficoltà, rinuncia all’indispensabile pur di andare in scena, perché il Teatro è per sempre… Un palcoscenico vuoto,  illuminato da un groviglio di luci, come un simbolico sipario.

Uno spazio luminoso che colloca l’attore in una dimensione di precarietà, nel rischio costante di essere  divorato dal buio…. Il nulla.

Marco Carniti teatralmente si forma come attore e aiuto regia di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano/Teatro d’Europa e alla UCLA di Los Angeles dove studia con J. Grotowsky e Bob Wilson. Collabora con grandi registi della scena europea: Bob Wilson, Lluis Pasqual, Giancarlo del Monaco, Frederic Amat, Elijah Mosinsky, Pet Halmen y Gilbert Deflo. Recita in cinema per Federico Fellini nell’“Intervista” e con Hanna Schygulla e Marcello Mastroianni in “Miss Arizona”. Gira il primo lungometraggio “Sleeping Around” sul disagio della sessualità delle ultime generazioni e vince numerosi premi internazionali tra cui miglior regia. Una voce fuori dal coro della regia teatrale e cinematografica italiana grazie alle numerose esperienze internazionali che gli hanno permesso di esportare il meglio del nostro repertorio e della importante scuola estetica italiana. Nel rispetto del repertorio italiano ed europeo e nella responsabilità politica di restituirlo a una platea contemporanea. Direttore Artistico per il “Progetto Giovani” al Teatro Eliseo di Roma dove fonda e dirige una compagnia di 20 giovani attori. Dirige attualmente laboratori di perfezionamento professionale per attori e registi. Firma produzioni negli Stati Uniti, Cina, Francia, Germania, Svizzera e Spagna, dove ha vissuto per lungo tempo collaborando per il Teatro Real di Madrid, Gran Teatre del Liceu di Barcellona, Teatro Arriaga di Bilbao, Opera di Malaga, Centro Dramatico Nacional di Madrid, Festival Mozart in Coruna, Valladolid, Anfiteatro romano di Merida. In Italia per Teatro Regio di Parma, Maggio Musicale Fiorentino, Rossini Opera Festival, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Lirico di Cagliari, Comunale di Bologna, Spoleto, Teatro Bellini di Catania, Teatro Verdi di Trieste e di Sassari e Piccolo Teatro di Milano/Teatro d’Europa, Teatro di Roma, Teatro Eliseo e Globe Theatre di Roma.

Sandra Collodel

Dopo essersi diplomata al Laboratorio di Gigi Proietti fonda la società di Produzione Teatrale LA FABBRICA 1999 con cui mette in scena con grande successo in tutta Italia: “Il Dramma della Gelosia” di Age Scarpelli Scola, “George Sand e Chopin”, “L’Amante” di Pinter, “Falstaff e le Allegre Comari di Windsor” di Shakespeare con Giorgio Albertazzi, “Stregata dalla luna” di J.P. Shanley, “Quella del piano di sopra” di Chesnot, La Santa sulla scopa di Gigi Magni , “Non ti conosco più “ di A.de Benedetti, “La Papessa Giovanna” e “La Signora dei Tulipani” di Giovannetti e Pallottini, “Xanax” di Longoni .

Con la regia di Marco Carniti al GLOBE THEATRE di Roma interpreta Caterina ne “La bisbetica domata” e la Regina Elisabetta nel “Riccardo III”.

23 – 26 novembre 2017

Le Brugole

MODERN FAMILY 1.0

di Giovanna Donini, Annagaia Marchioro e Virginia Zini

con Annagaia Marchioro e Virginia Zini

Scene e costumi di Federica Pellati

Contributo fotografico di Mario Tedeschi

Illustrazione di Anna Resmini 

Light design di Roberta Faiolo

Modern Family 1.0 è uno spettacolo che parla di famiglie. Famiglie di tanti tipi, non sempre felici, ma il più delle volte sì. Le due attrici sono partite dalle proprie famiglie di origine. Una veneta e quindi: pratica, autonoma e latifondista. L’altra Milanese: frammentata, multitasking e all’avanguardia.  Eppure anche surreali, imprevedibili e moderne. Modern family 1.0 inizia come una serata in famiglia a guardare le diapositive di famiglia con tutta la famiglia presente, ritrovo ormai in disuso quanto l’uso delle diapositive. E quasi senza accorgersene si entra nel vivo, in casa delle due protagoniste. Modern family 1.0 è uno spettacolo comico che racconta la storia di una donna che ama le donne, ma che ama anche l’idea di avere un figlio con la propria compagna. Anzi, con lei non solo vuole un figlio ma vuole proprio una famiglia, che significa anche nonni, zii, cani, gatti, piante, mutui, viaggi, liti, tradimenti, amore e lotta, colloqui con i prof, vaccinazioni, biciclette e rotelle, lezioni di guida, notti insonni e vita quotidiana. Uno spettacolo che vuole raccontare le coppie di oggi e di ieri, per capire quanto l’ideale della famiglia corrisponda al reale. E per raccontare della bellezza, della fatica, dell’universale diversità che accompagna la storia di ognuno di noi. Lasciando che sia la realtà, senza finzione, senza retorica, e soprattutto senza giudizio a raccontarsi al pubblico.

La Compagnia Le Brugole nasce nel 2011 da due attrici: Annagaia Marchioro e Roberta Lidia de Stefano, affiancate dall’autrice Giovanna Donini. La compagnia si è distinta nel tempo per aver affrontato testi di drammaturgia contemporanea, spesso mescolando il linguaggio della prosa a quello del cabaret ma non solo. Nel tempo collaborano anche con altri attori, registi, illustratori, operatori. Il primo spettacolo “Metafisica dell’amore”, nel 2011 vince il Premio Scintille al Festival di Asti. Nel 2012 nasce il secondo spettacolo “Boston Marriage” con la regia di Vittorio Borsari. Nel 2014 debutta la terza produzione “Diario di una donna diversamente etero” scritto da Giovanna Donini, diretto e adattato da Paola Galassi. Nel 2015 nasce “Per una biografia della fame” ispirato al libro di Amélie Nothomb, di e con Annagaia Marchioro. L’ultimo lavoro è “Modern Family 1.0” e nasce nel 2017 con Annagaia Marchioro e Virginia Zini.

30 novembre – 3 dicembre 2017

Bartolini/Baronio

PASSI una confessione

di e con Tamara Bartolini

scene, luci, suoni e immagini live Michele Baronio

canzone originale Ilaria Graziano

collaborazione artistica Alessandra Cristiani

foto Margherita Masè

grafica Giulia Zappa

assistente alla regia Antonio Cesari

regia Tamara Bartolini/ Michele Baronio

produzione Bartolini/Baronio e 369gradi

co-produzione Sycamore T Company

co-produzione/residenza Carrozzerie | n.o.t

con il sostegno di Teatro Argot Studio, Teatro dell’Orologio, Kilowatt Festival, Argot Produzioni, ATCL Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio

in collaborazione con Rialto Santabrogio / Ass. Il Moderno – Agliana / Kollatino Underground

vincitore del Premio Dominio Pubblico 2014

“Noi non cesseremo l’esplorazione e la fine di tutto il nostro esplorare sarà giungere là onde partimmo e conoscere il luogo per la prima volta.” T.S.Eliot

Lo spettacolo è una confessione costruita su materiale a tratti autobiografico, fatto di appunti, suoni e immagini, create in tempo reale grazie a una lavagna luminosa che disegna la scena. Lo spettacolo nasce dal progetto La Caduta, in cui il duo Bartolini Baronio ha esplorato il tema dell’incidente e del dolore come possibilità e rinascita. Tante sono state le tappe di lavoro, diverse le collaborazioni durante il percorso, dalla musicista Ilaria Graziano, alla danzatrice Alessandra Cristiani, alle suggestioni arrivate dalle fotografie di Sarah Moon, alle opere di Maria Lai e, solo successivamente, all’omonimo testo di S. Beckett. Il cammino ci conduce dentro la ferita di una generazione, dentro alle costrizioni mentali, familiari, sociali ed economiche in un processo analitico ed emozionale che scandaglia l’animo umano, con una storia personale che parla a tutti. La fine “è solo la curva della strada”. Da quel punto di luce che se ne va si ricomincia. Per nascere una seconda volta bisogna morire. Dentro lo spazio di una confessione aperta, pubblica, spietata e senza compromessi, in un tempo/spazio che potrebbe essere quello di un funerale o di una veglia. Un corpo appeso, incerto, deambulante, alla ricerca disperata di approvazione. Ti piace? Va bene così? Si cammina con scarpe ortopediche, con piedi di scimmia, si sta sul filo. Si prova a ricucire la storia, a sciogliere il groviglio di fili, per non soffocare, per diventare quello che realmente siamo. E’ l’inizio di una liberazione e allo stesso tempo la nascita di un processo artistico. Tamara Bartolini

BARTOLINI/BARONIO Condividono dieci anni di lavoro all’interno della compagnia triangolo scaleno teatro, partecipando alle produzioni artistiche e alla creazione del festival Teatri di Vetro e altri eventi culturali. Dal 2009 a partire dal progetto LA CADUTA nasce un sodalizio che li vede insieme in tutte le successive creazioni tra cui: la performance TU_TWO_due alla fine del mondo, lo spettacolo CARMEN CHE NON VEDE L’ORA, il progetto REDREADING, viaggio sentimentale e appassionato tra teatro e letteratura che li vede collaborare con Erri De Luca, Wu Ming2 e altri autori. Nel 2014, con il nuovo progetto PASSI_una confessione, vincono il premio produzione di Dominio Pubblico Officine. Parallelamente portano avanti il lavoro di pedagogia teatrale (PercorsiRialto, ScuolaRoma Carrozzerie | n.o.t). La loro ricerca teatrale nasce da una forte esposizione personale, da un lavoro sulle biografie individuali e collettive che intreccia specificatamente la poetica musicale, in un dialogoconcerto tra parola e musica, tra artisti e territori.

11 – 14 gennaio 2018

Teatrodilina

QUASI NATALE

testo e regia Francesco Lagi

con Anna Bellato, Francesco Colella, Silvia D’Amico, Leonardo Maddalena

suono Giuseppe D’Amato

scene Salvo Ingala

organizzazione Regina Piperno

Ci sono tre fratelli che tornano nella loro casa di bambini perché la madre vuole rivederli tutti insieme, per dire loro una cosa. Fuori nevica, sono i giorni prima di Natale. Nessuno sa che cosa sia quella cosa. C’è anche una ragazza, la nuova fidanzata di uno dei fratelli, che si ritrova per caso a vivere con loro quei giorni così delicati. Nessuno la conosce ma ha per tutti un aspetto così familiare, sembra venire direttamente da un passato che si stenta a mettere a fuoco. Ci sono alcuni giorni da condividere, un’ attesa e una vicinanza forzata. Sullo sfondo, la presenza silente della madre e la sua fine discreta.

C’è un karaoke e una gara di peperoncini. Un pesce nuovo per l’acquario e un anello di fidanzamento. Vecchi quaderni di scuola e una corsa notturna che dura una notte intera. Un fuoco da tenere acceso e un telecomando che non si trova più, un tronco da caricarsi sulle spalle e una canzoncina di Natale. Un telefono che squilla e alcuni schiocchi di frusta. Delle polpette e una vecchia storia di sciamani pellerossa. Ci sono certi spiriti, in quella casa, che faticano ad andare via.

Note regia

La relazione tra i nostri personaggi e la chimica che si accende tra di loro sono il centro della nostra storia. Alcuni giorni,vissuti sull’orlo di una perdita,che rivelano qualcosa dei sentimenti di queste persone e il senso delle loro vite vissute a metà. Sono costretti a un contatto, a un confronto prima di allora mai avvenuto. Attraverso il racconto del viaggio di un’anima che sta passando verso un altro mondo, c’è la presa di coscienza di chi resta e che ci deve fare i conti. Quello che ci fa ridere e commuovere di loro, fra segreti non detti e liti sopite, accensioni di rabbia e schiaffi liberatori, è un’umanità piena e senza difese, che la casa della loro infanzia e l’assenza della madre dispiegano in modo potente. Sullo sfondo di questi giorni c’è anche un alberello di Natale che, con le sue lucine colorate, illumina senza sosta in modo intermittente i personaggi. Scandisce il loro buio e la loro luce, i loro slanci e le loro incertezze, il loro battito del cuore.

Teatrodilina è un gruppo di persone con esperienze diverse, che si sono unite con il proposito di condividere una pratica e un’idea di teatro. 

Dal suono al video, dall’arte contemporanea alla scrittura, dal cinema alla musica. Alla base del lavoro c’è la volontà di inventare spettacoli restituendo frammenti dei loro percorsi e andando alla ricerca di una comune identità, che sembra perduta ma non in modo irreparabile.

Fare teatro è il gesto più contemporaneo e potenzialmente dirompente.

Premi e riconoscimenti:

2015 – Selezione InBox – Le vacanze dei signori Lagonia

2014 – Spettacolo vincitore Festival Troia Teatro – Zigulì

2013 – Selezione InBox – Zigulì

2013 – Menzione speciale premio Dante Cappelletti – Anime morte

18 – 21 gennaio 2018

Tieffe Teatro

1927 – MONOLOGO QUANTISTICO

di e con Gabriella Greison

regia Emilio Russo

In 1927 Monologo Quantistico, Gabriella Greison racconta, con foto, musica e video, i fatti più sconvolgenti, misteriosi, divertenti, umani che hanno fatto nascere la Fisica Quantistica, partendo dalla famosa foto, datata 1927, in cui sono ritratti in posa 29 uomini, quasi tutti fsici, di cui 17 erano o sarebbero diventati Premi Nobel. Gabriella Greison ricostruisce i dialoghi, le serate, i dibattiti, dopo un lungo soggiorno a Bruxelles, in cui ha raccolto informazioni, tradotto lettere, parlato con persone e parenti, che sono realmente stati presenti a quei ritrovi. Einstein li chiamava “witches’ Sabbath” (il riposo delle streghe).

Lo spettacolo è la prima rappresentazione teatrale, che racconta il ritrovo a Bruxelles di tutti i fsici del XX secolo che hanno fatto venire alla luce, quel giorno, la Fisica Quantistica.

Reduce da una tournée nei Festival, nelle aule magne delle scuole, nelle librerie e persino in una chiesa sconsacrata, che ha riscontrato in ogni occasione grande successo di pubblico, l’incontro con Tieffe Teatro Milano – Centro di Produzione Teatrale ha determinato la realizzazione dello spettacolo in una veste molto suggestiva e rinnovata e disponibile per la programmazione delle stagioni teatrali.

Gabriella Greison è fisica, scrittrice e giornalista. Si laurea in fisica nucleare a Milano e poi lavora diversi anni all’Ecole Polytechnique di Parigi. Lascia la ricerca per dedicarsi alla scrittura e al teatro. Il suo romanzo bestseller si chiama “L’incredibile cena dei fisici quantistici”, da cui ha tratto lo spettacolo teatrale “1927 monologo quantistico”: grazie al racconto umano delle vite di Einstein, Niels Bohr, Heisenberg, Schroedinger e i più grandi geni del XX Secolo, Gabriella con un monologo avvincente e ricco di colpi di scena racconta i fatti più sconvolgenti che hanno creato la fisica quantistica, partendo da una fotografia datata 1927 e scattata a Bruxelles, dove c’è stato il più grande ritrovo di cervelli della storia. Lo spettacolo ha girato tutta Italia e ha fatto il tutto esaurito nelle maggiori piazze. 

1 – 4 febbraio 2018

Le Brugole

COME SPOSARE UN FEMMINISTA

di Samantha Ellis

regia e traduzione di Monica Nappo

con Roberta Lydia De Stefano, Alberto Paradossi

Lidia adora gli uomini duri, ben piazzati e molto focosi.

Ha una particolare predilezione per gli stronzi.

Un giorno Lidia incontra Steve…

Steve è proprio un bravo ragazzo. Ed è un femminista.

Lidia ha un padre

Steve ha una madre

Anche loro sembrano piacersi. E questo è un problema.

La situazione si complica quando arrivano anche gli ex: Carina e Lorenzo.

Due dichiarazioni d’amore, qualche tradimento, due tentativi di matrimonio, una grande festa e una fuga.

Riuscirà Lidia a vincere contro la sua ossessione per i rossetti, i muffin e gli uomini rozzi?

Riuscirà Steve a fare a meno delle sue campagne etiche e ad essere un po’ più maschiaccio a letto?

Riusciranno i nostri eroi a reinventare il romanticismo di coppia nel 21esimo secolo?

Una commedia con due attori, 6 personaggi, molti gadgets e dei momenti di sfrenato karaoke

How to date a feminist ha debuttato felicemente all’Arcola theatre nel novembre 2016, andando in un successivo tour per l’ UK.

Monica Nappo

Borsa di studio dell’ERT, con i seguenti maestri: M. Martinelli, G.B. Corsetti, C.Lievi, M.Baliani, Renata Molinari Training vocale con Imke Bucholz, Serge Wilfart, Germana Giannini, Patsy Rodenburg Danza Butoh con Masaky Iwana, Yoko Muronoi, M. T. Sitzia

Workshop con Ioshi Oida, Abbas Kyarostami, Jos Houben, Enrique Pardo, Danio Manfredini, Pippo Del Bono, Remondi e Caporossi, Leo De Berardinis.

Regia con Roxana Sylbert e Khristine Landon Smith

Recitazione con Ivana Chubbuck e Bernard Hiller.

Come attrice Monica ha partecipato a tournée europee, con produzioni italiane ed europee, alternando lavori con maggiore espressività fisica a quello con attori e registi come Carlo Cecchi ( sua aiuto-regista  per  “Sik-Sik e Le nozze), Mario Martone, Tony Servillo. Come performer e regista ha introdotto in Italia testi di drammaturgia contemporanea, ed è stata la prima in Italia ad interpretare lavori come “4;48 Psychosis” di Sarah Kane e “Quale droga fa per me” di Kai Hansel ed “East Coast” di Tony Kushner. E’ stata la prima donna a vincere il premio nazionale per comici “La zanzara d’oro.” Ha al suo attivo anche un album di poesia e musica elettronica “Kyo” progetto con Marco Messina, dei 99 Posse e l’attore M. Dalisi.

1 – 4

8 – 11 febbraio 2018

Florian Metateatro – Centro di produzione teatrale

MICHELANGELO E IL PUPAZZO DI NEVE

di e con Carlo Vanoni

regia Gian Marco Montesano

collaborazione artistica e cura Giulia Basel

assistente in scena Edoardo De Piccoli

musiche originali Alex Carlà

trombone Lorenzo Passerini

voci fuori campo Giulia Basel, Umberto Marchesani, Massimo Vellaccio, Alessio Tessitore

video mapping Stefano Di Buduo

elementi scenografici Elisabetta Gabbioneta   

luci Renato Barattucci

foto di scena Federica Palmarin

produzione Florian Metateatro Centro di Produzione Teatrale – Pescara

residenza Festival Quartieri dell’Arte Vitorchiano- Viterbo

Lo spettacolo riporta Michelangelo Buonarroti “sulla terra”, togliendolo dalla dimensione mitologica e libresca che troppo spesso accompagna i grandi artisti del passato. Tra capolavori, aneddoti e fragilità, viene raccontato Michelangelo uomo e non solo l’artista che ha fatto grande la Firenze dei Medici e la Roma del secondo Cinquecento.

Michelangelo dal carattere duro come il marmo e Michelangelo che si commuove, Michelangelo artista che combatte come un pugile sul ring anche quando le circostanze sembrano avverse. E non si arrende. Mai. Nemmeno quando s’innamora.

In scena Carlo Vanoni, attore performatico che entra ed esce dal personaggio, che si accompagna con la chitarra elettrica e proietta immagini avvalendosi di tecnologie video, tenendo saldo il filo di una narrazione in grado di sovvertire i luoghi comuni e di stupire. Tutto questo per restituirci ciò che Michelangelo era: il più grande professionista al servizio del potere, in un’epoca in cui il potere non poteva fare a meno dell’arte.

Michelangelo mi ha sempre fatto paura. Perché i miti fanno paura. Poi, un giorno, ho letto un libro che parlava di soldi, i soldi che Michelangelo aveva guadagnato. Mi sono detto: che strano, credevo che il danaro fosse cosa da comuni mortali. E invece Michelangelo guadagnava molto, e con una parte di quei soldi comprava case, un’altra la custodiva dentro un baule, un’altra ancora la mandava a casa dai parenti. Come fanno i comuni mortali. A quel libro ne è seguito un altro che raccontava Michelangelo sessantenne innamorato di Tomaso Cavalieri, età 23 anni; e poi un altro ancora, dove il tema era il rapporto con il potere, vale a dire con in papi. “Un uomo”, mi sono detto. Michelangelo, prima di essere un artista, era un uomo. E mi è venuta voglia di raccontarlo. Ma raccontare non significa mostrare le opere e nemmeno elencare gli avvenimenti. Raccontare significa far capire. E per capire Michelangelo, bisogna attualizzarlo. Per questo, il mio Michelangelo, è un pugile. Perché lo sport, oggi, è molto più seguito dell’arte.

Perché oggi, l’arte, non ha più il ruolo che aveva nel Cinquecento. “Michelangelo è vissuto in un’epoca dove l’arte faceva mondo, dove l’arte era il mondo, e lui, in quel mondo, era il più grande di tutti”. Come un campione di oggi. Come un pugile che al posto di un altro pugile, di fronte a sé, ha un blocco di marmo. Un campione che combatte tutta la vita, e non solo contro il marmo, ma anche contro il potere e, soprattutto, contro se stesso. Un uomo. Che s’indigna e si ribella. Un uomo. Che s’arrabbia e si commuove.

Un uomo. Ma anche il più grande artista di tutti i tempi. Carlo Vanoni

Note di Regia

Michelangelo? Un grande nome, una garanzia! Così sembrerebbe ma, l’evidenza fin troppo facile, può trarre in inganno. Infatti, ad annunciare in “locandina” Michelangelo, si corre il rischio di indurre il potenziale pubblico ad evocare i fantasmi della pedanteria pedagogica, la scena trasformata in aula scolastica, il momento poetico, il Teatro ridotto a conferenza, a “spiegazione” di un capitolo della Storia dell’Arte. Al contrario, qui, parlando di Michelangelo si è cercato il Teatro, cioè la drammaturgia già contenuta nel personaggio Michelangelo, così come l’opera dello scultore è già contenuta nel marmo.

Come per la scultura che procede per sottrazioni ed eliminazione, abbiamo sottratto quanta più erudizione scolastica fosse possibile sottrarre, aggiungendo però -come in certe sculture- un elemento d’equilibrio : il Pupazzo di neve. Elemento strano, curioso e … sorprendente ma, come si vedrà, non incongruo. Cercare il Teatro, soprattutto trattando argomenti come questo, significa mutare il Sapere in Sapore.

Parlare d’arte per mezzo di un linguaggio artistico: il Teatro. Gian Marco Montesano

15 – 18 febbraio 2018

Teatro Out Off

L’IMPERATORE DELLA SCONFITTA

di Jean Fabre, traduzione Giuliana Manganelli

regia di Elena Arvigo

con Elena Arvigo e Alessandro Averone

scene Alessandro di Cola

video Project Carolina Ielardi

mix Musica e Videoriprese : Marcello Rotondella

assistente alla regia Maja Bertoldo

foto Manuela Giusto e Agnesa Dorkin

luci Daria Grispino (primo allestimento Marcello Lumaca)

tecnico Video/Luci: Alessandro Tinelli

produzione Teatro Out Off 

Dedicato all’attore Marc Moon Van Overmeir, questo testo scritto da Jan Fabre,uno degli artisti più estremi e visionari del nostro tempo, coreografo, regista e scrittore belga, da quarant’anni in prima linea in una ricerca visionaria, non è una storia, non ha un filo narrativo, né personaggi di cui raccontare, è piuttosto un flusso di coscienza, un viaggio e un rincorrersi di riflessioni, sull’essere umano e su un tema della “perdita”.

Per Fabre, la sconfitta è azione, è momento di riscatto che, senza dimenticare mai menzogna e rifiuto, permette di proseguire. È punto di partenza e di arrivo che permette di sbagliare ancora. Come in un gioco di specchi, in una ripetizione continua, sbaglio dunque sono. La sconfitta è una condizione dell’esistenza. E la ripetizione genera l’arte. Come in una poesia ermetica, il monologo di Fabre semina tracce di un discorso impossibile che raggiunge e mette a nudo l’essenza di ogni essere umano. La sconfitta dunque è l’alveolo del riscatto ed esprime la possibilità di un nuovo inizio e prevede in sé i parametri di un’azione rivoluzionaria. La scalata di ogni uomo è verso il cielo per cercare un posto dove riporre il povero cuore. E in questo errare dell’anima forse spunteranno due ali per volare.

 

Note di Regia

Dopo aver letto questo testo una decina di anni fa ho cercato Jan Fabre e ho studiato con lui un laboratorio della Biennale di Venezia. Sono stata ad Anversa nella sua Factory e penso che Jan Fabre sia un artista da “seguire “sempre” per la carica vitale e il senso profondo della sua arte. In particolare “L’Imperatore della sconfitta” offre una riflessione straordinariamente originale sulla fragilità delle nostre identità e sul valore creativo del fallimento. Di questo testo e di Jan Fabre amo lo slancio verso il mondo con il cuore in mano “fuori dal corpo” e il suo essere sempre sfuggente a qualsiasi definizione .La sfida è quella di cercare di restare “perdenti” per poter ricominciare e di provocare questa  perdita con vitalità. In amore e in guerra “vale” qualsiasi cosa. Il teatro è entrambe le cose insieme. Gli attori per Jan Fabre sono “guerrieri della bellezza”. L’effetto che mi fece studiare con Jan Fabre fu più o meno questo. Una grande provocazione – intelligente e profondamente umana. Da quell’incontro nel 2011 è nato il desiderio di viaggiare dentro questo suo testo .L’impresa è complessa ma la domanda che mi fa rimanere curiosa di continuare è sempre la stessa “Perche no ?”. L’Imperatore della sconfitta è l’uomo – l’attore che coglie ogni perdita come possibilità di ricominciare. E tra cadute e barcollamenti, provando e riprovando – all’imperatore della sconfitta – forse alla fine nasceranno due ali tra le spalle. Forse anche solo riuscire ad immaginarle – dice l’Imperatore – sarà parte di un nuovo viaggio.  

1 – 4 marzo 2018

ATIR Teatro Ringhiera

UN ALT(R)O EVEREST

di e con Mattia Fabris e Jacopo Bicocchi

scene Maria Spazzi

light designer Alessandro Verazzi

sound designer Silvia Laureti

scelte musicali Sandra Zoccolan

assistenti alla scenografia Erika Giuliano e Marta Vianello

produzione ATIR Teatro Ringhiera in collaborazione con NEXT 2016

Jim Davidson e Mike Price sono due amici. Sono una cordata. Nel 1992 decidono di scalare… la loro montagna: il Monte Rainier nello stato di Washington, Stati Uniti. Il sogno di una vita, una vetta ambita da ogni scalatore, un passaggio obbligatorio per chi, nato in America, vuole definirsi Alpinista. “The Mountain” come la chiamano a Seattle.
Ma le cose non sono mai come ce le aspettiamo e quella scalata non sarà solo la conquista di una vetta. Sarà un punto di non ritorno, un cammino impensato dentro alle profondità del loro legame, un viaggio che durerà ben più dei 4 giorni impiegati per raggiungere la cima.

“L’alt(r)o Everest” è una storia vera, non è una storia famosa, da essa non è stato tratto nessun film, ma potrebbe essere la storia di ognuno di noi. E forse lo è. Proprio per la sua spietata semplicità.
Una storia che racconta le difficoltà e i passaggi obbligatori che la vita ci mette davanti.
Crepacci.
Non possiamo voltarci dall’altra parte e non possiamo giraci intorno ma solo attraversarli.
Due amici, due vite, due destini indissolubili.

 

Note di regia

Lo spettacolo è la naturale evoluzione di (S)legati. Dopo (S)legati, infatti, abbiamo sentito la “chiamata” e in qualche modo il “dovere” di continuare l’indagine così ricca e fruttuosa, nata durante tutto il percorso nel circuito della montagna.

Per farlo però non ci bastava una semplice storia di alpinismo (in effetti, ne esistono a centinaia di imprese e avventure tra la letteratura alpinistica). Avevamo bisogno di una storia che potesse elevarsi a paradigma, che potesse, in qualche modo, contenere le storie di tutti, anche di chi la montagna non la frequenta o addirittura non la ama. Una storia che fosse, per dirla in breve, universale. E l’abbiamo trovata: la storia di Mike e Jim parla di qualcosa che tutti abbiamo conosciuto e con la quale prima o poi dobbiamo fare i conti: la perdita, il lutto, la mancanza… e assieme quel dialogo, silenzioso e profondo che continuiamo ad avere con le persone che non sono più con noi ma che in qualche modo… continuano ad essere con noi.

Siamo sicuri che non sia un caso se abbiamo incontrato questa storia proprio ora. Gli ultimi due sono stati anni dolorosi. Mamma Franca se ne è andata.Gli amici Sandro e Marco se ne sono andati.Ne sentiamo la terribile mancanza… ma siamo convinti che possiamo sentire la mancanza solo…. di chi è presente.

(Jacopo Bicocchi e Mattia Fabris)

8 – 9 marzo 2018

Pupi e Fresedde-Centro Nazionale di Produzione Teatrale-Firenze/Uthopia/tra Cielo e Terra

IL GENERALE

di Emanuele Aldrovandi

regia Ciro Masella

con Ciro Masella, Giulia Eugeni, Eugenio Nocciolini

scena Federico Biancalani

luci Henry Banzi 

costumi Micol J. Medda/Federico Biancalani/Ciro Masella

suoni Angelo Benedetti cura di Julia Lomuto riprese Nadia Baldi

Segnalazione speciale per la nuova drammaturgia al Premio Calindri 2010

Testo vincitore del Premio Fersen alla drammaturgia 2013

Selezionato dal Teatro Stabile del Veneto per Racconti di guerra e di pace 2015

Dopo essere stata vittima di numerosi attacchi terroristici, una potenza mondiale invade militarmente un piccolo stato considerato responsabile degli attentati, ma il generale che comanda la “missione di pace” si comporta, fin dal suo arrivo, in modo imprevisto: chiuso fra le quattro mura del suo ufficio impartisce al sottoposto ordini apparentemente contraddittori che in un parossismo di distruzione portano all’annientamento del suo stesso esercito.

Il testo affronta alcuni temi centrali dell’attuale situazione internazionale, come il terrorismo, o il presunto “scontro di civiltà”, e racconta con linguaggio tragicomico il paradosso di un pacifista che sceglie di sconfiggere la violenza della guerra con una violenza ancora più cieca, estrema e radicale.

Segnalazione speciale per la nuova drammaturgia al Premio Tragos 2010 con la seguente motivazione: “Per la capacità di affrontare in chiave grottesca e ironica il tema sempre attuale della guerra, presente in varie zone del globo, evidenziandone follie e assurdità; per la dinamicità dell’azione e la realizzazione di dialoghi ben condotti attraverso un linguaggio scarno ed efficace”.

Dal 2010 al 2016 il testo ha avuto varie fasi di studio ed è stato riscritto diverse volte, vincendo nel frattempo il Premio Fersen 2013 e venendo selezionato nel 2015 dal Teatro Stabile del Veneto per una serie di letture incentrate sul tema della guerra.

Nel 2016, nella sua versione definitiva, debutterà con la regia di Ciro Masella.

Ciro Masella, dopo Francesco Niccolini e una lunga frequentazione con la drammaturgia di Stefano Massini, affronta un altro autore contemporaneo, il giovane ma già pluripremiato e apprezzatissimo Emanuele Aldrovandi, in un testo che ha già ricevuto diversi riconoscimenti ma non è mai stato rappresentato in forma completa, solo in lettura scenica. Aldrovandi affrontando ne “Il Generale” alcuni temi centrali dell’attuale situazione internazionale, come il terrorismo, o il presunto “scontro di civiltà”, e raccontando con linguaggio tragicomico il paradosso di un pacifista che sceglie di sconfiggere la violenza della guerra con una violenza ancora più cieca, estrema e radicale, prosegue e affina ancora di più la sua indagine sull’essere umano e le sue contraddizioni.

15 – 18 marzo 2018

Viola Produzioni

APPUNTI PER UN’ORESTEA NELLO SFASCIO

testo e regia Terry Paternoster

con Michele Degirolamo, Patrizia Ciabatta, cast in via di definizione

assistenti alla regia Nicola Boccardi, Eleonora Cadeddu, Pierfrancesco Rampino

produzione Viola Produzioni

in collaborazione con Florian Metateatro

con la partecipazione di InternoEnki

Oreste torna a casa dopo un lungo confinamento imposto dalla madre a causa della sua omosessualità marchiata a pelle. Dopo anni di esilio forzato, Oreste è costretto a rivedere la sua famiglia per via di un terribile e inaspettato evento: la morte di suo padre, scomparso prematuramente in circostanze poco chiare. Oreste ritrova sua madre devastata dal peso dei debiti e dell’usura, e per di più precipitata in un totale sfascio di valori. Grazie al confronto con sua sorella, la sua percezione del senso della vita subirà un mutamento, che lo porterà alla riscoperta di una nuova identità. Un evento inaspettato scoperchierà la coltre del silenzio, che l’ha tenuto buono per troppo tempo, rivelandosi in un orrendo e tragico atto finale.   “Appunti per un’Orestea nello sfascio” racconta le derive della nostra Società corrotta e rassegnata; ed è ambientata nel cuore della Puglia “L’Altra Terra dei Fuochi”, dove Elettra e Oreste sono al centro di un intrigo di scandali sessuali, omicidi mafiosi e rifiuti tossici.

note di regia:

Ispirandomi ai principi della Fisica quantistica, ho scelto di soffermarmi su un fenomeno non tangibile, che prolifera velocemente come un disturbo micotico: il dubbio. Ho analizzato alcune fra le infinite possibilità del percorso interiore di ciascun personaggio, cercando di sviscerare cosa c’è alla base del rapporto dialettico che innesca il meccanismo del dubbio esistenziale. Rivisitando il mito, ho messo a confronto due personaggi: Oreste e Amleto, due facce della stessa medaglia. Al contrario di quanto accade ad Amleto, il dubbio esistenziale di Oreste consegue, anziché precedere, la vendetta: un piatto che Shakespeare preferisce servire freddo. L’interrogativo esistenziale del vivere (essere) o morire (non essere), che è alla radice dell’indecisione che impedisce ad Amleto di agire, si rivelerà, in Oreste, come atto finale di una vendetta istintiva: un raptus.

Lo spettacolo è un’occasione per condividere con il pubblico non solo il processo creativo ma anche alcune riflessioni sul concetto di giustizia: se per i greci era necessario istruire la polis ad una nuova idea di giustizia, istituendo il primo tribunale umano, oggi rimane il dubbio sulla riuscita degli intenti dei nostri antenati. La giustizia potrebbe dunque divenire in questa logica un mero punto di vista, in cui l’atto vendicativo, in alcuni contesti potrebbe per assurdo diventare “un altro modo per dire GIUSTIZIA”. “Appunti per un’Orestea nello sfascio” è un affondo nella materia drammatica dell’unica trilogia tragica a noi pervenuta, l’Orestea di Eschilo. Addentrandomi tra le fila di un’opera capitale per la letteratura drammatica mondiale, non ho voluto riproporre necessariamente un’ulteriore e aproblematica interpretazione della fabula (l’orrendo ciclo di delitti che culminano con la pazzia di Oreste), ma penetrare nella decadenza dell’inconscio collettivo, in cui si inserisce lo sfascio e la crisi di valori della nostra società. È da qui che muove il progetto, proponendosi di sondare, attraverso la prassi teatrale, la relazione di un’intera collettività con la crisi sociale, politica ed economica. L’intento finale è dunque di interrogare il nostro reale, per provare a capire cosa si cela dietro la precarietà delle emozioni che asfissiano il nostro quotidiano, per smuovere l’indifferenza e pilotarla verso il cambiamento. Per cambiare l’oggi ci volgiamo indietro, ai passi che abbiamo compiuto, al mito. Un mito che continua instancabilmente a dirigerci, seppur calato in un contesto sociale nuovo. A rimanere totalmente invariato è il peso latente di un peccato originale che si tramanda di famiglia in famiglia, di generazione in generazione, di popolo in popolo. Attraverso gli occhi di Oreste, parteciperemo al sogno infranto di un ragazzo di oggi, il sogno di creazione di una nuova coscienza collettiva. “L’utopia è spesso lo smascheramento più violento della cancrena del nostro mondo”. Il teatro è un fare, un fare insieme, un fare collettivo. -La scena è una pagina tridimensionale di scrittura- come direbbe Maurizio Grande, uno dei padri della semiotica teatrale. Il mio augurio è che si possa scrivere un’altra pagina di teatro, insieme. Terry Paternoster/Collettivo Internoenki

Terry Paternoster, autrice, regista e attrice teatrale, nasce nel 1979 a Milano. Dopo il Diploma d’Arte Drammatica, si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo – Teatro e Arti Performative, alla Sapienza di Roma. Qui inizia la sua carriera professionale, occupandosi principalmente di teatro. Lavora con registi italiani e stranieri. Come attrice-autrice-regista, riceve numerosi riconoscimenti: Premio Scenario per Ustica – Napoli Teatro Festival E45 Fringe Festival – Premio RadioRAI Microfono di cristallo – Premio Pivi – Rome Web Awards – Premio Imola per il Teatro, Chiave d’Argento – Premio “In Breve” Teatro Puccini di Firenze, ecc. Nel 2015 è ideatrice, cosceneggiatrice e regista della serie “Welcome to Italy”, la prima serie web sui nuovi italiani, che racconta la realtà dell’integrazione degli immigrati di seconda generazione. Tradotta in 8 lingue, 11 nomination al Rome Web Awards, in concorso al Festival of Medellin, Colombia. Interamente girata presso il centro policulturale Baobab di Roma, la serie fa parte di un progetto finanziato dal Ministero dell’Interno attraverso il Fondo Europeo per l’integrazione dei cittadini dei Paesi Terzi. È fondatrice e direttore artistico dell’Associazione di promozione sociale per la Ricerca INTERNOENKI (collettivo teatrale indipendente dal 2010). Dal 2014 conduce seminari e laboratori all’Università di Roma, Bologna, Udine, L’Aquila, Bari e Napoli.

24 – 25 marzo 2018

Fondazione Teatro della Toscana

LEONARDO DA VINCI. L’opera nascosta

di e con Michele Santeramo

immagini di Cristina Gardumi

Questa storia è tutta inventata.

Leonardo Da Vinci ne è il protagonista perché è uno dei pochi personaggi che, per tutta la sua sapienza e il suo ingegno e il suo genio, può risolvere, o almeno provarci, il più grande caso irrisolto che riguarda l’essere umano nella sua sfera artistica, scientifica, vitale: il passaggio.

Già, proprio quello. È l’unico al mondo a poterci riuscire. Gli viene in mente di provarci in un pomeriggio di primavera, mentre guarda una battaglia nella quale un esercito usa le armi che lui ha inventato. Le sue opere diventano così un percorso di studio, il tempo nel quale vive diventa il contesto nel quale far attecchire la sua curiosità, per inventare un’altra realtà, che si specchi nell’arte e da quella prenda nuova coscienza.

Il racconto dialoga in scena con le immagini di Cristina Gardumi, primi piani di una umanità che ha a che fare con Leonardo e la sua opera nascosta.

Ovviamente, nessuno degli episodi che qui si raccontano sono accaduti veramente. Troppo spesso scambiamo le storie vere con quelle credibili; anzi, la credibilità delle storie è spesso legata al fatto che siano accadute veramente.

Ma se così fosse, se bastasse che un fatto sia accaduto per descrivere la realtà, allora la realtà sarebbe immutabile, non sarebbe mai messa in discussione, e le cose sarebbero semplicemente quello che sono. Non ci sarebbe scoperta, né invenzione, né arte, se non si potesse tradire la realtà inventandone una plausibile.

Preferisco pensare che “le storie, raccontandole, da vere diventano inventate e da inventate, vere”. Come i sogni, che non esistono nella realtà ma che una volta sognati, eccoli lì palpitanti, a farti sudare e spaventare e ridere.

Michele Santeramo è autore di testi teatrali.

Nel 2011 vince il Premio Riccione per il Teatro con il testo “Il Guaritore”.

Nel 2013 vince il Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT),

Pubblica nel 2014 il romanzo “LA RIVINCITA” edito da Baldini e Castoldi e in scena con la regia di Leo Muscato.

Vince nel 2014 il premio Hystrio alla drammaturgia.

Scrive, nel 2014, “Alla Luce”, per la regia di Roberto Bacci e la produzione di “Fondazione Pontedera Teatro”. Il Guaritore è fra gli spettacoli finalisti del premio UBU 2014 come migliore novità italiana e ricerca drammaturgica. Nel 2015 il Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale Pontedera della Fondazione Teatro della Toscana ha prodotto lo spettacolo ‘da leggere’ “La prossima stagione” di e con Michele Santeramo. Nel 2015 scrive per la produzione del teatro di Roma e la regia di Veronica Cruciani “Preamleto”. Nel 2017 scrive per la produzione del Piccolo Teatro di Milano “Uomini e no”, dal romanzo di Elio Vittorini. Scrive per il teatro Bellini di Napoli “Tito”. Nel 2017 il Teatro della Toscana produce “Il Nullafacente”, che lo vede in scena come protagonista, per la regia di Roberto Bacci.

De “Il Nullafacente” il critico Alessandro Toppi ha scritto:

 […] “E’ così che Il Nullafacente è teatro e, per questo, è un’opera destinata non ad avere pochi spettatori ma, … “pochi spettatori per volta”: che viva, e a lungo mi auguro, nei piccoli teatri d’Italia: lì dove solo i centimetri (annullabili dalla commozione) separano l’orlo anteriore del palco e la prima fila della platea; lì dove il buio è ancora un buio assoluto e il silenzio è un atto di rispetto e di partecipazione; lì dove ciò che vediamo continuerà a riguardarci anche quando saremo tornati a casa, avendo lasciato in noi un segno che perdura nel tempo; lì dove la parola detta da quest’arte riesce ad essere ancora parola autentica, di cui sentivamo il bisogno.”

5 – 8 aprile 2018

Viola Produzioni

TRAINSPOTTING

di Irvine Welsh, versione Wajdi Mouawad

traduzione Emanuele Aldrovandi

regia Sandro Mabellini

con Michele Di Giacomo, Riccardo Festa, Valentina Cardinali, Marco Bellocchio

costumi Chiara Amaltea Ciarelli

drammaturgia scenica Festa, Di Giacomo, Bellocchio, Cardinali

La società s’inventa una logica assurda e complicata, per liquidare quelli che si comportano in un modo diverso dagli altri. Ma se, supponiamo, e io so benissimo come stanno le cose, so che morirò giovane, sono nel pieno possesso delle mie facoltà eccetera eccetera, e decido di usarla lo stesso, l’eroina? Non me lo lasciano fare. Non mi lasciano perché lo vedono come un segno del loro fallimento, il fatto che tu scelga semplicemente di rifiutare quello che loro hanno da offrirti. Scegli noi. Scegli la vita. Scegli il mutuo da pagare, la lavatrice, la macchina; scegli di startene seduto su un divano a guardare i giochini alla televisione, a distruggerti il cervello e l’anima, a riempirti la pancia di porcherie che ti avvelenano. Scegli di marcire in un ospizio, cacandoti e pisciandoti sotto, cazzo, per la gioia di quegli stronzi egoisti fottuti che hai messo al mondo. Scegli la vita. Beh, io invece scelgo di non sceglierla, la vita. E se quei coglioni non sanno come prenderla, una cosa del genere, beh, cazzo, il problema è loro, non mio. Come dice Harry Lauder io voglio andare dritto per la mia strada, fino in fondo…

La storia di T è la storia di quattro ragazzi e una ragazza.

Mark Renton, disoccupato come la maggior parte dei giovani scozzesi della sua generazione, ha trascinato nella confusione e nella dedizione ad ogni tipo di droga i suoi amici d’infanzia.

Sick Boy, un appassionato di cinema e sciupafemmine, Begbie, un pericoloso outsider sempre alla ricerca della rissa, Tommy, un seguace del bodybuilding, e Alison, fidanzata di Sick Boy, che cerca di conciliare la sua dipendenza dalla droga con il suo ruolo di madre. Per ingannare la noia, i personaggi rubano, e si distruggono di eroina, tutti tranne Tommy, che vive un’altra forma di dipendenza.

Perché abbiamo deciso di realizzare adesso questo spettacolo, visto che il film di Danny Boyle è nella testa di tutti, e che recentemente è stato rinnovato con il sequel (T2)? Per mettere in scena persone che l’uomo medio non vuole vedere; perché i personaggi di questo romanzo ci costringono a farci domande sul funzionamento della nostra società. I personaggi di T passano il tempo fuggendo le loro responsabilità: non lavorano, ricevono sussidi di disoccupazione che spendono in droghe e alcool, perché la realtà della vita non li interessa. Al di là della questione della definizione di identità, onnipresente in scena, è la questione della dipendenza.

Sandro Mabellini – regista

Vive e lavora tra l’Italia e il Belgio. Si diploma come attore alla Scuola di Teatro di Bologna; si perfeziona come regista con Luca Ronconi al Centro Teatrale Santa Cristina e come performer con la Societas Raffaello Sanzio. Si specializza come regista sugli autori contemporanei, tra cui: Joel Pommerat, Jon Fosse, Davide Carnevali, Martin Crimp, Albert Ostermaier, Patrick Marber. Vince il premio di produzione al Napoli Teatro Festival con Tu (non) sei il tuo lavoro, di Rosella Postorino, e con Casa di bambola di Emanuele Aldrovandi; vince inoltre il premio di produzione al Festival I Teatri del Sacro con Stava la madre di Angela Dematté.

12 – 22 aprile 2018

Amadio/Fornasari Teatro Filodrammatici di Milano

N.E.R.D.s – sintomi

testo e regia Bruno Fornasari

con Tommaso Amadio, Riccardo Buffonini, Michele Radice, Umberto Teruso

scene e costumi Erika Carretta

allestimento Enrico Fiorentino, Andrea Diana

assistenti alla regia Emanuela Caruso, Chiara Serangeli

produzione Teatro Filodrammatici di Milano

Una famiglia tradizionale. Padre, madre e quattro figli maschi. È il 50° anniversario di matrimonio dei genitori e, per l’occasione, i figli Nico, Enri, Robi e Dani – insieme ad altri parenti e conoscenti – si ritrovano in un agriturismo per festeggiare. L’idea è quella che tutto sia perfetto, con tanto di torta nuziale, discorso dei figli e fotografie agli sposini nel parco, vicino al laghetto con le paperelle, o sotto a un paio di alberi secolari sopravvissuti al tempo, proprio come il loro rapporto. I festeggiamenti si svolgeranno in tutta sicurezza perché il parco è stato da poco recintato per evitare che la marmaglia di stranieri là fuori possa entrare a disturbare i clienti. All’una in punto verranno serviti gli antipasti. È appena mezzogiorno e, a parte un eccesso di latticini nel menù, tutto sta andando come previsto. Ma l’arrivo di un ospite indesiderato rompe la quiete apparente: si tratta di Laura, una donna divorziata con due figli che non sta molto simpatica a mamma, lascia indifferente papà, ha fatto innamorare Enri ed è stata l’ultima amante di Nico. In poco tempo l’ora di attesa prima del buffet all’aperto si trasforma per i fratelli in un incubo di bruciori di stomaco, rabbia repressa, frustrazioni, paure, ansie e violenza che lascerà segni indelebili quanto invisibili in tutti quanti, ad esclusione degli ignari genitori, che intanto si godono le prime istantanee del coronamento di una vita insieme. Nico è sposato con Rita, da poco rimasta incinta, ma vorrebbe stare proprio con Laura che invece sta ricucendo con Enri una delusione patita due anni prima. In apparenza gli altri due fratelli, Dani e Robi, si direbbero estranei a qualunque triangolazione amorosa, essendo Dani omosessuale e Robi interessato solo a completare il discorso da fare per papà e mamma. Ma le apparenze, in questa micro comunità fatta di egoismi e tanti silenzi, sono bombe inesplose pronte a detonare alla minima scintilla. Nella pratica ognuno cerca di star meglio come può e per riuscirci chiede aiuto alla medicina, alla dieta o a una qualche forma di spiritualità che possa alleviare i sintomi di una solitudine inespressa, un isolamento pubblico incapace d’includere l’altro come sollievo emotivo. N.E.R.D.s racconta, attraverso la metafora di una famiglia tradizionale a dominante maschile, l’instabilità emotiva e culturale di una generazione che tiene a modello, suo malgrado, un passato ormai anacronistico ed è incapace di un presente autentico. Sul futuro invece nessuno riesce a sbilanciarsi, perché a guardare avanti, dicono, si vede solo sfuocato. I quattro fratelli interpreteranno tutti i ruoli coinvolti nell’ora di delirio che li separa dall’inizio del pranzo, come se il vero nemico da sconfiggere fosse molto più vicino di quanto si possa immaginare. Lo spettacolo è una commedia dal cuore nero, provocatoria e irresponsabile, che parte dalla famiglia come rassicurante paradigma di una società sana per raccontarci il rovescio della medaglia: un quarto stato post moderno che cerca di liberarsi da paure e inquietudini tutte contemporanee, nell’ansia di rimandare il futuro e conquistarsi un presente a lunga scadenza.

Bruno Fornasari – autore e regista dello spettacolo Autore, attore e regista, co-direttore del Teatro Filodrammatici di Milano. Ha un’esperienza registica trasversale, che va dalla prosa alla lirica, al musical e al multimediale. Tra le collaborazioni internazionali, è Associate Director di Mamma Mia! per Stage Entertainment e membro dell’Advisory Board di Ecole des Ecoles, network europeo di formazione d’eccellenza nelle arti performative. Insegna recitazione all’Accademia dei Filodrammatici e cura progetti didattici per l’Accademia della Scala. Consulente artistico per grandi eventi, è formatore in vari ambiti professionali con riferimento alla metafora teatrale.

3 maggio 2018

Piccola Compagnia Dammacco

ESILIO

con Serena Balivo e Mariano Dammacco

ideazione, drammaturgia e regia Mariano Dammacco

con la collaborazione di Serena Balivo

luci Marco Oliani

cura dell’allestimento Stella Monesi

ufficio stampa Raffaella Ilari

foto di scena Pino Montisci

produzione Piccola Compagnia Dammacco

con il sostegno di Campsirago Residenza

con la collaborazione di L’arboreto Teatro Dimora di Mondaino

e di Associazione CREA/Teatro Temple, Associazione L’Attoscuro

 

Spettacolo vincitore Last seen 2016 (miglior spettacolo dell’anno su KLP)

Spettacolo finalista al Premio Rete Critica 2016

Serena Balivo finalista al Premio Ubu 2016

 

Dedicato a Paolo Ambrosino

La Compagnia ringrazia per il confronto durante la preparazione dello spettacolo Fabio Biondi, Fulvia Crotti, Elena Di Gioia, Gerardo Guccini, Saverio La Ruina, RubidoriManshaft, Arianna Nonnis Marzano, Francesca Romana Recchia Luciani, Luigi Spezzacatene, Paola Tripoli, Clarissa Veronico.

 

ESILIO racconta la storia di un uomo come tanti al giorno d’oggi, un uomo che ha perso il suo lavoro. Quest’uomo, interpretato da Serena Balivo en travesti (seconda classificata al Premio Ubu 2016 nella categoria “Nuovo attore o attrice under 35”), insieme al suo lavoro, gradualmente perde un proprio ruolo nella società fino a smarrire la propria identità, fino a sentirsi abbandonato e solo seppure all’interno della sua città, fino a sentirsi finalmente costretto a chiedersi come e perché è finito in tale situazione. E così gli spettatori possono partecipare al goffo e grottesco tentativo di quest’uomo di venire a capo della situazione dialogando con se stesso, con la sua coscienza forse, con la sua anima o magari con le sue ossessioni.

Lo spettacolo, con drammaturgia originale e centrato sul lavoro d’attore, cerca di offrire a ogni spettatore una riflessione sul nostro presente e di creare una sorta di memoria dell’oggi. I linguaggi scelti sono quelli del surrealismo e dell’umorismo perché lo spettacolo possa offrire a ogni spettatore visioni della vita di tutti noi in una forma trasfigurata che ne evidenzi le contraddizioni e suggerisca qualche interrogativo su questo nostro modo di vivere.

ESILIO è il secondo passo della “Trilogia della Fine del Mondo” ideata nel 2010 da Mariano Dammacco e in corso di realizzazione ad opera della Piccola Compagnia Dammacco. Il primo passo è stato lo spettacolo L’ultima notte di Antonio prodotto da Piccola Compagnia Dammacco e Asti Teatro nel 2012, con la collaborazione di Campsirago Residenza e di L’arboreto Teatro Dimora di Mondaino. Il terzo passo della Trilogia è in programma per il 2018 con la realizzazione di uno spettacolo intitolato La buona educazione.

PICCOLA COMPAGNIA DAMMACCO

La Piccola Compagnia Dammacco è composta da Mariano Dammacco, attore, autore, regista e pedagogo teatrale di esperienza ventennale, Serena Balivo, attrice, e Stella Monesi, disegnatrice e tecnico. La compagnia svolge le proprie attività perseguendo un’idea di teatro etico, un teatro che sia d’arte e d’autore e, al tempo stesso popolare, ovvero accessibile a tutti per contenuti e linguaggi. In particolare, si occupa della produzione di spettacoli teatrali con drammaturgia originale e centralità dell’attore nel lavoro per la scena (L’ultima notte di Antonio, L’inferno e la fanciulla, Esilio).

Premi e riconoscimenti: ESILIO è vincitore di Last Seen 2016 (spettacolo dell’anno su Krapp’s Last Post), è finalista al Premio Rete Critica 2016, al Premio Cassino OFF 2017, al Premio Museo Cervi, è spettacolo selezione In Box 2017; L’inferno e la fanciulla è finalista al Premio In Box 2016.

Serena Balivo è vincitrice del Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro 2011 e seconda classificata al Premio UBU 2016 nella categoria “nuovo attore o attrice”.

Mariano Dammacco è vincitore del Premio nazionale di drammaturgia Il centro del discorso 2010 con il testo L’ultima notte di Antonio e, precedentemente al percorso con la compagnia, è vincitore del Premio ETI/Scenario 1993 con lo spettacolo Sonia la Rossa e del Premio ETI/Vetrine 1996 con lo spettacolo Amleto e la Statale 16.

La compagnia ha portato il proprio lavoro all’interno di prestigiosi festival: Primavera dei Teatri, Teatri di Vetro, Tramedautore, Asti Teatro, Castel dei Mondi, Vie. Scena Contemporanea Festival, Concentrica, Torino Fringe Festival, L’opera galleggiante, Il giardino delle esperidi, FIT Festival (Svizzera), Festival PAN (Slovacchia) e ha avviato collaborazioni con L’Arboreto Teatro Dimora, ERT-Emilia Romagna Teatro, ATER-Associazione Teatrale Emilia Romagna, Regione Emilia Romagna.

L’arboreto Edizioni ha pubblicato i libri “L’inferno e la fanciulla” di Serena Balivo e Mariano Dammacco e “ESILIO” di Mariano Dammacco. Le pubblicazioni comprendono le drammaturgie degli spettacoli, le illustrazioni originali di Stella Monesi e un apparato critico in forma di conversazione tra Mariano Dammacco, Serena Balivo e Gerardo Guccini, docente di Drammaturgia presso l’Università di Bologna e attento osservatore delle interazioni fra testo e spettacolo sia nelle esperienze storiche che in quelle contemporanee.

BRANCACCINO
Via Mecenate 2, Roma – http://www.teatrobrancaccio.it

Biglietto: 14,00 € + 1,50 € d. p.

card open 5 ingressi: 55 €

Prevendita su Ticketone.it e presso i punti vendita tradizionali

BOTTEGHINO DEL TEATRO BRANCACCIO 

Via Merulana, 244 | tel 06 80687231 | botteghino@teatrobrancaccio.it

22-23 febbraio 2018

22-23 marzo 2018

26-27 aprile 2018

10-11 maggio 2018

Sala Umberto / Stap

CLASSICI DEL SECOLO FUTURO

Quattro riscritture senza paura

Rassegna di atti unici degli allievi attori della STAP Brancaccio

 

I “Classici del secolo futuro” sono quattro spregiudicate riscritture di alcuni testi teatrali classici nella forma di atti unici della durata massima di un’ora. Riappropriarsi senza paura né timore reverenziale della comica e disperata vitalità di questi oggetti spettacolari significa restituire loro non solo la contemporaneità, ma rileggerli alla luce di quello che intanto è accaduto nelle vite nostre e del pubblico. Si occupano, infatti, della riscrittura e dell’interpretazione dei testi gli allievi del Terzo anno della Stap, Accademia di recitazione, drammaturgia e regia, provocati e sostenuti dagli insegnanti e dalle molte esperienze creative vissute nel triennio.

biglietto: 8 € | fuori abbonamento

Laboratorio di visione e scrittura critica

a cura di Teatro e Critica

La scena ha bisogno di sguardi aperti per poter essere osservata, interpretata e messa in crisi; la scrittura può essere il mezzo adatto per ragionare sulle arti performative.

Il workshop mira a costruire una visione approfondita, consapevole e costantemente aperta al dialogo e alla condivisione. I partecipanti saranno coinvolti in un gruppo di lavoro che seguirà 10 spettacoli della rassegna 2017/2018 di Spazio del racconto e, simulando una redazione giornalistica, produrrà contenuti editoriali pubblicati sul web. Il laboratorio sarà articolato durante la stagione da fine ottobre a inizio maggio con due incontri al mese.

Costo 150 euro

Per info e modalità di iscrizione teatroecriticalab@gmail.com

Scadenza iscrizioni entro il 20 ottobre 2017

23 – 24 – 25 marzo 2018

SECONDA MANO

da un romanzo a una drammaturgia

laboratorio di Michele Santeramo

Spesso, nel corso dei laboratori di drammaturgia che mi è capitato di tenere, è arrivato un momento in cui qualcuno ha chiesto: ma se abbiamo una storia già scritta in un’altra forma, e ne vogliamo fare una drammaturgia, che facciamo? Normalmente, i tempi dei laboratori consentivano risposte brevi, rari approfondimenti, e spesso ci si è lasciati con la domanda ancora aperta e qualche tentativo di risposta appena accennato. È da questo che nasce l’idea di questo laboratorio, dal tentativo di condividere un metodo che consenta di avere qualche strumento in più per fare questo esercizio di mestiere e, quando si è fortunati, d’arte, che è quello di far prendere forma di drammaturgia a un’opera che è nata come un romanzo. Si lavorerà sulla struttura narrativa e sui dialoghi, con una particolare attenzione a questi ultimi. Nel tentativo di capire com’è possibile che una battuta ben scritta sulla pagina di un romanzo, quando la si mette in scena, a volte risulta stonata, fuori contesto; per approfondire la forma del dialogo “esploso” come quello del romanzo, e cambiarla in quella del dialogo “imploso” che è tipico della drammaturgia. Un approfondimento su una dinamica del lavoro che è alla base delle richieste che sempre più spesso vengono fatte agli autori: non la riscrittura ma la scrittura di “seconda mano”, dalla pagina verso il corpo della scena

Costo 150 euro

Per info e modalità di iscrizione brancaccino@teatrobrancaccio.it

Scadenza iscrizioni entro il 10 marzo 2018

CineRecensioni

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017

CineDiario II

di Sarah Panatta

Risultati immagini per last flag flying

 

Arriva alla terza giornata il “film”. From Vietnam to the funeral. Larry “Doc” Shepherd, impiegato diligente e capo famiglia coscienzioso. Salvatore Nealon, marine inappuntabile e altrettanto sfacciato anarcoide ubriacone senza pelo sulla lingua e tanto meno nelle ciniche budella (cardine della storia, il sublime Bryan Cranston della serie ormai cult Breacking Bad). Richard Mueller, prima puttaniere in lidi bellicosi poi reverendo fedele, infuocato predicatore e diligente consorte, sia della moglie pragmatica che della comunità devota. I tre cavaliere di neo apocalissi da station-wagon, dopo aver servito insieme in Vietnam si riuniscono, diversamente travolti da tumultuose decadi di drammi quotidiani, per dare degna sepoltura al figlio Marines di Doc. Un nitido scrutare nell’oscuro poco scrutato o scrutabile, nel nuovo film di uno tra i più eclettici, coerenti e produttivi “autori” della nuovissima Hollywood. Last Flag Flying, di Richard Linklater in concorso alla XII Festa del Cinema di Roma.

Tre star, Bryan Cranston, Steve Carell, Laurence Fishburne. Tre “ex”… Loro in Vietnam sparavano ai “musi gialli”, cercavano prostitute e si facevano di anfetamine. Poi ognuno di loro ha affogato o redento la propria esistenza riciclandola in abiti borghesi. Collante e motore dell’azione il pacato Larry, che per seppellire il corpo e la morte stessa del suo unico figlio (e di parte della sua vita) richiama a sé i vecchi commilitoni strappandoli all’incerta nuova quiete della routine e gettandoli in un rocambolesco viaggio. In mezzo scorre un fiume, di ricordi e di ricomposizioni, di verità come di salme, di scheletri dentro e fuori l’armadio, di amici morti in circostanze assurde e allucinate, di guerre inutili e ingiuste, di governi mendaci, di propositi sinceri e spudorati nel Paese delle maschere e degli inganni.

Risultati immagini per last flag flyingBar alla deriva, prediche raffinate, cazzi duri e cazzi depressi, camion con montacarichi idraulici e idrauliche dell’emozione, viaggi abissali e cimiteri rifiutati, colletti da rete e stelline di divise, ammutinamenti inevitabili e bevute rivelatrici. Autore della trilogia iniziata con Before Sunrise con il suo attore feticcio Ethan Hawke protagonista poi di Boyhood; ma anche di esperimenti come A Scanner Darkly del quale alcune tematiche ritroviamo in Last Flag – tra le quali la paranoia (anti)sociale, gli “abiti” che disindividuano le identità e le stratificano, i meccanismi oppressivi e appunto “oscuranti” del potere e il doc Fast Food Nation. Linklater scrive e struttura un’opera serrata travolgente e perfino ricattatoria nel fluido magnetismo di dialoghi esilaranti e laceranti al tempo stesso. Il tempo di una storia divertente e paradigmatica, di bandiere mentali e di affetti reali.
Fratelli nella notte, pronti ad ogni ultimo e insieme primo viaggio. From the funerali to a “waking life”.

 

Risultati immagini per stronger film


Controparte retorica di Last Flag: Stronger. Eroe all american, che risorge dalle ceneri del terrorismo, dalla sedia a rotelle agli stadi, Jake  Gyllenhaal è Jeff Bauman.

A Jeff i capelli puzzano di pollo morto, la sua birra porta fortuna al campionato di baseball, la sua ragazza lo ha mollato per l’ennesima volta, a sua madre tocca l’ennesima sbronza in quella casa piena di calore e di rimpianti. Jeff crede nella fatalità e nell’amore e a ricomporre pezzi, anche quelli del proprio corpo.

Ricostruisce la storia di un vero eroe americano, in una storia dalle retorica prettamente WASP il melodramma firmato da David Gordon Green, Stronger, in concorso alla XII edizione della Festa del Cinema di Roma, con un sempre strepitoso e camaleontico Jake Gyllenhaal, uno dei più smaglianti interpreti della sua generazione e non solo. Prova d’attore magistrale in un film che infiltra l’epos più tipicamente americano, di buoni sentimenti e insieme di alcune macro contraddizioni della famiglia disfunzionale, altrettanto americana.
Gordon Green racconta tra immagini reali e romanzo cinematografico, lo sfortunato percorso del giovane Jeff, che per incitare la sua ex forse di nuovo futuro fidanzata Erin durante la maratona di Boston del 15 aprile 2013 da lei percorsa, finisce nel mezzo dell’attentato che con due deflagrazioni causate da due pentole a pressione riempite di oggetti contundenti e fatte esplodere con comune polvere da sparo, ferì 264 persone e ne uccise tre. Jeff resta mutilo delle gambe e a fianco della sua compagna Erin inizia la riabilitazione, la ricerca delle “nuove” gambe tra madri tossiche, dipendenze e sensi di colpa misti, popolarità mediatica e senso di inadeguatezza, bisogno di crescita personale e di libertà.

Risultati immagini per strongerRacconto di formazione oltre che di propaganda nazionale abilmente confezionata. La narrazione poco si sofferma sulle origini dell’attentato, additando gli attentatori come “terroristi”, appellativo generico e ancor più inquietante a cui ci hanno abituato le breaking news prima e i titoli quotidiani e social oggi, e illuminando il film del messaggio filo occidentale già conosciuto per cui l’America deve imparare dai suoi paladini per difendersi dalla continua minaccia esterna, quel “terrorismo”. Mitologia della frontiera che prosegue, la stessa tramandata da tantissima cinematografia made in USA, non ultimo in parte il colossal di Cooper visto al Festival quest’anno, Hostile.

 

CineRecensioni

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017

CineDiario III

di Sarah Panatta

 

Risultati immagini per I Tonya

“Fottetevi, sono la migliore”, è spudoratamente falso-vero il biopic sulla celebre pattinatrice Tonya Harding e il suo incubo americano che ha infiammato il pubblico della quarta giornata della Festa.
Perché il terrore corre, anzi volteggia, sul ghiaccio. Piste delittuose e sogni infranti.
I, Tonya. Vera falsa vicenda di una vera famiglia “ammazzatutti”, covo di bugie e violenze che ha nutrito uno dei miti (americani), la pattinatrice (poi pugile e madre) Tonya Harding, raccontata con ritmo incessante e primi piani ammiccanti, tra scaltro quasi alleniano mockumentary e dramedy travolgente, da Craig Gillespie, in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2017.
Alla gente Tonya piace o non piace. Come l’America. Tonya è l’America…
Abituato al racconto del sur-reale americano (vedi Lars e una ragazza tutta sua, ad esempio) Craig Gillespie spettacolarizza senza prudenze, sfruttando i virtuosismi più moderni della messa in scena, la sceneggiatura ad incastro di Steven Rogers, che depreda arguta e clinica quanto sfacciata (come i suoi protagonisti) la storia e le cronache, le testimonianze e le supposizioni sulla vita della pattinatrice più famosa del mondo, la “volgare” Tonya. Figura ancora controvera e quanto mai simbolica di un’America in perenne ristrutturazione e negazione delle proprie identità, Tonya è un poderoso ensamble di complessi psicologici e di innate doti fisiche, che le permisero di battere record sportivi (fu la prima pattinatrice americana ad effettuare il difficilissimo e pericoloso salto chiamato triplo “axel”) e di devastare il proprio vissuto privato. Povera campagnola che non sa fare altro che pattinare, e meglio di chiunque altro forse, vittima di una società ottusa e omertosa, di una madre-manager glaciale, manesca e dittatoriale oltre ogni limite genitoriale valicabile, Tonya molla la scuola e mentre vede la madre franare tra fumo e mariti in fuga, si allena senza sosta e si sposa troppo inesperta con Jeff Gillooly, un uomo patetico e ricattatorio, alter ego debole e idiota della madre. Nei fatti, una storia di idioti, come dice uno dei giornalisti che Gillespie “intervista” in questa artificiale barocca e cinica ricostruzione che non può trovare la verità ma fa parlare tutti ognuno con una sua multipla ambigua versione. Idioti che si infilano nel vicolo cieco del crimine, quando la competizione per le Olimpiadi diventa sempre più affannosa e mentre Tonya cerca di restare in forma, stressata dalle percorsse del marito e dalla propria coazione ad autosabotarsi con uomini narcisisti e cruenti, proprio Jeff sembra tradirla più pesantemente di tutti, commissionando un attentato alla principale rivale di Tonya, Nancy Kerrigan, a cui viene rotto un ginocchio. Nonostante le rocambolesche avventure sui rotocalchi, la pressione delle televisioni, l’odio familiare e i terremoti dell’opinione pubblica, le due si affrontano alle Olimpiadi. Il resto è storia. Quella dei giornali e dei processi, che videro Tonya bandita dal pattinaggio e dagli allori mediatici.
Prodotta e rigurgitata dai massmedia, a cavallo tra anni ’80 e anni ’90, la più “VIP” dopo Clinton all’epoca dei fatti, colpevole e insieme innocente, arrogante e insieme genuina star (interpretata da una formidabile Margot Robbie) di un sistema alle soglie della massificazione social e già in piene guerre del petrolio, un sistema che si divora bulimico ammalando i suoi figli, Tonya è una di loro, una i noi, imperfetta e in fondo sola.
Tonya, l’America.
Sola e straniera, anche la protagonista di Prendre le large, favola postcoloniae e dramma intimista firmato da Gaël Morel. Delocalizzazione, cambio di clima, scambio di solitudini. Edith e la sua emigrazione marocchina.Risultati immagini per Prendre le large
Dalla campagna francese, enormemente desolata, all’incatato caos di Tangeri, città “più di matti che di gatti”. Edith, vedova e con un figlio che non vede mai e che ha smesso di volerla nella sua quotidianità (tanto da non dirle che si è unito civilmente con il suo compagno), deve lasciare il suo lavoro di operai tessile a causa della chiusura degli stabilimenti europei, spostati in lidi dove la manodopera è sfruttata con conveniente ribasso. Accetta così nello sbugottimento delle colleghe e delle loro “cazzate sindacali” il tarsferimento africano, in una fabbrica dove tra assoggettamento fascistoide, macchinari dissestati, ricatti continui e politiche blindate la delicata e intimorita Edith scivola dalla padella alla brace.  A, dopo scippi, lavori forzati e nuovi licenziamenti, Tangeri trova il “suo” posto solo nella pensione a buon mercato diretta dalla scorbutica (perché) emancipata problematica Mina, divorziata e con un figlio a carico. Dal loro rapporto, inizialmente litigioso, inizia il risveglio di Edith.
Viaggio di nostalgia, storia di non detti e di rinascite, di lotte al femminile e di famiglie allargate possibili, quella firmata da Gaël Morel, Prendre le large, in concorso alla XII Festa del Cinema di Roma. Un melting pot aggraziato, pacato, ritratto pittorico e introspettivo di un percorso di cambiamento o meglio di ri-conoscimento per la protagonista, attualizzato alla società che si ritira sempre più in barricate razziste mentre è costretta dai suoi stessi meccanismi ad aprire varchi o forse uscite di sicurezza tra le sue barriere econimiche e culturali. Morel si affida al nitore della fotografia e al contrappunto solido ed equilibrato tra le due magistrali protagoniste interpretate dalla veterana bionda Sandrine Bonnaire e dalla affascinante e bizzosa “autoctona” Moune Fettou. Ne emerge unimplosivo e ottimistico scontro di civiltà per un ristorante nella periferia portuale di Tangeri.
Luogo dell’anima dove si cuciono nuovi punti sul finito eppure infinitamente sorprendente tessuto della vita.

News

uno sguardo raro

Cinema e Malattie Rare:
Prorogato al 18 novembre 2017 il bando gratuito del festival
“Uno Sguardo Raro”

Primo festival cinematografico internazionale dedicato alle malattie rare, che si terrà a Roma il 10 e 11 febbraio 2018, con presidente di giuria la regista Cinzia TH Torrini

Prorogato al 18 novembre 2017 il bando di concorso per “Uno sguardo raro”, il festival di cinema dedicato alle malattie rare, alla sua terza edizione, che si terrà a Roma, presso la Casa del Cinema, il 10 e 11 febbraio 2018, a ingresso gratuito.

Il bando, a iscrizione gratuita, ha come tema quello del mondo delle malattie rare, descritto da varie angolazioni ed è aperto a professionisti e non professionisti per cortometraggi, cortometraggi Under 30, documentari, spot e cortissimi realizzati con smartphone e tablet, che saranno giudicati e premiati da una giuria di prestigio presieduta dalla regista Cinzia TH Torrini. Tutte le informazioni sul bando e sul festival al link www.unosguardoraro.org mentre per iscrivere la propria opera: https://filmfreeway.com/festival/Unosguardoraro

Il festival, che anticipa la celebrazione della Giornata delle Malattie Rare del 28 febbraio prossimo, vede la direzione artistica dell’attrice e sceneggiatrice Claudia Crisafio, presidente della Nove Produzioni, che produce il festival. Nato da un’idea della stessa Crisafio e di Serena Bartezzati, da tempo attiva nel mondo delle malattie rare, Uno Sguardo Raro è gemellato con lo storico concorso letterario, artistico e musicale “Il Volo di Pegaso”, dedicato a chi soffre di queste patologie, prodotto dal Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità e in scadenza il prossimo 15 novembre (www.iss.it/pega/). Collabora con l’iniziativa la UNIAMO FIMR onlus, Federazione che raccoglie oltre 100 associazioni pazienti di malattia rara in Italia. Raccontare cosa significa vivere in modo diverso, accompagnati da difficoltà e, spesso, dal dolore è sempre difficile. I malati rari e le associazioni pazienti che li affiancano nel loro percorso quotidiano, fatto di piccole e grandi conquiste, hanno raccolto la sfida e negli anni hanno prodotto delle opere in cui aprono il loro complesso universo al pubblico. Il festival internazionale “Uno Sguardo Raro” nasce per dare spazio a queste narrazioni e stimolare una riflessione su come si stia evolvendo il registro di comunicazione di questo particolare tema.

L’obiettivo – sottolinea la direzione artistica – è quello di promuovere le migliori opere video sulle malattie rare per creare un punto d’incontro solidale tra il mondo del cinema e questo mondo e dare un impulso alla produzione di nuovi registri di comunicazione visiva sul tema. Un punto di partenza per raccontare come l’esperienza di chi ha già lottato e magari raggiunto qualche vittoria, sia una ricchezza da condividere. La nostra missione diventa quindi trasformare l’invisibilità dei malati rari in visibilità”. ‘Uno Sguardo Raro 2018′ ha il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, di Ferpi, 100 Autori, Anac e Agis Scuola e collabora con la Casa del Cinema di Roma e il Perugia Social Photo Fest.

Le malattie rare

In Europa una malattia è definita rara quando colpisce meno 1 persona ogni 5mila, ma il numero delle patologie è di circa 8mila. Si calcola che in Europa gli affetti da una patologia rara siano circa 30 milioni. In Italia sono 670mila le persone ufficialmente registrate come ‘malate rare’, ma si stima che siano circa un milione e mezzo, un numero che aumenta molto considerando i familiari coinvolti nell’assistenza. Molte sono malattie complesse, gravi, degenerative e invalidanti, fattori che possono portare all’impoverimento della famiglia, al suo isolamento e al suo sfaldamento. Alcune patologie, però, con una diagnosi precoce e adeguati trattamenti, consentono una buona qualità di vita.

Per informazioni, per il bando completo e iscrizioni al festival
www.unosguardoraro.org
info@unosguardoraro.org
www.facebook.com/unosguardoraro/
https://filmfreeway.com/festival/Unosguardoraro
cell. 392 0612821

Ufficio Stampa
Carlo Dutto
carlodutto@hotmail.it

News

EscaMontage Film Festival Itinerante al Cinelab

Grande successo per la serata del agosto all’Isola del Cinema di Roma

 

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Si è svolto il 30 agosto 2017 presso il Cinelab dell’Isola del Cinema di Roma EscaMontage Film Festival Itenerante, moderato dalle ideatrici Iolanda La Carrubba e Sarah Panatta, un incontro emozionante nel cuore storico della Capitale, presenti numerosi ospiti del mondo della cultura, del cinema, dello spettacolo, della musica e della poesia.
 
Grande entusiasmo per le proiezioni avvenute in un dialogo osmotico tra le arti, viaggiando tra poesia e cinema.
 
In concorso
 
Per EscaMontage a corto 2017, il I classificato “Mokusatsu” cortometraggio diretto da Nour Gharbi, alla presenza del regista e della produttrice Alessandra Ruggieri e degli attori Jun Ichikawa e Yoon C. Joyce; il II classificato “Eve al desnudo” di Tania Innamorati, alla presenza della regista e dell’attrice e produttrice Eva Basteiro Bertolì
 
 
Nell’ambito di EscaMontage Film Festival Itinerante la sezione dedicata ai cortometraggi si afferma come evento di rilievo fin dalla prima edizione in collaborazione con importanti manifestazioni tra le quali l’Amarcort Film Festival, un evento organizzato da SMArt Academy e SMArt Lab, il Tuscia Film Fest, a cura di Mauro Morucci, Il PhotoFestival “Attraverso le pieghe del tempo” a cura di Lisa Bernardini.
 
In questa edizione la giuria è rappresentata da: Catello Masullo, Raffaello Sasson, Emanuele Carioti, Francesca Stajano, Valerio D’Angelo.
 
 
Fuori concorso
 
” Cinema inventato” nato da un’idea del regista Aureliano Amadei, un film collettivo, prodotto da Maiora Film e da Motoproduzioni con il sostegno de L’Isola del Cinema, che coinvolge alcuni prestigiosi talenti del cinema italiano che, in omaggio al primissimo cinema dei Fratelli Lumiére, sono stati invitati a partecipare ad una sorta di film collettivo ad episodi, costruito di cortometraggi muti e realizzati interamente all’Isola Tiberina, girati in una sola giornata.
NEll’ambito del progetto: “Lumiere Legacy” di Nicolas Martre, omaggio ironico e futuristico ai fratelli pionieri del Cinema, con Fabio Morici, Tiziano Caputo, Fabrizio Milano, Suzanna Rose, Matteo Cirillo, con la partecipazione speciale di Aureliano Amadei.
 
“Fumettopoli” VideoArt di Mario La Carruba, storia del fumetto e della cultura, da Yellow Kid a Tex, fino ai nostri giorni, passando per le vie dei “ricordi”, attraverso la visione onirica ed eclettica dell’artista visivo, esperto di storia e tecniche del cinema.
 
“Cinema sulle impalcature – Generazioni Molluschi” un progetto del film maker e compositore Angelo Onorato, che con il linguaggio della Video Art, percorre attraverso il reportage di viaggio, le bellezze paesaggistiche dell’Italia, soffermando l’attenzione con ironia sulle impalcature dei lavori in corso di undici città.
 
“E vota e gira” videoclip del singolo estratto dal disco “l’amuri veni di l’amuri” Akusma, regia di Mauro Nigro, premio EscaMontage a corto sezione “Videoclip” nell’ambito della Festa del Videoclip 2016 a cura di Francesca Piggianelli.
 
Dal cinema sperimentale all’Arte nel Cinema, per la nuova rubrica “Parlando di CinemArte”, Valerio D’Angelo, storico dell’arte e cinefilo, ha condotto il pubblico per il terzo appuntamento live in un dialogo tra il figurativo ottocentesco di Millet e il cinema del maestro surrealista Bunuel.
 
Un ringraziamento ai poeti (in ordine alfabetico) Andrew J.A.Bulfone, Alessandra Carnovale, Mel Carrara, Federico D’Angelo Di Paola, Terry Olivi, Luciana Raggi, Marino Santalucia, Emiliano Scorzoni, Marcello Soro, Therezinha Teixeira De Siqueira.
 
Un ringraziamento a Marco Pagliarin e Valerio Di Gianfelice, videomakers, per le fotografie dell’evento, a Manuela Faini, al giornalista ed editore Giò Di Giorgio, direttore di Inciucio.it e ai suoi ospiti, la principessa Conny Caracciolo e Roselyne Mirialachi attrici per GoogleBox in onda su Italia1, e Antonio Quattromani truccatore delle dive dello spettacolo, allo sceneggiatore e regista Marco Tullio Barboni
 
EscaMontage WebTv
 
 
Novità EscaMontaEditorial in arrivo la nuova antologia interattiva attraverso un QRcode che vuole raccogliere sguardi sul contemporaneo e sulla memoria con: poesie, racconti brevi, immagini, saggi, recensioni, articoli, interviste, video etc.
 
Per maggiori informazioni e-mail a: escamontage.escamontage@gmail.com
 
Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno arricchito le diverse attività EscaMontage tra gli altri: Diego Abatantuono, Vincenzo Salemme, Silvia Scola, Stefano Fresi, Alessandro Benvenuti, Marco Tullio Barboni, Catello Masullo, Fulvio Grimaldi, Mariella Anziano, Nicola Acunzo, Silvano Agosti, Aureliano Amadei, Mario Carbone, Davide Demichelis, Giorgio Ginori, Giuseppe Bonito, Mauro Casciari, Eleonora Mazzoni, la Biblioteca AldoFabrizi di Roma,Giorgio De Rossi e la sua Galleria d’Arte a Trevignano Romano, Francesco Mirabile, Agostino Raff, Fabio De Luigi, Lisa Bernardini, Ginco Portacci, Iole Chessa Olivares, Emanuele Carioti, Anita Tiziana Napolitano, Gianni “Marok” Maroccolo, Fabio D’Alessio, Rita Pacilio, Giovanni Cavaliere, Antonio Natale Rossi, Silvia Capo, Alphaville Cineclub del Pigneto, Giò Di Giorgio, Roberto Piperno, Lina Morici, Stefano Grossi, Gaetano Di Vaio, Daniele Ferrari, Mario La Carrubba, Marco Onofrio, Davide Cortese, Franco Grattarola, Ilaria Iovine, Roberto Mariotti, Angela Donatelli, Massimo Lauria, Amedeo Morrone, Dona Amati, Ciro De Caro, Angelo Onorato, Alessandro greyVision, Fiore Leveque, Fabio Traversa, Tiziana Lucattini, Serena Maffìa, Ugo Magnanti, Tomaso Binga, Luigi Sardiello Tiziana Marini, Francesco Spagnoletti, Monica Martinelli, Cinzia Marulli Ramadori, Marco Pagliarin, Valerio Di Gianfelice, Alessandro Da Soller, Debora La Monaca, Antonella Rizzo, Matteo Mingoli, Alessandro Da Soller, Domenico Sacco, Nicola Macchiarlo, Mauro Morucci, Chiara Mutti, Giuseppe Nibali, Alessandro Salvioli, Mauro Corona, Luigi Corsi, Fernando Della Posta, Patrizia Nizzo, Alcidio, Davide Matera, Marcello Matera, Lucia Pompili, Tommaso Putignano, Alessandra Carnovale, Daniela Quieti, Iago, Laura Quinzi, Cosimo Ruggieri, Silvana Baroni, Marzia Spinelli, Maurizio Stasi, Patrizia Stefanelli, Fabio Morici, Renato Fiorito, Luca Benassi, Antonella Covatta, Valerio D’Angelo, Valentina Ciurleo, Francesca Farina, Simone Di Conza, Conny Caracciolo, Giovanni Brusatori.
 
 
Un ringraziamento ai media partner di EscaMontage tra i quali: Il parere dell’ingegnere, Cineclandestino, L’occhio dell’arte, L’inciucio.it
 
 
Per informazioni, ordinare copie dal catalogo EscaMontaEditorial e per inviare proposte, mandare una e-mail a escamontage.escamontage@gmail.com

NEWS

ESCAMONTAGE FILM FESTIVAL ITINERANTE AL CINELAB

Isola del Cinema

 

Risultati immagini per isola del cinema di roma

 

30 agosto 2017
Isola del Cinema di Roma
ore 20.00 – 22.00 Cinelab

EscaMontage Film Festival Itinerante
a cura di Iolanda La Carrubba e Sarah Panatta

Piazza S. Bartolomeo All’Isola, 21
Ingresso libero


V edizione EscaMontage a corto 2017


Nell’ambito di EscaMontage Film Festival Itinerante la sezione dedicata ai cortometraggi si afferma come evento di rilievo fin dalla prima edizione in collaborazione con importanti manifestazioni tra le quali l’Amarcort Film Festival, un evento organizzato da SMArt Academy e SMArt Lab, il Tuscia Film Fest, a cura di Mauro Morucci, Il PhotoFestival “Attraverso le pieghe del tempo” a cura di Lisa Bernardini.
Per questa edizione la giuria è composta da grandi artisti ed esperti del settore: Catello Masullo, Raffaello Sasson, Emanuele Carioti, Francesca Stajano, Valerio D’Angelo

Proiezione del I classificato “Mokusatsu” cortometraggio diretto da Nour Gharbi,
presenti il regista e la produttrice Alessandra Ruggieri

lettura della Menzioni della TOP30 dei cortometraggi
presenti degli autori e lo staff artistico e tecnico

https://escamontage.wordpress.com/2014/04/30/film-festival-escamontage


Incontri e dibattiti:

“InfoTecnoLogie”, Belinda Patta, giornalista ed esperta in comunicazione, tra i nuovi linguaggi della comunicazione, dalla cronaca allo spettacolo, passando per le trasformazioni del web. Nuova video-rubrica di EscaMontage WebTV

“Parlando di CinemArte”, Valerio D’Angelo, storico dell’arte e cinefilo, conduce il terzo appuntamento live della video-rubrica di EscaMontage WebTV, nelle sorprendenti connessioni tra estetica cinematografica e storia delle arti

Ospite il giornalista ed editore Giò Di Giorgio, direttore di Inciucio.it

” Cinema inventato” nato da un’idea del regista Aureliano Amadei, é un film collettivo, prodotto da Maiora Film e da Motoproduzioni con il sostegno de L’Isola del Cinema, che coinvolge alcuni prestigiosi talenti del cinema italiano che, in omaggio al primissimo cinema dei Fratelli Lumiére, sono stati invitati a partecipare ad una sorta di film collettivo ad episodi, costruito di cortometraggi muti e realizzati interamente all’Isola Tiberina e girati in una sola giornata

https://isoladelcinema.com/sezioni-artistiche/edizioni-precedenti/edizione-2015-2/


Proiezioni:

“Lumière legacy” con Fabio Morici, Tiziano Caputo, Fabrizio Milano, Suzanna Rose, Matteo Cirillo e con la partecipazione speciale di Aureliano Amadei

“Fumettopoli” VideoArt di Mario La Carruba, la storia del fumetto attraverso la visione onirica ed eclettica dell’artista visivo ed esperto di storia e tecniche del cinema

“Cinema sulle impalcature – Generazioni Molluschi” un progetto del film maker e compositore Angelo Onorato che con il linguaggio della Video Art, percorre attraverso il reportage di viaggio, le bellezze paesaggistiche dell’Italia, soffermando l’attenzione con ironia sulle impalcature dei lavori in corso di undici città. Incontro con il regista

“Le Chat Noir”, cortometraggio stato realizzato attraverso alcune scene del lungometraggio “Senza chiedere permesso” di Iolanda La Carrubba – con Fabio Traversa, Tiziana Lucattina e con la partecipazione amichevole di Antonio Catania, Catello Masullo, Alessandro Benvenuti, Silvia Scola, Aureliano Amadei – prossimamente in proiezione distribuito sui canali online di Minerva Pictures sezione Film&Clips

https://www.youtube.com/watch?v=Rxke4Mmio2s


Reading
con i poeti: Alessandra Carnovale, Federico D’Angelo Di Paola, Tiziana Marini, Terry Olivi, Marino Santalucia, Emiliano Scorzoni, Therezinha Teixeira De Siqueira, e con i poeti presenti


EscaMontaEditorial

“EscaMontage Magazine N.0”, terzo numero edizione speciale in collaborazione con la FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori) dedicato a Massimo Pacetti

https://escamontage.wordpress.com/category/escamontaeditorial/escamontage-magazine-n-0/

Novità EscaMontaEditorial in arrivo la nuova antologia interattiva attraverso un QRcode che vuole raccogliere sguardi sul contemporaneo e sulla memoria con: poesie, racconti brevi, immagini, saggi, recensioni, articoli, interviste, video etc.

Per maggiori informazioni e-mail a: escamontage.escamontage@gmail.com

N.B. Il programma può subire dei cambiamenti indipendenti dalla volontà delle organizzatrici

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno arricchito le diverse attività EscaMontage tra gli altri: Diego Abatantuono, Vincenzo Salemme, Silvia Scola, Stefano Fresi, Alessandro Benvenuti, Marco Tullio Barboni, Catello Masullo, Fulvio Grimaldi, Mariella Anziano, Nicola Acunzo, Silvano Agosti, Aureliano Amadei, Mario Carbone, Davide Demichelis, Giorgio Ginori, Giuseppe Bonito, Mauro Casciari, Eleonora Mazzoni, la Biblioteca Aldo Fabrizi di Roma, Giorgio De Rossi e la sua Galleria d’Arte a Trevignano Romano, Francesco Mirabile, Agostino Raff, Fabio De Luigi, Lisa Bernardini, Ginco Portacci, Iole Chessa Olivares, Emanuele Carioti, Anita Tiziana Napolitano, Gianni “Marok” Maroccolo, Fabio D’Alessio, Rita Pacilio, Giovanni Cavaliere, Antonio Natale Rossi, Silvia Capo, Alphaville Cineclub del Pigneto, Giò Di Giorgio, Roberto Piperno, Lina Morici, Stefano Grossi, Gaetano Di Vaio, Daniele Ferrari, Mario La Carrubba, Marco Onofrio, Davide Cortese, Franco Grattarola, Ilaria Iovine, Roberto Mariotti, Angela Donatelli, Massimo Lauria, Amedeo Morrone, Dona Amati, Ciro De Caro, Angelo Onorato, Alessandro greyVision, Fiore Leveque, Fabio Traversa, Tiziana Lucattini, Serena Maffìa, Ugo Magnanti, Tomaso Binga, Luigi Sardiello Tiziana Marini, Francesco Spagnoletti, Monica Martinelli, Cinzia Marulli Ramadori, Marco Pagliarin, Valerio Di Gianfelice, Alessandro Da Soller, Debora La Monaca, Antonella Rizzo, Matteo Mingoli, Alessandro Da Soller, Domenico Sacco, Nicola Macchiarlo, Mauro Morucci, Chiara Mutti, Giuseppe Nibali, Alessandro Salvioli, Mauro Corona, Luigi Corsi, Fernando Della Posta, Patrizia Nizzo, Alcidio, Davide Matera, Marcello Matera, Lucia Pompili, Tommaso Putignano, Alessandra Carnovale, Daniela Quieti, Iago, Laura Quinzi, Cosimo Ruggieri, Silvana Baroni, Marzia Spinelli, Maurizio Stasi, Patrizia Stefanelli, Fabio Morici, Renato Fiorito, Luca Benassi, Antonella Covatta, Valerio D’Angelo, Valentina Ciurleo, Francesca Farina, Simone Di Conza, Conny Caracciolo

Un ringraziamento ai media partner di EscaMontage tra i quali: Close Up, Il parere dell’ingegnere, Cineclandestino, L’occhio dell’arte, L’inciucio.it, Bumbi mediapress

Per informazioni, ordinare copie dal catalogo EscaMontaEditorial e per inviare proposte, mandare una e-mail a escamontage.escamontage@gmail.com

In mostra la collettiva degli artisti Mario La Carrubba e Lina Morici presso lo spazio Vino e Calvino diretto da Giorgio De Rossi (associazione culturale A Trevignano Romano)

Prossimi eventi

settembre Arena Alphaville Cineclub (quartiere Pigneto-Roma).

WebTV

https://escamontage.wordpress.com/

Reportage

ESCAMONTAGE FILM FESTIVAL ITINERANTE ALL’ISOLA DEL CINEMA

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FotoReportage del videomaker Marco Pagliarin

Si è svolto il secondo appuntamento con EscaMontage Film Festival Itenerante presso l’Arena Groupama dell’Isola del Cinema il 25 agosto 2017, un incontro emozionante in musica, poesia, arte. Hanno moderato le ideatrici Iolanda La Carrubba e Sarah Panatta, molti gli illustri ospiti del mondo che hanno condiviso la loro espressione artistica. Un ringraziamento ai poeti (in ordine alfabetico) Andrew J.A.Bulfone, Flaminia Cruciani, Federico D’Angelo Di Paola, Renato Fiorito, Tiziana Marini, Marino Santalucia, Emiliano Scorzoni, Therezinha Teixeira De Siqueira, al poeta e critico letterario Luca Benassi, che ha dialogato in versi con il poeta e narratore danese Niells Hav.

Presentazione EscaMontaEditorial:

“Oltre la linea dell’emozione”, poesie e pensieri, esordio letterario di Valentina Ciurleo (fotografia di copertina di Stefano Bonazzi). Un denso contrappunto tra parola e immagini “una sorta di diario intimo… in composizioni costruite per flashes emozionali …” come scrive nella prefazione di Giacomo Caruso.

https://sites.google.com/site/valentinaciurleoversi/

“EscaMontage Magazine N.0” terzo numero edizione speciale in collaborazione con la FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori) dedicato a Massimo Pacetti

https://escamontage.wordpress.com/category/escamontaeditorial/escamontage-magazine-n-0/

Music live a cura del cantautore Amedeo Morrone, che ha trascinato il pubblico con l’intensità di alcune PoesiCanzoni tratte dal primo Cd-Antologia omonimo (presentato ufficialmente presso la FUIS)

Link alla pagina ufficiale: https://escamontage.wordpress.com/category/poesicanzone/

Luca Benassi:

http://copertischianti.blogspot.it/?m=1

Niells Hav

https://www.poemhunter.com/niels-hav/

EscaMontage WebTv

http://escamontage.worpress.com

Novità EscaMontaEditorial in arrivo  la nuova antologia interattiva attraverso un QRcode che vuole raccogliere sguardi sul contemporaneo e sulla memoria con: poesie, racconti brevi, immagini, saggi, recensioni, articoli, interviste, video etc.

Per maggiori informazioni e-mail a: escamontage.escamontage@gmail.com 

Prossimi appuntamenti EscaMontage Film Festival Itinerante

30 agosto dalle h. 20.00 alle h. 22.00, presso lo spazio Q8 dell’Isola del Cinema di Roma, con proiezioni, dibattiti e performances, ingresso libero

Mostra collettiva di Mario La Carrubba e Lina Morici, presso lo spazio Vino e Calvino diretto da Giorgio De Rossi, (associazione culturale A Trevignano Romano)

Settembre Arena Alphaville Cineclub (quartiere Pigneto-Roma), Arena Ladispoli

 

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno arricchito le diverse attività EscaMontage tra gli altri: Diego Abatantuono, Vincenzo Salemme, Silvia Scola, Stefano Fresi, Alessandro Benvenuti, Marco Tullio Barboni, Catello Masullo, Fulvio Grimaldi, Mariella Anziano, Nicola Acunzo, Silvano Agosti, Aureliano Amadei, Mario Carbone, Davide Demichelis, Giorgio Ginori, Giuseppe Bonito, Mauro Casciari, Eleonora Mazzoni, la Biblioteca AldoFabrizi di Roma,Giorgio De Rossi e la sua Galleria d’Arte a Trevignano Romano, Francesco Mirabile, Agostino Raff, Fabio De Luigi, Lisa Bernardini, Ginco Portacci, Iole Chessa Olivares, Emanuele Carioti, Anita Tiziana Napolitano, Gianni “Marok” Maroccolo, Fabio D’Alessio, Rita Pacilio, Giovanni Cavaliere, Antonio Natale Rossi, Silvia Capo, Alphaville Cineclub del Pigneto, Giò Di Giorgio, Roberto Piperno, Lina Morici, Stefano Grossi, Gaetano Di Vaio, Daniele Ferrari, Mario La Carrubba, Marco Onofrio, Davide Cortese, Franco Grattarola, Ilaria Iovine, Roberto Mariotti, Angela Donatelli, Massimo Lauria, Amedeo Morrone, Dona Amati, Ciro De Caro, Angelo Onorato,  Alessandro greyVision, Fiore Leveque, Fabio Traversa, Tiziana Lucattini, Serena Maffìa, Ugo Magnanti, Tomaso Binga, Luigi Sardiello Tiziana Marini, Francesco Spagnoletti, Monica Martinelli, Cinzia Marulli Ramadori, Marco Pagliarin, Valerio Di Gianfelice, Alessandro Da Soller, Debora La Monaca, Antonella Rizzo, Matteo Mingoli, Alessandro Da Soller, Domenico Sacco, Nicola Macchiarlo, Mauro Morucci, Chiara Mutti, Giuseppe Nibali, Alessandro Salvioli, Mauro Corona, Luigi Corsi, Fernando Della Posta, Patrizia Nizzo, Alcidio, Davide Matera, Marcello Matera, Lucia Pompili, Tommaso Putignano, Alessandra Carnovale, Daniela Quieti, Iago, Laura Quinzi, Cosimo Ruggieri, Silvana Baroni, Marzia Spinelli, Maurizio Stasi, Patrizia Stefanelli, Fabio Morici, Renato Fiorito, Luca Benassi, Antonella Covatta, Valerio D’Angelo, Valentina Ciurleo, Francesca Farina, Simone Di Conza, Conny Caracciolo.

Un ringraziamento ai media partner di EscaMontage tra i quali: Close Up, Il parere dell’ingegnere, Cineclandestino, L’occhio dell’arte, L’inciucio.it

Per informazioni, ordinare copie dal catalogo EscaMontaEditorial e per inviare proposte, mandare una e-mail a escamontage.escamontage@gmail.com

NEWS

EscaMontage Film Festival all’Isola del Cinema di Roma

Arena Groupama 25 agosto 2017

 

EFFI logo blu

 

Il 25 agosto 2017

ore 19.00

Isola del Cinema di Roma

spazio Arena Groupama

Piazza S. Bartolomeo All’Isola,21

EscaMontage Film Festival Itinerante

a cura di Iolanda La Carrubba e Sarah Panatta

Ingresso libero

Presentazioni EscaMontaEditorial:

“EscaMontage Magazine N.0”, terzo numero edizione speciale in collaborazione con la FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori) dedicato a Massimo Pacetti

https://escamontage.wordpress.com/category/escamontaeditorial/escamontage-magazine-n-0/

“Oltre la linea dell’emozione”, poesie e pensieri, esordio letterario di Valentina Ciurleo (fotografia di copertina di Stefano Bonazzi). Un contrappunto tra parola e immagini “una sorta di diario intimo… in composizioni costruite per flashes emozionali …” (dalla prefazione di Giacomo Caruso).

https://sites.google.com/site/valentinaciurleoversi/

Incontro in poesia con Luca Benassi, poeta e critico letterario, letture e dialoghi tra linguaggi di ieri e di oggi

http://copertischianti.blogspot.it/?m=1

MusicLive con il cantautore Amedeo Morrone dall’ultimo Cd-Antologia PoesiCanzone

https://escamontage.wordpress.com/category/poesicanzone/

Reading con i poeti (in ordine alfabetico) Andrew J.A.Bulfone, Flaminia Cruciani, Federico D’Angelo Di Paola, Renato Fiorito, Emiliano Scorzoni e dei poeti presenti

N.b. Il programma può subire dei cambiamenti indipendenti dalla volontà delle organizzatrici

NEWS:

Dalla fucina EscaMontaEditorial in arrivo il bando per la nuova antologia interattiva che vuole raccogliere sguardi sul contemporaneo e sulla memoria con: poesie, racconti brevi, immagini, saggi, recensioni, articoli, interviste etc. Attraverso un QRcode sarà inoltre possibile accedere a contenuti online di approfondimento ad essa collegati (quali video di repertorio, documentaristici, reportage, interviste, etc., i blog degli autori partecipanti, pagine social). L’antologia sarà presente in vari saloni del libro nazionali ed internazionali del 2018. Per maggiori informazioni inviare una e-mail a escamontage.escamontage@gmail.com con oggetto “Info antologia”

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno arricchito le diverse attività EscaMontage tra gli altri: Diego Abatantuono, Vincenzo Salemme, Silvia Scola, Stefano Fresi, Alessandro Benvenuti, Marco Tullio Barboni, Catello Masullo, Fulvio Grimaldi, Mariella Anziano, Nicola Acunzo, Silvano Agosti, Aureliano Amadei, Mario Carbone, Davide Demichelis, Giuseppe Bonito, Mauro Casciari, Eleonora Mazzoni, la Biblioteca Aldo Fabrizi di Roma,Giorgio De Rossi e la sua Galleria d’Arte a Trevignano Romano, Francesco Mirabile, Agostino Raff, Fabio De Luigi, Lisa Bernardini, Ginco Portacci, Iole Chessa Olivares, Emanuele Carioti, Anita Tiziana Napolitano, Gianni “Marok” Maroccolo, Fabio D’Alessio, Rita Pacilio, Giovanni Cavaliere, Antonio Natale Rossi, Silvia Capo, Alphaville Cineclub del Pigneto, Giò Di Giorgio, Roberto Piperno, Lina Morici, Stefano Grossi, Gaetano Di Vaio, Daniele Ferrari, Mario La Carrubba, Marco Onofrio, Davide Cortese, Franco Grattarola, Ilaria Iovine, Giorgio Ginori, Roberto Mariotti, Angela Donatelli, Massimo Lauria, Amedeo Morrone, Dona Amati, Ciro De Caro, Angelo Onorato, Alessandro greyVision, Fiore Leveque, Fabio Traversa, Tiziana Lucattini, Serena Maffìa, Ugo Magnanti, Tomaso Binga, Luigi Sardiello Tiziana Marini, Francesco Spagnoletti, Monica Martinelli, Cinzia Marulli Ramadori, Marco Pagliarin, Valerio Di Gianfelice, Alessandro Da Soller, Debora La Monaca, Antonella Rizzo, Matteo Mingoli, Alessandro Da Soller, Domenico Sacco, Nicola Macchiarlo, Mauro Morucci, Chiara Mutti, Giuseppe Nibali, Alessandro Salvioli, Mauro Corona, Luigi Corsi, Fernando Della Posta, Patrizia Nizzo, Alcidio, Davide Matera, Marcello Matera, Lucia Pompili, Tommaso Putignano, Alessandra Carnovale, Daniela Quieti, Iago, Laura Quinzi, Cosimo Ruggieri, Silvana Baroni, Marzia Spinelli, Maurizio Stasi, Patrizia Stefanelli, Fabio Morici, Renato Fiorito, Luca Benassi, Antonella Covatta, Valerio D’Angelo, Valentina Ciurleo, Francesca Farina, Simone Di Conza.

Un ringraziamento ai media partner di EscaMontage tra i quali: Close Up, Il parere dell’ingegnere, Cineclandestino, L’occhio dell’arte, L’inciucio.it

Per informazioni, ordinare copie dal catalogo EscaMontaEditorial e per inviare proposte, mandare una e-mail a escamontage.escamontage@gmail.com

Prossimi appuntamenti dell’EscaMontage Film Festival Itinerante:

30 agosto schermo Q8 di Roma dell’Isola del Cinema; per tutto il mese di agosto mostra collettiva di Mario La Carrubba e Lina Morici presso lo spazio Vino e Calvino diretto da Giorgio De Rossi (associazione culturale A Trevignano Romano); settembre Arena Alphaville Cineclub (quartiere Pigneto-Roma).

Info su:

https://escamontage.wordpress.com

FotoReportage

EscaMontage Film Festival Itinerante all’Isola del Cinema di Roma

Scatti dall’Arena Groupama, 18 agosto 2017

 

Momenti dall’evento a cura di Iolanda La Carrubba e Sarah Panatta. Con: Lorenzo Poggi, Amedeo Morrone, Alessandro greyVision, Giò Di Giorgio, Alessandra Carnovale, Angela Donatelli, Emiliano Scorzoni, Anita Tiziana Laura Napolitano,  Marcello Soro, Marino Santalucia, Antonietta Tiberia, Therezinha Teixeira De Siqueira, Conny Caracciolo.

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NEWS

ESCAMONTAGE FILM FESTIVAL ITINERANTE ALL’ISOLA DEL CINEMA

 

 

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Il 18 agosto 2017 presso l’Arena Groupama dell’Isola del Cinema di Roma, nella scenografia suggestiva delle sponde tiberine, si è svolta una serata di poesia, cinema, arte e musica, nell’ambito del Film Festival Itinerante a cura di Iolanda La Carrubba e Sarah Panatta.

Molti gli illustri ospiti del mondo dell’arte e della cultura che hanno arricchito l’evento, che si è aperto con le note travolgenti intonate dal cantautore Amedeo Morrone.

Per lo spazio dedicato ad EscaMontaEditorial si è tenuta la presentazione di “Stretti sentieri” la nuova raccolta di Haiku, Senryu, Tanka e Waka di Lorenzo Poggi nata, come dice lo stesso autore “per cogliere il senso dell’uomo che non s’accontenta di flash immaginifici sulla natura… ma si interroga sul perché ne percepisca la bellezza” seguendo la volontà di “riuscire a far riflettere su concetti complessi mediante pochi versi…”. Una raccolta emozionante e filosofica, che “come l’edera/alle corde del cuore” si attorciglia, uscendo dai binari “rigidi” della composizione formale, andando “a cercare cantucci inesplorati in cui fare poesia…”.

https://sites.google.com/site/strettisentierilorenzopoggi/

Coinvolgente l’incontro tra arte visiva e poesia, con gli interventi di alcuni degli autori pubblicati sul III numero dell’EscaMontage Magazine N.0 realizzato in collaborazione con la FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori) dedicato alla memoria dello scrittore, poeta, giornalista e fotografo Massimo Pacetti

https://escamontage.wordpress.com/category/escamontaeditorial/escamontage-magazine-n-0/

Al reading hanno preso parte (in ordine alfabetico) Alessandra Carnovale, Angela Donatelli, Anita Tiziana Laura Napolitano, Marino Santalucia, Emiliano Scorzoni, Marcello Soro, Terezinha Teixeira De Siqueira, Antonietta Tiberia.

“Parlando di CinemArte” (nuova video-rubrica cinematografica), Valerio D’Angelo, storico dell’arte e cinefilo, ha condotto la rubrica tra  linguaggi cinematografici e la storia dell’arte, nella puntata pilota “Horror e dintorni”,  viaggiando con il pubblico tra i linguaggi della letteratura e del cinema e le loro affascinanti contaminazioni in “Tre passi nel delirio” un film in tre episodi diretto nel 1968 da Federico Fellini, Louis Malle e Roger Vadim, liberamente ispirato ai racconti di Edgar Allan Poe. Presto online su EscaMontage WebTv.

Music live a cura del cantautore Amedeo Morrone, che ha trascinato il pubblico con l’intensità di alcune PoesiCanzoni tratte dal primo Cd-Antologia omonimo (presentato ufficialmente presso la FUIS)

Link alla pagina ufficiale: https://escamontage.wordpress.com/category/poesicanzone/

Ospite in musica il musicista, compositore e fotografo Alessandro greyVision

https://www.youtube.com/user/greyvisions

Un ringraziamento a: Giò’ Di Giorgio direttore editoriale de http://inciucio.it/, principessa Conny Caracciolo, Nour Gharbi ed Alessandra Ruggieri, rispettivamente regista e produttrice di “Mokusatsu” cortometraggio vincitore di EscaMontage a corto 2017, Belinda Patta giornalista, Valerio Di Gianfelice e Marco Pagliarin, videomakers, Stefano Coccia giornalista, Giovanni Brusatori.

Coming Soon:

Dalla fucina EscaMontaEditorial in arrivo il bando per la nuova antologia interattiva che vuole raccogliere sguardi sul contemporaneo e sulla memoria con: poesie, racconti brevi, immagini, saggi, recensioni, articoli, interviste etc. Attraverso un QRcode sarà inoltre possibile accedere a contenuti online di approfondimento ad essa collegati (quali video di repertorio, documentaristici, reportage, interviste, etc., i blog degli autori partecipanti, pagine social). Per maggiori informazioni inviare una e-mail a: escamontage.escamontage@gmail.com o consultare le pagine social EscaMontage

Prossimi appuntamenti EscaMontage Film Festival Itinerante

Tutto il mese di agosto collettiva degli artisti Mario La Carrubba e Lina Morici presso Trevignano Romano, spazio Vino e Calvino a cura di Giorgio De Rossi, associazione culturale A Trevignano Romano, ingresso libero

25 agosto dalle h. 19.00 alle h. 20.20, presso lo spazio Arena Groupama dell’Isola del Cinema di Roma, ingresso libero

30 agosto dalle h. 20.00 alle h. 22.oo, presso lo spazio Q8 dell’Isola del Cinema di Roma, ingresso libero

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno arricchito le diverse attività EscaMontage tra gli altri: Diego Abatantuono, Vincenzo Salemme, Silvia Scola, Stefano Fresi, Alessandro Benvenuti, Marco Tullio Barboni, Catello Masullo, Fulvio Grimaldi, Mariella Anziano, Nicola Acunzo, Silvano Agosti, Aureliano Amadei, Mario Carbone, Davide Demichelis, Giuseppe Bonito, Mauro Casciari, Eleonora Mazzoni, la Biblioteca Aldo Fabrizi di Roma,Giorgio De Rossi e la sua Galleria d’Arte a Trevignano Romano, Francesco Mirabile, Agostino Raff, Fabio De Luigi, Lisa Bernardini, Ginco Portacci, Iole Chessa Olivares, Emanuele Carioti, Anita Tiziana Napolitano, Gianni “Marok” Maroccolo, Fabio D’Alessio, Rita Pacilio, Giovanni Cavaliere, Antonio Natale Rossi, Silvia Capo, Alphaville Cineclub del Pigneto, Giò Di Giorgio, Roberto Piperno, Lina Morici, Stefano Grossi, Gaetano Di Vaio, Daniele Ferrari, Mario La Carrubba, Marco Onofrio, Davide Cortese, Franco Grattarola, Ilaria Iovine, Giorgio Ginori, Roberto Mariotti, Angela Donatelli, Massimo Lauria, Amedeo Morrone, Dona Amati, Ciro De Caro, Angelo Onorato,  Alessandro greyVision, Fiore Leveque, Fabio Traversa, Tiziana Lucattini, Serena Maffìa, Ugo Magnanti, Tomaso Binga, Luigi Sardiello Tiziana Marini, Francesco Spagnoletti, Monica Martinelli, Cinzia Marulli Ramadori, Marco Pagliarin, Valerio Di Gianfelice, Alessandro Da Soller, Debora La Monaca, Antonella Rizzo, Matteo Mingoli, Alessandro Da Soller, Domenico Sacco, Nicola Macchiarlo, Mauro Morucci, Chiara Mutti, Giuseppe Nibali, Alessandro Salvioli, Mauro Corona, Luigi Corsi, Fernando Della Posta, Patrizia Nizzo, Alcidio, Davide Matera, Marcello Matera, Lucia Pompili, Tommaso Putignano, Alessandra Carnovale, Daniela Quieti, Iago, Laura Quinzi, Cosimo Ruggieri, Silvana Baroni, Marzia Spinelli, Maurizio Stasi, Patrizia Stefanelli, Fabio Morici, Renato Fiorito, Luca Benassi, Antonella Covatta, Valerio D’Angelo, Valentina Ciurleo, Francesca Farina, Simone Di Conza.

Un ringraziamento ai media partner di EscaMontage tra i quali: Close Up, Il parere dell’ingegnere, Cineclandestino, L’occhio dell’arte, L’inciucio.it

Per informazioni, ordinare copie dal catalogo EscaMontaEditorial e per inviare proposte, mandare una e-mail a escamontage.escamontage@gmail.com

https://escamontage.wordpress.comCAM02390

 

Recensione

Scrivere per vivere

Una riflessione sull’esordio editoriale di Emiliano Scorzoni “Scrivo quindi vivo”

di Iolanda La Carrubba

 

 

Risultati immagini per emiliano scorzoni poesie

Questa piccola raccolta possiede un vero e proprio Big-Bang del microuniverso del poeta, qui vi è racchiuso il susseguirsi di epoche stratificate nella terra della poesia contaminata nell’adesso, nel luogo più segreto del sentire. Emiliano Scorzoni possiede una forza di scrittura solare e al contempo lunare, così che il suo diventa un equilibrato versificare, sa giocare ed interpretare l’oggi, l’ovvio, la vita e la morte con delicata espressione funzionale alla struttura della sua poesia.
Tra i diVersi componimenti della silloge ce n’è una che porta attraverso il titolo un dolore profondo, intimo, conscio, 23 marzo 2016 mi manchi papà:
“…poche ore dopo te ne andasti./Lascandoci il ricordo./Lasciandoci un vuoto impossibile da colmare./ I tuoi occhi verdi come il mare/ saranno per sempre nei miei.”

Dalla prefazione a cura di Anita Tiziana Laura Napolitano si legge:
“…La scrittura per il nostro poeta ha funzione terapeutica e la sua azione è selvatica, oltre a esorcizzare il dolore, accentuare la gioia, osannare l’amore, libera dalla gabbia degli stilemi imposti…”
in effetti nella poesia di Emiliano Scorzoni, il tutto diventa simbolo, accompagnando il moto e la sua essenziale ed esistenziale metrica, verso un verso liberato, esorcizzato appunto dal suo sguardo sul mondo sensibile e rivelatore. In Parole abbiamo un concentrato di quanto sia evidente questo dato:
“…Parole su pietre/ incise nel burro./ Scritte veloci/ che trovi su un muro…”

Il suo è un vivere ed uno scrivere sincero, genuino, a prima lettura o nel leggere i suoi componimenti nella fretta della quotidianità, potrebbe apparire una scrittura semplicistica, ridondante, petulante ma nell’approfondire la sua poetica, leggendola e al contempo Vivendola, si evince uno stile poetico composto principalmente da risonanze melodiche, ovvero dall’affermazione emotiva e solipsistica del più profondo significato delle parole e del valore che esse assumono, viste dalla soggettività dell’autore. Qui sembra quindi affermarsi il principio di indeterminazione di Heisenberg dove una particella elementare, in questo caso dunque la scrittura, cambia la sua identità in base all’osservazione dello scienziato, quindi del poeta, poiché esso nell’osservare, aziona una reazione nella particella. Quinto Orazio Flacco precorre il concetto con straordinaria veridicità emblematica asserendo:
“Niente è bello sotto tutti i punti di vista”
La consapevolezza di Emiliano sfodera con fierezza la sua visione sulle brutture dell’Umanità e armandosi di penna, le grida nel silenzio di un foglio bianco approdando fino alla poesia civile con coraggio, empatia e solidarietà, un esempio è La speranza:
“… sono le onde del mare che/prima cullano dolcemente/ poi uccidono alacremente./E’ l’aguzzino che ti guida nel viaggio/ ti mostra la vita/ ma è solo un miraggio…”

Nell’introduzione all’opera a cura di Maria Teresa Infante si legge:
“… Non esiste discrepanza tra la mente e la mano che obbedisce ai dettami razionalmente orchestrati, e non c’è divario tra cuore e versi, sviscerati con la semplicità di chi vive alla stessa stregua del pensiero…”
Di fatti in lui vi è celato il legame profondo alla vita, al suo presenziare nel bene e nel male il giorno che audace divora Tempo elargendo esperienze ed in Preghiera all’estate il pensare ed il diventare pensiero conferma la forza poetica dell’autore:
“…Sole caldo d’estate/ riscalda questo cuore/abbraccia queste ossa.”

In “Scrivo quindi vivo” edizioni L’Oceano dell’Anima, emerge quanto la sua scrittura diventi un scienza esatta, approfondita e collegata casualmente o non, alla fisica quantistica spirituale la quale si occupa di studiare tutti quei fenomeni legati all’esistenza dell’umanità a all’inscindibilità dal Cosmo, dunque da tutte quelle forze invisibili ed inspiegabili. Come emerso dalla ricerca del prof. Vittorio Marchi (tra l’altro mio professore di Fisica):
“Se riusciranno a superare quel LIMEN, un punto liminale o limite di separazione, causato da una soglia sensoriale, psicofisiologica, che procura all’ uomo l’illusione ottica di essere Altro dall’essere un unico con il Tutto si capirà che Osservatore e Osservato (come asserisce la fisica quantistica) sono UNO. Non per niente il termine “Uomo” deriva dal sanscrito “Manava”, a sua volta derivato da “Manas”, il “Pensiero” o “Coscienza Empirica”. Si tratta quindi di incominciare a riconoscere che esiste una realtà fatta di una certa identità presente tra uomo e cosmo, relazione che si va facendo sempre più stretta, fino ad essere sostenuta oggi dalla stessa PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia)”, questa fondamentale affermazione conduce immediatamente alla riflessione che l’ispirazione umana è un sentire attraverso le più sottili energie che oltrepassano il pensiero stesso, nell’individuo diventa forma d’Arte ispirata grazie ad una qualche forza cosmica. Emiliano Scorzoni si compenetra nell’argomento componendo la poesia Ispirazione:
“…Mi spoglio/mostrandomi nudo/da inutili orpelli./Capo chino./ Mi avvicino al cospetto tuo./ Poesia.

Questo esordio editorile di Emiliano Scorzioni, è promettente ed in se trasporta il vero segreto del voler fare e vivere la poesia, quello della temerarietà, della determinazione. Charles Bukowski nel componimento Tira i dadi, scrive un incoraggiamento unico, esemplare:

Se vuoi provarci,
fallo fino in fondo.
Altrimenti non iniziare…
…Fallo fino in fondo…
…potrebbe voler dire…
…gelare in una panchina nel parco,
potrebbe voler dire prigione,
potrebbe voler dire derisione,
scherno, isolamento…
… E lo farai,
nonostante il rifiuto
e le peggiori avversità…

…E sarà meglio di qualsiasi altra cosa
tu possa immaginare.
Se vuoi provarci,
fallo fino in fondo,
non ci sono altre sensazioni
come questa.
Sarai solo con gli dei
e le notti
arderanno tra le fiamme…

News

ESCAMONTAGE FILM FESTIVAL ITINERANTE

Risultati immagini per escamontage film festival

 

Il 18 agosto 2017 ore 19.00
 Isola del Cinema di Roma
spazio Arena
Piazza S. Bartolomeo All’Isola, 21
EscaMontage Film Festival Itinerante
a cura di Iolanda La Carrubba e Sarah Panatta
Ingresso libero

Presentazione EscaMontaEditorial

“Stretti sentieri” raccolta di Haiku, Senryu, Tanka e Waka di Lorenzo Poggi
la nuova raccolta è nata, come dice lo stesso autore “per cogliere il senso dell’uomo che non s’accontenta di flash immaginifici sulla natura… ma si interroga sul perché ne percepisca la bellezza” seguendo la volontà di “riuscire a far riflettere su concetti complessi mediante pochi versi… Ovviamente per noi europei e italiani è facile e direi “provocatorio” non seguire (dopo averle però affrontate e superate) passivamente le regole rigide dell’haiku che, pur restando dentro i binari del 5 -7- 5, si vorrebbe che non servano solo a fotografare poeticamente farfalle e i loro geroglifici in volo, ma anche a cercare cantucci inesplorati in cui fare poesia…”. Una raccolta emozionante e filosofica, che “come l’edera/alle corde del cuore” si attorciglia.

https://sites.google.com/site/strettisentierilorenzopoggi/

Presentazione dell’EscaMontage Magazine N.0 terzo numero edizione speciale in collaborazione con la FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori) dedicato a Massimo Pacetti

https://escamontage.wordpress.com/category/escamontaeditorial/escamontage-magazine-n-0/

Parlando di CinemArte: Valerio D’Angelo storico dell’arte e cinefilo, conduce la rubrica tra  linguaggi cinematografici e la storia dell’arte, in questa puntata pilota “Horror e dintorni”

MusicLive con il cantautore Amedeo Morrone 
dall’ultimo Cd Antologia PoesiCanzone

https://escamontage.wordpress.com/category/poesicanzone/

Ospite in musica Alessandro greyVision

Reading con; Angela Donatelli, Alessandra Carnovale, Anita Napolitano, Emiliano Scorzoni, Marcello Soro e letture dei poeti presenti 

N.b. Il programma può subire dei cambiamenti indipendenti dalla volontà delle organizzatrici

NEWS:

Dalla fucina EscaMontaEditorial in arrivo il bando per la nuova antologia interattiva che vuole raccogliere sguardi sul contemporaneo e sulla memoria con: poesie, racconti brevi, immagini, saggi, recensioni, articoli, interviste etc. Attraverso un QRcode sarà inoltre possibile accedere a contenuti online di approfondimento ad essa collegati (quali video di repertorio, documentaristici, reportage, interviste, etc., i blog degli autori partecipanti, pagine social). L’antologia sarà presente in vari saloni del libro nazionali ed internazionali del 2018.
Per maggiori informazioni inviare una e-mail a escamontage.escamontage@gmail.com con oggetto “Info antologia”

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno arricchito le diverse attività EscaMontage tra gli altri: Diego Abatantuono, Vincenzo Salemme, Silvia Scola, Stefano Fresi, Alessandro Benvenuti, Marco Tullio Barboni, Catello Masullo, Fulvio Grimaldi, Mariella Anziano, Nicola Acunzo, Silvano Agosti, Aureliano Amadei, Mario Carbone, Davide Demichelis, Giuseppe Bonito, Mauro Casciari, Eleonora Mazzoni, la Biblioteca Aldo Fabrizi di Roma,Giorgio De Rossi e la sua Galleria d’Arte a Trevignano Romano, Francesco Mirabile, Agostino Raff, Fabio De Luigi, Lisa Bernardini, Ginco Portacci, Iole Chessa Olivares, Emanuele Carioti, Anita Tiziana Napolitano, Gianni “Marok” Maroccolo, Fabio D’Alessio, Rita Pacilio, Giovanni Cavaliere, Antonio Natale Rossi, Silvia Capo, Alphaville Cineclub del Pigneto, Giò Di Giorgio, Roberto Piperno, Lina Morici, Stefano Grossi, Gaetano Di Vaio, Daniele Ferrari, Mario La Carrubba, Marco Onofrio, Davide Cortese, Franco Grattarola, Ilaria Iovine, Giorgio Ginori, Roberto Mariotti, Angela Donatelli, Massimo Lauria, Amedeo Morrone, Dona Amati, Ciro De Caro, Angelo Onorato,  Alessandro greyVision, Fiore Leveque, Fabio Traversa, Tiziana Lucattini, Serena Maffìa, Ugo Magnanti, Tomaso Binga, Luigi Sardiello Tiziana Marini, Francesco Spagnoletti, Monica Martinelli, Cinzia Marulli Ramadori, Marco Pagliarin, Valerio Di Gianfelice, Alessandro Da Soller, Debora La Monaca, Antonella Rizzo, Matteo Mingoli, Alessandro Da Soller, Domenico Sacco, Nicola Macchiarlo, Mauro Morucci, Chiara Mutti, Giuseppe Nibali, Alessandro Salvioli, Mauro Corona, Luigi Corsi, Fernando Della Posta, Patrizia Nizzo, Alcidio, Davide Matera, Marcello Matera, Lucia Pompili, Tommaso Putignano, Alessandra Carnovale, Daniela Quieti, Iago, Laura Quinzi, Cosimo Ruggieri, Silvana Baroni, Marzia Spinelli, Maurizio Stasi, Patrizia Stefanelli, Fabio Morici, Renato Fiorito, Luca Benassi, Antonella Covatta, Valerio D’Angelo, Valentina Ciurleo, Francesca Farina, Simone Di Conza.

Un ringraziamento ai media partner di EscaMontage tra i quali: Close Up, Il parere dell’ingegnere, Cineclandestino, L’occhio dell’arte, L’inciucio.it

Per informazioni, ordinare copie dal catalogo EscaMontaEditorial e per inviare proposte, mandare una e-mail a escamontage.escamontage@gmail.com

Prossimi appuntamenti dell’EscaMontage Film Festival Itinerante: 25 agosto Arena 30 agosto schermo Q8 di Roma dell’Isola del Cinema, settembre Arena Alphaville Cineclub (Pigneto – Roma). 

Info su:

https://escamontage.wordpress.com

Recensione

Le memorie nella raccolta di Rita Pacilio

di Iolanda La Carrubba

Risultati immagini per prima di andare rita pacilioLa o meglio Le Memorie sono la chiave di lettura della raccolta poetica “Prima di andare” di Rita Pacilio, un lavoro completato dalla stesura di alcune lettere, intimamente rivolto all’Altro, al Tempo che lento divora istanti di totalità ed agile elargisce esperienze, fatti, storie, luoghi dove ritrovare e rielaborare il trascorso, tra rimpianti adagiati cautamente su di un percorso disseminato di sensazioni. 
Non è il silenzio a padroneggiare l’andamento metrico del linguaggio, ma compare visionario il sound design dei rumori di tutti i giorni, elevati all’infinito ritmo del Cosmo:

“Si filosofeggia sugli uccelli 
sul suono che si perpetua da secoli…”

Il suono stesso dunque, divine spazio abitato da nostalgie migratorie che hanno il compito di dissipare dubbi per affermare e fermare, in quelle stesse memorie; domande, riflessioni, continuità dello stupore proprio di chi con occhi colmi d’esperienza ma in cerca ancora di altri approdi, guarda lo scorrere della vita e non del Tempo einsteiniano che illusoriamente separa il passato dal futuro, ma del tragitto che esso segna a partire dalla nascita, fino all’ultimo istante in cui il corpo si trova ancora ospite della Terra.
Nella lettera seconda l’autrice scrive:

“Ci sono momenti in cui i sentimenti arrivano a un punto luminoso e profondissimo, senza spiegazione logica come gli anni passati quando li ricordi in una sola azione, in un fatto accaduto, senza consequenzialità cronologica, immobili tutti in una sola scena.”

L’immagine che emerge dal raffinato stile di Rita Pacilio, non è il congelamento dell’attimo come se si trattasse di un’istantanea con i volti immortalati per l’eternità sorridenti, ma si tratta di una complessa azione scenica dove si descrive l’amore, la delusione, la felicità e il pianto attraverso un lavoro che riporta alla mente un soggetto cinematografico. La suggestione filmica qui suggerita ha una nota malinconica, strettamente legata alle turbolenze emotive, solitamente accompagnate da metaforiche intemperie descritte da tuoni all’orizzonte e scosciante pioggia, quasi fosse la volontà dell’anima a muovere il mal-tempo. Ė qui celata la forza poetica intimamente legata al fruscio della pellicola, la quale golosa cattura la quotidianità di eventi romantici che riportano alla mente il meraviglioso film di Charlie Chaplin Luci della città, dove vi è contenuto il senso dell’abbandono, di una solitudine aspra condivisa tra due persone pronte ad innamorarsi, lo stesso regista in seguito affermerà:
“la vita non è una tragedia in primo piano, ma una commedia a campo lungo.”
e nell’opera totale di Rita Pacilio il fil rouge è l’Amore, i suoi segreti, le sue discinte sensualità, ci sono confidenze e confessioni dove:
“…i ricordi erano chiusi a chiave nella cassaforte che nessuno voleva scassinare.”

e reminescenze private contenevano e contengono brevi testamenti che sobbalzano dal luogo dell’altrove, dove vanno a nascondersi gli adii. Qui si è raggiunto uno stato alto di coscienza, la quale insegue la meta di un’età diversa, piú matura e consapevole dei suoi limiti, una nuova era enigmatica, capace di gustare anche il sapore amaro della sfida vissuta, la quale segna un solco doloroso sulla nudità del foglio bianco, arreso al racconto colto, elargito attraverso l’inchiostro che scorre nelle vene di Rita Pacilio.  I suoi volti, i volti dei suoi personaggi, sono perturbati mentre danzano all’interno del meccanismo di una società asfittica:

“…il martirio porta guanti bianchi, nei capelli 
l’aria dell’inverno, che stupida la gente 
spinge corre senza sguardi, senza piedi.”

un mondo imprigionatore che non permette l’evasione della felicità, del possibile e plausibile raggiungimento di essa o di una delle sue forme mutevoli, costituite da trepidante speranza shakespeariana descritta nel sonetto n° 73:

“In me tu vedi quel periodo dell’anno
 quando nessuna o poche foglie gialle ancor resistono
 su quei rami che fremon contro il freddo,
 nudi archi in rovina ove briosi cantarono gli uccelli.
 In me tu vedi il crepuscolo di un giorno
 che dopo il tramonto svanisce all’occidente
 e a poco a poco viene inghiottito dalla notte buia,
 ombra di quella vita che tutto confina in pace.”

Mentre si procede verso il finale tutto è sovvertito, c’è un nuovo inizio a completare l’andamento naturale delle cose, i flashback che fin qui hanno fatto credere si trattasse della fine, ritornano a moderare un’armonia sentimentale dove si evince il potere misterioso dell’amore:

“…Stordisciti di sapienza… di polmoni vuoti e verità.”

Nota dell’autrice
Rita Pacilio (Benevento 1963) è poeta, scrittrice, collaboratrice editoriale, sociologa, mediatrice familiare, si occupa di poesia, di critica letteraria, di metateatro, di letteratura per l’infanzia e di vocal jazz. Curatrice di lavori antologici, editing, lettura/valutazione testi poetici e brevi saggi, dirige la collana ‘Opera prima’ per La Vita Felice. Sue recenti pubblicazioni di poesia: Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice 2012) trad. francese L’Harmattan, 2016, Quel grido raggrumato (La Vita Felice 2014), Il suono per obbedienza – poesie sul jazz (Marco Saya Edizioni 2015), Prima di andare (La Vita Felice, 2016). Per la narrativa: Non camminare scalzo (Edilet Edilazio Letteraria 2011). La principessa con i baffi (Scuderi Edizioni 2015) è la sua fiaba per bambini.

News

EscaMontage Film Festival a Trevignano Romano

 

Il 12 agosto 2017 presso lo spazio artistico-culturale Vino e Calvino, a cura di Giorgio De Rossi (associazione culturale A Trevignano Romano) nella splendida cittadina ai bordi del lago di Bracciano, si è svolta la serata di premiazione della V edizione di “EscaMontage a corto” nell’ambito del Film Festival Itinerante a cura di Iolanda La Carrubba e Sarah Panatta.

Molti gli illustri ospiti del mondo dell’arte e della cultura che hanno arricchito la serata, che si è aperta con il vernissage della collettiva dei pittori Mario La Carrubba, che con la sua pennellata onirica e polidimensionale compie una “ricerca cromatico-cinetica” che compenetra il dato reale, e Lina Morici, pittrice naif raffinata che trasferisce nella sua pittura nitida, incisiva e nel contempo rapida e morbida, una realtà sognante, visionaria.

Sito web degli artisti: http://www.webalice.i t/linartista/

Ospite speciale Marco Tullio Barboni, sceneggiatore, regista, scrittore, intervistato da Lisa Bernardini, giornalista, fotografa, direttrice del PhotoFestival “Attraverso Le Pieghe del Tempo” partner di EscaMontage.
Un dialogo che ha affascinato il pubblico attraversando frammenti di storia del cinema fino all’esperienza personale di Marco Tullio Barboni, che ha raccontato il suo esordio letterario “…E lo chiamerai destino”, viaggio sorprendente tra conscio, inconscio, visioni, cinema e altre dimensioni del reale e la genesi del suo suggestivo corto proiettato in chiusura della serata, “Il grande forse”, interpretato da Philippe Leroy e Roberto Andreucci, musiche del Maestro Franco Micalizzi (2010).

Sito web ufficiale: http://marcotulliob arboni.com/
http://www.elochiameraidestino .com/

 

Premiati i vincitori della V edizione di EscaMontage a corto, alla presenza dei giurati: Valerio D’Angelo storico dell’arte, Catello Masullo critico cinematografico, Raffaello Sasson regista, Francesca Stajano attrice.
Ai presenti sono state consegnate le pergamene e sono stati proiettati i primi cinque classificati. Un premio speciale è stato assegnato al I corto, “Mokusatsu” di  Nour Gharbi, un’opera d’arte del Maestro Mario La Carrubba. 

I cortometraggi saranno distribuiti previa autorizzazione degli autori, su EscaMontage WebTv e su emittenti televisive (v. bando EscaMontage a corto)

Di seguito la Top30 di EscaMontage a corto 2017 
(a breve le menzioni e i video su EscaMontage WebTV)

1° Nour Gharbi “Mokusatsu”

2° Tania Innamorati “Eve al desnudo”

3° Paolo Budassi “Senza occhi, mani e bocca”

4° Alessandro Haber “Monica”

5° Mauro Nigro “A woman with brain”

6° Marco Marcigliano “Moto di rivoluzione”

7° Fabio Garreffa “Col bene che ti voglio”

8° Carlo Francanzani “Bollicine”

9° Andrea Laudisio “L’abbracciatore”

10° Alessandro Concas “Paper worlds”

11° Leonardo Monetti Lenner “Natantia Lumina”

12° Fabrizio Cavallaro “Placenta”

13° Sebastiano Caceffo “19 Maggio 2012, Mirandola (MO). Ultima Proiezione”

14° Giuliano Cremasco “Contando le formiche”

15° Enzo Recchia e Fabio Romanelli “In fila”

16° Giuseppe Barbato “(E)Migranti”

17° Alessandra Angeli “Asphyxia”

18° Mario Mangiapia “Nameless”

19° Vittoria Citerni Di Siena “Plasma”

20° Serena Di Marco “Goccia”

21° Rocco Alvaro “16,30”

22° Linda Fratini “Spider boy”

23° Rita Giordano “Ajala M”
 (15)

24° Alberto Vianello e Rosanna Reccia “End game”

25° Valentina Tereskova “Superhero discount” (videoclip)

26° Fabio Garreffa “3 squarci nell’iride”

27° Mimmo Argentino e Paola Pisanelli “Vivere il mio tempo”

28° Nicole Zampini “Buon compleanno”

29° Joe Inchincoli “Ciao amore”

30° Alessio Marzilli “_let”

A trasportare il folto pubblico tra cinema e poesia,  alcuni degli autori pubblicati sul III numero dell’EscaMontage Magazine N.0 realizzato in collaborazione con la FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori): Eugenia Serafini, Emiliano Scorzoni, Franco Falasca, Alessandra Carnovale, Irene Sabetta.

L’attrice Francesca Stajano ha dato commossa lettura della poesia Enigmi, del compianto amico e scrittore Massimo Pacetti, a cui è stata dedicata la serata.

Ospite in poesia Marcello Soro.

Tra gli interventi Valerio D’Angelo, storico, critico d’arte e pittore vincitore del concorso di I di copertina dell’EscaMontage Magazine N°0 con l’opera acrilico su tela “Tu as raison, il est vraiment tres vulgaire”, che ha illustrato la genesi compositiva dell’opera in un percorso tra fisica e metafisica dei linguaggi, tra cinema e arte visiva tutta. Valerio D’Angelo sarà presto online su EscaMontage WebTv con una video-rubrica di pillole cinematografiche
Un ringraziamento a Giò’ Di Giorgio direttore editoriale de http://inciucio.it/ 

Music live a cura del cantautore Amedeo Morrone, che ha trascinato il pubblico con l’energia e l’intensità dei suoi brani e di alcune PoesiCanzoni tratte dal primo Cd-Antologia omonimo (presentato ufficialmente presso la FUIS)

Link alla pagina ufficiale: https://escamontage .wordpress.com/category/ poesicanzone/

Un saluto speciale e di sostegno alla Protezione Civile del lago di Bracciano.

– – –

I cortometraggi di EscaMontage a corto 2017 e le nuove video rubriche saranno prossimamente distribuiti sulla Nuova WebTv EscaMontage.

Link al FotoReportage dall’evento

https://escamontage.wordpress.com/2017/05/04/fotoreportage-trevignano-effi/

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Coming Soon:

Dalla fucina EscaMontaEditorial in arrivo il bando per la nuova antologia interattiva che vuole raccogliere sguardi sul contemporaneo e sulla memoria con: poesie, racconti brevi, immagini, saggi, recensioni, articoli, interviste etc. Attraverso un QRcode sarà inoltre possibile accedere a contenuti online di approfondimento ad essa collegati (quali video di repertorio, documentaristici, reportage, interviste, etc., i blog degli autori partecipanti, pagine social).
Per maggiori informazioni inviare una e-mail a: escamontage.escamontage@gmail.com o consultare le pagine social EscaMontage

Prossimi appuntamenti dell’EscaMontage Film Festival Itinerante: 18 e 25 agosto Arena dell’Isola del Cinema di Roma; agosto – settembre Arena Alphaville (Pigneto – Roma). Il Festival si compone di proiezioni di cortometraggi vincitori di EscaMontage a corto 2017, lungometraggi, dibattiti, reading, performance, musica live, presentazioni letterarie, in diverse location. Info su:

https://escamontage.wordpress. com/category/film-festival/

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno arricchito le diverse attività EscaMontage tra gli altri: Biblioteca Aldo Fabrizi di Roma, Diego Abatantuono, Vincenzo Salemme, Silvia Scola, Stefano Fresi, Alessandro Benvenuti, Fulvio Grimaldi, Mariella Anziano, Nicola Acunzo, Silvano Agosti, Aureliano Amadei, Mario Carbone, Davide Demichelis, Giuseppe Bonito, Mauro Casciari, Eleonora Mazzoni, Agostino Raff, Fabio De Luigi, Lisa Bernardini, Ginco Portacci, Iole Chessa Olivares, Emanuele Carioti, Massimo Pacetti, Anita Tiziana Napolitano, Gianni “Marok” Maroccolo, Fabio D’Alessio, Rita Pacilio, Giovanni Cavaliere, Francesco Del Grosso, Roberto Piperno, Lina Morici, Stefano Grossi, Gaetano Di Vaio, Daniele Ferrari, Mario La Carrubba, Marco Onofrio, Davide Cortese, Franco Grattarola, Ilaria Iovine, Giorgio Ginori, Roberto Mariotti, Angela Donatelli, Massimo Lauria, Amedeo Morrone, Dona Amati, Ciro De Caro, Alessandro greyVision, Fiore Leveque, Fabio Traversa, Antonio Natale Rossi, Tiziana Lucattini, Serena Maffìa, Ugo Magnanti, Tomaso Binga, Luigi Sardiello Tiziana Marini, Francesco Spagnoletti, Monica Martinelli, Cinzia Marulli Ramadori,Marco Pagliarin, Valerio Di Gianfelice, Debora La Monaca, Antonella Rizzo, Matteo Mingoli, Alessandro Da Soller, Domenico Sacco, Nicola Macchiarlo, Mauro Morucci, Chiara Mutti, Giuseppe Nibali, Alessandro Salvioli, Mauro Corona, Luigi Corsi, Fernando Della Posta, Patrizia Nizzo, Alcidio, Davide Matera, Marcello Matera, Lucia Pompili, Tommaso Putignano, Daniela Quieti, Iago, Laura Quinzi, Cosimo Ruggieri, Silvana Baroni, Marzia Spinelli, Maurizio Stasi, Angelo Onorato, Patrizia Stefanelli, Fabio Morici, Renato Fiorito, Luca Benassi, Antonella Covatta, Valerio D’Angelo, Valentina Ciurleo, Francesca Farina, Simone Di Conza.

Un ringraziamento ai media partner di EscaMontage tra i quali: Close Up, Il parere dell’ingegnere, Cineclandestino, L’occhio dell’arte

per Informazioni, ordinare copie dal catalogo EscaMontaEditorial e per vostre proposte, inviare una e-mail a: escamontage.escamontage@gma il.com

NEWS

Marco Tullio Barboni all’Isola del Cinema di Roma

31 agosto 2017, spazio Q8

a cura di Lisa Bernardini

Da non perdere il prossimo appuntamento letterario a Roma di  Marco Tullio Barboni: sceneggiatore, regista, scrittore all’esordio letterario con “…E lo chiamerai destino”, un percorso suggestivo tra conscio, inconscio, visioni, cinema e altre dimensioni del reale, Marco Tullio sarà presente ancora una volta nella sua Roma, dove e’ tornato piu’ volte durante l’anno di itineranza italiana della sua opera prima.

Come dice egli stesso, Marco Tullio, “appartiene ad una famiglia di cinematografari”. Lo zio Leonida è stato un magistrale direttore della fotografia ed il padre Enzo prima operatore alla macchina poi direttore della fotografia ed infine regista con lo pseudonimo di E.B. Clucher. Frequentatore di set fin da bambino, molto spesso nelle vesti di comparsa. Come, ad esempio, in occasione delle lavorazioni di “La baia di Napoli”, “Beh Hur”, “Barabba”. Il primo incarico ufficiale arriva come aiutoregista per “Lo chiamavano Trinità”, poi una folta e fortunatissima carriera da sceneggiatore e soggettista anche di prodotti a diffusione internazionale. Diventando anche autore di narrativa e regista di raffinati cortometraggi. Marco Tullio racconta la sua storia, la sua nuova strada da narratore e i nuovi progetti.

Il prossimo 31 Agosto, dalle ore 19.00 alle 20.15, sara’ lo Spazio Q8 dell’Isola del Cinema a vederlo protagonista indiscusso con il suo volume “…e lo chiamerai destino” (Kappa Edizioni).  A curare l’incontro di fine agosto sarà Plinio Perilli, con letture di Nina MaroccoloPadrino per l’occasione, che consiste nel contest “Un libro per il Cinema” che vede anche “…e lo chiamerai destino” tra le opere in concorso, sara’ il grande compositore e direttore d’orchestra Franco Micalizzi, amico da sempre della Famiglia Barboni.

Ingresso libero.

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FotoReportage dall’EscaMontage Film Festival Itinerante

12 agosto 2017 Trevignano Romano

 

Fotoreportage dall’evento dell’EscaMontage Film Festival Itinerante a cura di Iolanda La Carrubba e Sarah Panatta, tenutosi presso lo spazio artistico-culturale “Vino e Calvino”, associazione culturale A Trevignano Romano a cura di Giorgio De Rossi. Vernissage degli artisti Mario La Carrubba e Lina Morici
Un ringraziamento ai fotografi che hanno costruito il fotoreportage e a tutti coloro che hanno partecipato. Tra i quali Marco Tullio Barboni, Lisa Bernardini, Gio’ Di Giorgio, Catello Masullo, Francesca Stajano, Raffaello Sasson, Amedeo Morrone, Eugenia Serafini, Franco Falasca, Irene Sabetta, Alessandra Carnovale, Emiliano Scorzoni, Marcello Soro, Monia Guredda, gli autori e i cast dei cortometraggi di EscaMontage a corto 2017, tra i quali il vincitore Nour Gharbi.

Link alla news
https://escamontage.wordpress.com/2017/05/04/news-12/

 

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NEWS

PhotoFestival “Attraverso le pieghe del tempo” VII Edizione

Rassegna itinerante di incontri tra sociale, cultura e spettacolo

a cura di Lisa Bernardini

 

 

LOCANDINA 1 SETTEMBRE 2017 copia (Small)Nella giornata di venerdi’ primo settembre avrà luogo, dopo quella del 7 luglio, un’altra tappa ad Anzio della VII Edizione del Photofestival “Attraverso le pieghe del tempo”, nota rassegna culturale nazionale sull’Immagine contemporanea, che da un paio d’anni ha cambiato abiti ed è diventa itinerante. La manifestazione è ideata e curata dall’Associazione culturale “Occhio dell’Arte”, ed ha inaugurato lo scorso 22 maggio a Roma i battenti per l’anno in corso, assegnando a Palazzo Firenze il Premio “La Leonessa” ad Anita Garibaldi ed annunciando i contenuti del gemellaggio 2017 con ..incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo.

L’evento del primo settembre, presentato da Anthony Peth,  sara’ ospitato durante una cena spettacolo  nel locale dell’imprenditore Mauro Boccuccia, sito in Anzio in   Via Nettunense km 31.500 angolo Via Giove 1, che organizzerà nel dettaglio la serata. Sarà oltremodo un’occasione per ospitare  la  Cooperativa Sociale La Coccinella, che in zona accoglie e si prende cura di minori e ragazzi provenienti da situazioni di grave disagio sociale. Il Photofestival ha scelto in piu’ occasioni   di sostenere questa realta’, che  si presentera’ il primo sera al pubblico, raccogliera’ offerte libere ed esporra’ per la vendita graziosi  oggetti artigianali di propria realizzazione.

L’unica mostra fotografica presente nel territorio anziate appartenente al circuito Photofestival 2017 si inaugurerà il giorno 29 Agosto, alle ore 18.00 a Villa Corsini Sarsina, con il Patrocinio della Citta’: GEOMETRIE URBANE, di Massimilano Bartesaghi. Berlino, New York, Parigi, Roma e Tokyo: sono queste le città che originano le geometrie urbane viste dallo sguardo di Massimiliano Bartesaghi e che faranno parte della mostra omonima,  appunto, che si chiudera’ il 5 settembre. Ingresso libero.

Nella suggestiva cornice esterna del locale di Mauro Boccuccia, a conclusione di un programma intenso di attività estive dell’Occhio dell’Arte, si svolgerà pertanto la serata di fine estate  dedicata interamente al fulcro della VII  edizione del Photofestival , che vedrà arrivare ad Anzio come protagonisti  personaggi illustri del mondo della fotografia, della musica, dello spettacolo e del giornalismo italiano.

 “Occasioni di rilievo – dichiara convinta il direttore artistico Lisa Bernardini – che proiettano una Associazione locale come l’Occhio dell’Arte in una realta’ culturale a largo spettro e dai confini geografici di fatto travalicati in senso internazionale e  con notevole risvolto mediatico,  a dimostrazione soprattutto di come cultura,arte, spettacolo e sociale possano convivere, rivalutando le pieghe del tempo. Il Photofestival vuole essere  testimonianza, soprattutto, di come la passione individuale e la ferrea volontà di tante persone  possano trasformarsi in momenti di pubblico interesse, accendendo le luci su un territorio e le sue tante risorse”.

Giornalismo come Impegno Civile, in collaborazione con la testata “Il Granchio”, verrà assegnato al fotoreporterFrancesco Barilaro; Premio Creatività a Verteramo; Fotogiornalismo d’Autore a Marcello Carrozzo; Premio della Critica al Prof. Antonio Enrico Maria Giordano. Tutti nomi che verranno presentati al pubblico  con filmati e documentazioni visive e/o intervistati dal vivo. 

Premi Speciali Cultura a Maria Laura Annibali (attuale presidente del Di’Gay Project, è nota attivista, documentarista e film maker; testimonial della legge sulle unioni civili; il suo operato, insieme a quello del movimento, è stato fondamentale per l’approvazione della legge Cirinnà) ed Edda Billi (poeta raffinata, una delle principali protagoniste del lesbofemminismo; è Presidente onorario dell’AFFI, l’Associazione Federativa Femminista Internazionale che unisce circa sessanta associazioni tra cui “Telefono Rosa” e “Il paese delle Donne”; fondatrice della Casa Internazionale delle Donne di Roma, storica femminista, nonchè fautrice negli anni ‘70 del celebre collettivo di Via Pompeo Magno).

Premi Speciali alla carriera ad  Anthony Pasquale da ICN Radio New York, al Prof. Francesco Petrino Presidente S.N.A.R.P., alla Presidente AISL_O Maria Grazia De Angelis: tre professionisti che nei loro campi di afferenza hanno raggiunto i massimi livelli per competenze e risultati.

Ospiti musicali ad allietare gli astanti saranno a turno Massimo Di Muro, Deborah Xhako, i Getting Louder

Premio Musica ed. 2017, infine,  ad un nome che non ha bisogno di molte presentazioni: il M° Stelvio Cipriani, per una carriera internazionale vissuta ai massimi livelli, che ha contribuito a portare in alto il nome del nostro Paese nel mondo. 

Tanti i nomi di prestigio  presenti anche tra il pubblico che si è già prenotato a questa grande serata, per lo piu’ ad invito.

Il PhotoFestival “Attraverso le pieghe del tempo” ha fra i suoi scopi quelli di promuovere eventi sociali e culturali  connessi tra loro, ed e’ nato nel 2011, prefigurandosi oramai come principale manifestazione di riferimento dell’Associazione stessa. Nelle sue diverse edizioni, esso e’ stato patrocinato in primis dal Comune di Nettuno (Roma), ma pure da numerose altre istituzioni pubbliche e private, provenienti anche da altre regioni (come nel caso del Comune di Milano o di quello di Modena nell’edizione 2012). La rassegna dalla nascita e per i suoi primi quattro anni si e’ svolta esclusivamente nella cornice del cinquecentesco Forte Sangallo a Nettuno. L’edizione 2015, invece, ha visto spostare  ad Anzio il fulcro principale della kermesse, e completare il programma con tappe itineranti durante l’anno solare.

Rimane conservata la sostanza dei suoi componenti: prevedere diverse occasioni di incontro e di confronto fra Arte, Cultura e Musica, in un programma che coinvolge anche nomi noti dello spettacolo e della comunicazione non dimenticando la Solidarieta’.

Riconfermati gemellaggi importanti e vecchie amicizie (oltre ad incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterrraneo e a  FotoArte in Puglia,   l’EscaMontage Film Festival itinerante– lo Spoleto Festival Art); nate anche nuove collaborazioni (il Premio Musa d’Argento in Sicilia ideato e diretto da Lucia Aparo), per una kermesse italiana che si prefigura in continua evoluzione, sia spaziale che temporale, alla ricerca di una dimensione cosmopolita e contemporanea sempre piu’ contaminata nei linguaggi e negli abiti via via adottati.

Uno specchio multiriflettente……”Attraverso le Pieghe del Tempo”.

Dopo il Primo Settembre, in preparazione la tappa inmediatamente successiva, quella di Spoleto,  dal 22 al 25 Settembre.

Le Sculture Premio costitutive di “Attraverso le pieghe del Tempo” ed. 2017 sono a firma del Maestro Valerio Capoccia.

Alcuni omaggi speciali distribuiti in serata saranno firmati dal fotografo Euro Rotelli,  conosciutissimo nel collezionismo d’Autore, che ha donato all’Occhio dell’Arte per quest’anno una immagine  d’Autore 24×30 cm serializzata a dieci stampe e  tratta da una sua serie work in progress “bamboo” (Inkjet print, carta moab 300g 100% cotone).

Principali MEDIA PARTNER cartacei ed on line : IMAGE IN PROGRESS, AGENZA ITALIA INFORMA,  L’ECO DEL LITORALE,   IL GRANCHIO,  i podcast di Discorsi Fotografici – Bumbi Media Press – La Voce del Nisseno – Annuario del Cinema Italiano – Radio Omega Sound – ICN Radio NY- GP Magazine

I principali  collaboratori  ed. 2017:  PASTA PRIMO di MOLINO FALCO srl – MOTORSTYLE – LUISA LUBRANO ATELIER – AISL_O – FOTODIGITAL DISCOUNT ANZIO – – CONCERTI DEL TEMPIETTO – AGRIZETA PIANTE DI ANZIO – M.T.M. EVENTS –  RISTORANTE MAURO BOCCUCCIA – F.LLI ROSATI s.n.c. di Rosati Nazzareno & C. – HOTEL LIDO GARDA  – HOTEL L’APPRODO –  TUTTO TONDO VIAGGI di Mara Spada – 

Ringraziamenti speciali  a: Giovanni Falco, Maestro Fabbro Mario Righini, Daria Collovini, Simonetta Bumbi, Anthony Peth, Marco Bersaglini,  Massimo Meschino (Responsabile Lazio e Molise per la kermesse nazionale  “Una ragazza per il cinema”).

Tutti i protagonisti della kermesse “Attraverso le pieghe del tempo” nel dettaglio, cosi’ come l’intero programma di ogni tappa prevista quest’anno, si possono conoscere  consultando i siti ufficiali www.occhiodellarte.org e www.attraversolepieghedeltempo.it  

Fotografo ufficiale: Marco Bonanni

News

Pippo Mezzapesa inizia le riprese de Il bene mio

Sul set Sergio Rubini, una produzione Altre Storie con Rai Cinema

 

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Il film in cui la realtà inciampa nella magia, una produzione Altre Storie con Rai Cinema, prodotto da Cesare Fragnelli, avrà come protagonista Sergio Rubini, diretto da Pippo Mezzapesa, che ha scritto la sceneggiatura insieme ad Antonella Gaeta e Massimiliano De Angelis.

Pippo Mezzapesa, regista

Primo ciak per il nuovo film di Pippo MezzapesaIL BENE MIO, ambientato in un paese fantasma: Provvidenza. Le riprese dureranno sei settimane, delle quali quattro girate in Puglia in luoghi incantati tra Gravina in Puglia e Poggiorsini. Nelle due settimane successive la produzione si sposterà in Campania, in particolare nel borgo storico di Apice.

Accanto a Sergio Rubini, tra gli attori troviamo Sonya Mellah, Teresa SaponangeloDino Abbrescia, Francesco De Vito, Michele Sinisi. La fotografia è affidata a Giorgio Giannoccaro, la scenografia a Michele Modafferi e i costumi a Sara Fanelli.

Provvidenza da dieci anni, da quando ha conosciuto la devastazione del terremoto, è un paese fantasma. Elia (Sergio Rubini) è rimasto l’ultimo ad occupare quelle case senza anima. Si è sempre rifiutato, infatti, di trasferirsi nel ‘paese nuovo’, fatto di casermoni di cemento costruiti ai piedi della collina, dove tutti gli altri sono stipati. Elia vive in una delle poche case rimaste in piedi e, nel corso degli anni, è diventato custode della memoria di quel borgo. Per l’illusione di poter riportare la vita tra quelle pietre morte, per l’incapacità di liberarsi dal ricordo di sua moglie Maria che proprio tra quelle pietre ha perso la vita. Una scelta, la sua, non condivisa dagli abitanti del paese di sotto che vorrebbero portarlo giù e, finalmente, spegnere l’ultima luce accesa di quel che un tempo era Provvidenza. Il ricordo di Maria e il suo compito di custode della memoria di una comunità perduta tornano a far sentire la loro forza ed Elia si troverà di fronte a una scelta.

Il regista, Pippo Mezzapesa, dichiara: “Torno al lungometraggio con una storia che mi appartiene profondamente, racconta di una comunità perduta, dissolta con un terremoto, e di un uomo che si ostina a difenderne la memoria. La sua è una voce fuori dal coro, appartiene a un personaggio che resiste, visionario e lucido, allo stesso tempo. E’ un film in cui la realtà inciampa nella magia, fatto di pietre abbandonate e incontri, rivelazioni e scontri, paradosso e sogno”.

Il produttore, Cesare Fragnelli, aggiunge: “Il film di Mezzapesa è un film da farsi, per la sua forma diversa, poetica, saggia, commovente. È meraviglioso l’insieme di amore, solitudine e felicità che dona. Un film difficile da produrre, per la sua ambientazione, per le sue molteplici esigenze produttive. Film di qualità come IL BENE MIO oggi possono essere realizzati solo con il sostegno di Rai Cinema, del MiBact – Direzione Generale per il Cinema e di Regioni audaci come la Puglia. A questi ultimi va un mio ringraziamento particolare e all’Apulia Film Commission per il suo supporto”.

Pippo Mezzapesa è già regista di numerosi film brevi, documentari e di un lungometraggio. Fra i suoi lavori: Zinanà (vincitore del David di Donatello), Come a Cassano (menzione speciale Nastro d’Argento), L’Altra Metà (Globo d’Oro), Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate (presentato alla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia – SIC), Pinuccio Lovero – Yes I can (presentato al Festival Internazionale del Film di Roma – Prospettiva Italia) e Settanta (vincitore del Nastro d’Argento), Il paese delle spose infelici (in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma).

Altre Storie è una società di produzione e distribuzione nata dall’esperienza produttiva e distributiva cinematografica del suo socio fondatore e amministratore unico: Cesare Fragnelli.  Il cuore di tutti i progetti Altre Storie è nella parola ‘storie’. Nel 2014 la società ha iniziato con la costruzione di una factory di giovani autori con cui percorrere un cammino condiviso e fondato sull’importanza della narrazione. Scommettere e sostenere i grandi “autori del domani” è la sua mission. Tutto questo perché in Altre Storie esiste una certezza: “c’è sempre una Nouvelle Vague da scoprire…”. 

 

Recensione

Il profondo (amaro) amore nei “Percorsi” di Cinzia Marulli

di Iolanda La Carrubba

 

percorsi-330053L’occasione è quella dell’incontro in questo prezioso libro fatto di Percorsi, dove il protagonista è lo scorrere del tempo. Passa il tempo per le strade poetiche di Cinzia Marulli, giunge il ritorno mentre si “…sparge la clorofilla della follia…” al ritmo di “…360 battiti scanditi su un foglio bianco…” ed arriva il momento dell’attesa. Così allo scandire di nuove pause calme, s’avvicendano floride e sofferte le ore del lavoro, provate, affaticate dalle loro stesse parole, gravide di vita.

E’ attraverso i miti, le leggende, le fiabe che si svela l’archetipo dell’Eroe, l’autenticità del suo vagabondare alla ricerca sempre più estrema, della propria identità in “…quella sospensione concreta del cosmo…”e Cinzia Marulli accompagna il lettore nel suo più intimo dedalo, disegnando Percorsi con perizia riflettendo sul significato delle singole parole, riuscendo con il suo stilema forte a volte solipsistico, a fare e vivere Poesia. La potenza della sua espressione poetica, si staglia contro il velo oscuro dell’indifferenza, riaffermando nell’inconscio collettivo junghiano, la propria testimonianza con la volontà indomita di scuotere gli animi ed affrontare coraggiosamente il proprio malessere.

“Conoscere la propria oscurità è il metodo migliore per affrontare le tenebre degli altri.”  (Carl Gustav Jung)

Qui vi è racchiuso il profondo amaro amore per la vita tutta, le sue eclissi oscure e dolorose, le memorie tragiche, le amicizie che oscillano danzanti al sussurro introspettivo della calda fiamma, fuoco materno, che illumina il tortuoso sentiero. E come impeto funesto s’innalza il dolore sacrilego che tutto paralizza e si arrende tacito ma pur sempre riflessivo, agli orrori prodotti dall’umanità,  c’è morte una morte devastatrice, incattivita e violenta che porta il nome della guerra, c’è tormento e sacrificio nell’intimità femminea seviziata.

Cinzia senza alcun preavviso lancia un grido muto e penetrante, profanando il suo stesso poetare, furiosamente con la forza e l’audacia della speranza, elargendo con fervore un breve ma intenso racconto. Amine è prosa, è denuncia, è voglia di mutare l’orrido in serenità utopica.

Tra le turbolenze del saper vedere, si anima un tormento indomabile ma al contempo cauto e ponderato facendo sovvenire alla mente le parole di Virginia Woolf:

“Perché una volta che il male di leggere si è impadronito dell’organismo, lo indebolisce tanto da farne facile preda dall’altro flagello, che si annida nel calamaio e supera la penna.”

Non sono percorsi facili quelli suggeriti da Cinzia Marulli, ma è un’andare “… su questa terra tonda…” con l’eroismo di solcare sulla propria pelle, il viaggio di un’intera vita, immaginandone la fine come un nuovo percorso da intraprendere:

“Voglio scrivere della mia morte ora
ora che sono in vita
perché non la conosco
e posso dire tutto quello che mi pare

così nessuno mi potrà dare della bugiarda.”

E’ un libro questo da divorare nelle ore più amare del giorno ed è da amare in quegl’impercettibili attimi di realtà dove la patologia dell’età che avanza, inevitabilmente s’appella allo sguardo incredulo dello specchio che tuttavia rimane incantato agli occhi del cuore ancora fanciullo, che vaga alla ricerca costante dell’incontro.

“Non è nel profumo dei gelsi
e nel quieto mistero del lago
che ci incontreremo
ma tra i ghiacci del nord
nella dimensione sconosciuta dell’oltre
lì, dove il tempo non esiste
e la materia è puro pensiero.”

Recensione

Itinerari intimi nella poesia di Serena Maffia

di Iolanda La Carrubba

 

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E’ immediato l’impatto emozionale elargito generosamente all’interno della pregevole silloge Roma mi somiglia (ed. Passigli) di Serena Maffia, è un itinerario intimo, complesso, organico, voluttuoso e attuale, costruito con efficaci parole che compongono e completano uno stile elegante, profondamente riflessivo nella sua compostezza linguistica.

Appare nitido il volere poetico che si presenzia confidente e audace, completandosi nell’esperienza sensoriale attraverso quel rimando colto, proprio della poetessa, a metafore acute e mai ridondanti, colme di un’efficacia visiva e visionaria. Sapienti si dispongono diversi orizzonti sul piano cartesiano, prono al potere immaginifico delle parole raffinate, la cui totale composizione trasporta il lettore in un opera pittorica dai rimandi metafisici:

“…capitale sparita, gente impazzita/borgo che nutre, che fa leone o drago/Roma alla sera profuma di Roma”.

Qui vi è racchiusa una struttura potente, alchemica che sconvolge l’ordine naturale delle cose quasi a voler far predominare i sensi sulla ragione, una passione femminea ardente, conturbante che sa nutrire e nutrirsi di attese e rinvii, forse soffrendo l’assenza:

“e se fossi l’acqua?/ che inghiotte la pietra e intorno acqua / che tutto inghiotte senza ingoiare”.

Persuasivo è il viaggio intrapreso oltre l’altro, tra gli altri, nell’ arte tra gli altari e i rituali degl’intimi momenti che mutano la notte in giorno, cambiando il volto di lei che vede Roma Serena, come il suo nome semplice che aspetta di accompagnarsi all’andare e il venire del tempo.

Ed è in questa attesa che la poesia di Serena Maffia si completa, percorrendo, attraversando e solcando l’andamento metrico dei classici fino ad approdare, superando le controversie del mondo fisico quotidiano, alla poesia erotica.

Viaggio dunque di sensi, desiderosi d’estasi e di assaggiare il volto segreto delle emozioni, delle reminiscenze immaginate e tangibili tratte dalle suggestioni di lei che poeticamente va nel suo Se di bambina, fino a raggiungere il suo oggi di donna:

“Firenze di me ha i capelli bagnati /occhi allungati e gelato in mano / tornata ragazzina”

Colta, vigorosa, amante della passione fatta di carne e penna,  passa ed oltrepassa se stessa raggiungendo l’origine materica del dato oggettivo, che si immerge nel subinconscio poetante di Serena, fatto di un insieme di elementi accattivanti, provocatori e vertiginosamente eroici:

“e giù per il viottolo segreto/intorno al Teatro Marcello / su per il ghetto liberato / anche dai turisti, in un sogno desiderato”.

Forte è l’esperienza materna spesso presente, altre volte più latente quasi fosse una protezione cosciente ricercata e ritrovata all’improvviso, mentre passeggia o mangia un gelato e la vede tra le bellezze del suo andare, nei gesti di una vita prosperosa:

“Napoli che bella donna/e tiene per mano i bambini / e lattanti appesi ai seni / come l’albero della cuccagna”

E’ sorprendente come si lascia anche cullare da una malinconia abbandonica, proveniente da un mondo fenomenico solipsistico, a volte illusorio che discende nelle viscere del mare interiore, dove lei si troverà armata di penna, a lottare contro il kraken dei ricordi:

“ti scorgo nel bordo concavo/della tazza adombrata/prigioniera del giorno e/di una scodella di latte”.

Passeggia riflessiva nei vicoli di un dove totale, prevalentemente composto delle tappe di un’intera vita, qui si tinge di mestizia il tracciato, valicato con cautela e ponderato fino all’atto finale:

“Assisi ti spoglia del nero / e ti veste d’aria/ti spinge per strada / su fino al sepolcro.”

Provocatoria indaga se stessa senza trascurare nulla e si fa portatrice di sfide giocose, conducendo anche il lettore verso l’analisi del suo esistere, condividendolo senza censure:

“guardami ora che ti mangio vivo/guardami è solo un gioco/che mi diverte, rido/ nel farti sentire in balia/ del mio umore lunatico.”

Mentre l’andamento poetico delinea musicale il pensiero e il suo pensare, si raggiunge una meta onirica:

“Palermo è l’impronta del mondo/sulla strada calda / serenità d’edera riflessa / calice d’ambrosia”.

Qui avviene una circumnavigazione avventurosa che riporterà Serena Maffia a somigliare all’amor per Roma:

“Roma mi somiglia, è una ragazza stanca / seduta sulla sponda della Tiberina / a sgambettare al tempo”.

 

NEWS

Libri. Ernesto il randagio, di Gerardo Rossomando

 

Risultati immagini per ernesto il randagioCome scrive l’autore è “racconto è dedicato a tutti coloro, animali o persone, che ad un certo punto della loro vita si sentono abbandonati, sentono venir meno le loro sicurezze, i loro punti di riferimento.
A volte può capitare che anche il nostro stesso Io vacilla e a quel punto nascono dal nulla milioni di domande alle quali non sempre sappiamo rispondere.
Ma Ernesto si! Ernesto ce l’ha fatta, lui è riuscito a rispondere a tutte le domande e a conquistarsi il super premio finale: la consapevolezza di se stesso”.

Un libro che denuncia comportamenti sociali distruttivi e insieme incita alla speranza, all’umanità, alla condivisione.

https://www.facebook.com/ernestoilrandagio/

Per acquistare copie
https://www.amazon.it/Ernesto-il-randagio-Gerardo-Rossomando-ebook/dp/B06Y1WKQS3/ref=sr_1_1/258-1873962-9850618?ie=UTF8&qid=1502118078&sr=8-1&keywords=ernesto+il+randagio

PoesiCanzone

 

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IL PROGETTO


Il progetto PoesiCanzone è nato da un’idea di Iolanda La Carrubba (poeta e filmmaker) e Amedeo Morrone (cantautore), ed è stato presentata all’interno della rassegna culturale San Lorenzo in Piazza 2011 patrocinato da Roma Capitale ed Estate Romana 2011, alla presenza del consigliere comunale Alfredo Spositi.  

PoesiCanzone è un’opera di trasposizione letteraria, in cui le poesie di poeti nazionali e internazionali sono state tradotte in vere e proprie canzoni in un’operazione corale nel quale i poeti hanno espresso con il loro prestigioso lavoro la sensibilità su diverse tematiche che insieme all’original sound pop-rock melodico del cantautore Amedeo Morrone, viaggiano attraverso un linguaggio sinestetico.  

Il progetto completo ancora in forma embrionale è stato ospite il 25 novembre 2015 durante l’evento a cura di Lisa Bernardini “Storie di donne” che ha visto come protagonisti, pittori, poeti, fotografi, attori, registi e notori nomi della moda. Mentre la prima presentazione del progetto si è tenuta il 21 marzo presso lo Studiolo di Eugenia Serafini (Roma) e in seguito all’interno dell’importante rassegna culturale dell’Isola del Cinema di Roma a cura di Giorgio Ginori.

 

IL CD-ANTOLOGIA

La prima edizione del Cd-Antologia “PoesiCanzoni”, ed. EscaMontage 2017, è stata introdotta dall’illustre prefazione del musicologo, compositore ed antropologo Alexian Santino Spinelli (musicista virtuoso della fisarmonica, docente universitario di Lingua e cultura romaní, presidente nazionale della federazione FederArteRom) che sulle PoesiCanzoni afferma “… Stabiliscono un contatto immediato con l’ascoltatore a cui si parla al cuore …”.

Il primo Cd-Antologia è stato presentato ufficialmente presso la sede FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori) di Roma.

 

INFO

Per informazioni, ordinare copie e organizzare presentazioni inviare una e-mail a escamontage.escamontage@gmail.com