Vanoni & Planetarium

di Valerio d’Angelo

La raccolta “Canzoni da films” del 1976, realizzata dalla Ariston quando Ornella Vanoni aveva già lasciato l’etichetta discografica per fondarne una propria, la “Vanilla”, nel 1973, ha il pregio di riunire una serie di brani inseriti all’interno di colonne sonore di film italiani ed esteri oppure realizzati aggiungendo un testo a temi originariamente strumentali.
Ornella Vanoni non era nuova a quest’operazione, basti pensare alla celeberrima “Senza fine” inserita all’interno del film “Il volo della fenice” per il quale venne anche realizzata una versione cantata in lingua inglese appositamente pensata per il mercato internazionale della pellicola e uscita su un raro singolo negli Stati Uniti come “The Phoenix love theme”.
L’lp, realizzato per la linea economica “Oxford” riunisce titoli come “Quei giorni insieme a te”, bellissimo brano appositamente composto per “Non si sevizia un paperino” di Lucio Fulci, del 1972, per la musica di Ritz Ortolani, altri titoli già editi come “Domani è un altro giorno” del 1971, inserita l’anno dopo ne “La prima notte di quiete” di Zurlini o la celeberrima “L’appuntamento” del 1970 recuperata nel 1973 per il film “Tony Arzenta” un “polizziottesco” di Duccio Tessari con Alain Delon.
Completano l’lp una serie di brani composti su musiche già pubblicate all’interno di colonne sonore.
Si va dall’ennesima versione di “Parla più piano” da “Il padrino”, musica di Nino Rota, un tema composto originariamente nel 1958 per il film “Fortunella” sceneggiato da Federico Fellini e diretto da Eduardo De Filippo e “riciclato” nel 1972 per la pellicola di F.F.Coppola, a “Un uomo, una donna” per il film omonimo di Lelouch del 1966, musica di Francis Lai, passando per “Anonimo veneziano” musiche di Stelvio Cipriani per il film del 1970 esordio alla regia di Enrico Maria Salerno a “Non so più come amarlo” versione italiana di “I Don’t Know How To Love Him” da “Jesus Christ Superstar” fino ad una curiosa versione cantata del tema strumentale, di Christopher Komeda, utilizzato per i titoli di testa di “Rosemary’s baby” capolavoro di Roman Polansky del 1968, intitolato “Ninna nanna di Rosemary”, già pubblicato su singolo a 45 giri sempre nel 1968.
La raccolta si conclude con “La canzone di Leonardo”.
Nonostante l’lp del 1976 fornisca chiaramente i dati a riguardo del brano, si legge sul retro “dal film Vita di Leonardo da Vinci” per molti anni si è creduto si trattasse di un inedito, non pubblicato su supporto discografico, tirato fuori da un cassetto per essere proposto per la prima volta all’interno di questo LP
“La vita di Leonardo da Vinci” è un celeberrimo sceneggiato del 1971, scritto e diretto da Renato Castellani ed interpretato, nel ruolo principale, da Philippe Leroy, tratto dalla “Vita” leonardesca di Giorgio Vasari.
Girato a colori e trasmesso in cinque puntate dal 24 ottobre al 21 novembre del 1971, venne riedito nel 1977 quando i televisiori a colori iniziarono a diffondersi in Italia, di pari passo alle prime trasmissioni televisive col nuovo sistema Pal-Color, potendo così apprezzare in pieno la versione originale del film.
Il brano che chiudeva ogni puntata e sul quale scorrevano i titoli di coda era questa “Canzone di Leonardo”.
Ha la prarticolarità di aver messo in musica uno dei più celebri aforismi di Leonardo da Vinci “Movesi l’amante per la cosa amata come il suggietto con la forma, come il senso col sensibile, e con seco s’uniscie e fassi una cosa medesima… Quando l’amante è giunto all’amato, lì si riposa. Quando il peso è posato, lì si riposa. La cosa cognosciuta col nostro intelletto. ”
Per la parte musicale l’autore è Roman Vlad.
Vlad, di origini rumene ma naturalizzato italiano, allievo di Alfredo Casella fu compositore e musicologo. Collaborò con la Rai nella stagione televisiva 1965/’66 per una serie di trasmissioni di musicologia, programma che non aveva un titolo specifico ma di volta in volta era l’argomento trattato a fornire il titolo di ogni puntata, fu direttore della rivista “Nuova rivista musicale italiana”, autore di un celebre saggio su Stravinsky, per Einaudi nel 1958, direttore del Teatro Comunale di Firenze e dell’Orchestra sinfonica della Rai di Torino, direttore artistico del Teatro alla Scala e sovraintendente all’Opera di Roma.
Gli impegni istituzionali e didattici andarono di pari passo con la carriera concertistica e di compositore, anche per il cinema collaborando con Luciano Emmer e René Clair.
Per lo sceneggiato di Castellani realizzò l’intera sonorizzazione.
Contemporaneamente alla messa in onda la Ariston pubblicò la relativa colonna sonora in formato lp (Ariston Records AR.LP. 12069) e il pezzo per la voce di Ornella Vanoni è la traccia di apertura.
A causa della rarità dell’lp di Roman Vlad, col passare degli anni si perse la memoria di questa prima pubblicazione, facendo credere che “La Canzone di Leonardo” uscisse su supporto discografico per la prima volta all’interno della raccolta della Vanoni.
Ma non è tutto.
Recentemente è emerso un curioso disco a 45giri (Ariston Records Isr.0025) che ha inserito nella facciata A proprio questo brano.
In copertina non una foto dell’interprete ma il celeberrimo autoritratto a sanguigna di Leonardo conservato presso la Biblioteca Reale di Torino.
Il disco, solitamente non compreso nelle discografie pubblicate di Ornella Vanoni, potrebbe essere stato realizzato per il mercato estero.
Il numero di catalogo, unico ed esclusivo per questo supporto, ha il suffisso ISR, mai più utilizzato, che potrebbe far pensare ad una realizzazione per il mercato israeliano, dove già alcuni dischi della cantante vennero pubblicati nel corso degli anni.
Però il timbro SIAE, la scritta a chiare lettere “Made in Italy” e altri riferimenti portano a credere ad una realizzazione italiana del supporto.
Non è noto se il disco venne realizzato in Italia per essere esportato, magari in occasione della trasmissione in Israele dello sceneggiato tv.
Anche la data di pubblicazione, maggio 1973, non riesce a chiarire le incongruenze di una pubblicazione discografica che non ebbe la minima promozione e il minimo riscontro di vendite.
Per rendere ancora più raro e ricercato questo singolo bisogna però andare a vedere cos’è che venne inserito nella facciata B.
Non un pezzo della Vanoni, ma un inedito assoluto dei “Planetarium” intitolato “Quazar”.
Anch’essi sotto contratto con la Ariston, i “Planetarium” pubblicarono un rarissimo lp totalmente strumentale, “Infinity” per la sotto-etichetta “Victory” (una linea della casa madre dedicata ai progetti “d’avanguardia”) nel 1971.
Provenienti dalla zona di Alessandria, per molti anni i componenti del gruppo rimasero ignoti fino al 2010.
Era in uso all’epoca tentare di lanciare gruppi italiani come esteri mantenendo il riserbo sui nomi dei musicisti coinvolti nel progetto.
Mancando alcuna promozione del disco fu, purtroppo, un ovvio insuccesso commerciale, nonostante l’ottima proposta di un soft-prog da colonna sonora, in una chiave visionaria e “cinematografica”. Non risulta però l’utilizzazione di queste musiche a commento di immagini.
I “Planetarium” erano Alfredo Ferrari (l’unico di cui compare il nome sull’etichetta del disco come autore di tutti i brani), Franco Sorrenti, Mirko Mazza, Pietro Repetto e Giampaolo Pesce.
Da segnalare anche la bella copertina “surreal-metafisica” con un manichino (da de Chirico) col volto coperto da un drappo (da “Les Amantes” di Magritte).

Probabilmente chi decise di realizzare il 45 giri con il pezzo, già di suo “raro”, di Ornella Vanoni, non sapendo cosa inserire sul retro, si trovò per le mani questo pezzo dei “Planetarium” rimasto fuori dall’lp e che vide la luce per la prima volta su questo supporto, per poi essere nuovamente dimenticato in quanto non compreso nella ristampa in digitale dell’lp “Infinity” uscita nel 1990.
Collezionisticamente si tratta di un disco rarissimo dove, oltre alla presenza di uno dei brani meno noti della cantante milanese si affianca un inedito assoluto, ascoltabile unicamente su questo vinile, di un gruppo di culto della musica progressive italiana.
Ignote le motivazioni della sua realizzazione. Non venne minimamente promosso dalla casa discografica e passò totalmente sotto silenzio sulle riviste specializzate del settore pubblicate all’epoca.
Riscoperto da chi scrive anni fa con la sorpresa di trovare l’inedito assoluto del gruppo sul retro del disco, venne pubblicato una prima volta sul sito http://www.italianprog.it nella scheda relativa ai “Planetarium”. La scansione della copia recuperata è stata poi copiata e ripubblicata su altri siti internet ed è l’unica immagine che gira in rete di questo disco.